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Robbie Williams, la poker room e la tempesta nel solito bicchier d'acqua

Robbie Williams, sotto accusa per la sua poker roomIl poker online è ormai diventato un fenomeno globale, e così in questo campo non esitano a lanciarsi anche personaggi che apparentemente sono piuttosto lontani dal Texas Hold'em: l'ultimo in ordine di tempo è Robbie Williams, ritrovatosi al centro di un vero e proprio tiro incrociato in Gran Bretagna per aver inaugurato una sua poker room.

A puntare per prima il dito contro la popstar ci ha pensato Tessa Munt, parlamentare liberal democratica che si è addirittura detta indignata per questa iniziativa. Secondo questa linea di pensiero, visto che i fan di Robbie sono molto giovani e dato il suo passato che lo ha visto dipendente da sostanze, l'ex Take That non avrebbe dovuto – è il caso di dirlo – azzardare tanto.

Sulla poker room in questione in realtà non si gioca neppure a soldi veri, e si vincono premi come biglietti per concerti o incontri col proprio beniamino: detta così in effetti l'iniziativa non suona esattamente come il Male assoluto, specie in un Paese dove avendo abbastanza tempo da perdere si potrebbe probabilmente trovare qualcuno disposto a bancarci il numero esatto di fiocchi di neve caduti su Roma...

Chi scrive forse non può essere considerato del tutto imparziale in questo giudizio, ma se la dipendenza dal gioco è cosa seria, non è con la demonizzazione generalizzata e qualunquista che si può pensare di arginarla.

Non a caso, gli addetti ai lavori quando hanno a che fare con dei principianti insistono fino alla nausea su concetti come bankroll, lungo periodo, studio e costanza: è infatti nella modalità di utilizzo e non nel mezzo in sé che spesso si demarca la differenza fra un uso ed un abuso, fra una legittima scelta ed un problema.

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Le venti bottiglie di vino che riposano nella mia cantinetta non fanno di me un alcolista, a meno che non abbia intenzione di conoscerne il fondo in una settimana: nonostante sia un grande appassionato dell'opera di Charles Bukowski, questa tentazione non mi ha ancora sorpreso, né nel cuore della notte né in un qualsiasi pomeriggio autunnale.

Analogamente, nel mio lettore mp3 probabilmente sono inclusi una serie di artisti che in fatto di sostanze stupefacenti si sono fatti mancare davvero poco, eppure dalle mie labbra non è mai penzolata neppure una sigaretta.

Forse i giovani sono meno lobotomizzati di quanto si dica in giro, o forse come spesso accade il problema è più complesso di come ci viene presentato: resta il fatto che chi scrive non riesce a vedere nella poker room di Robbie Williams una minaccia sociale in grado di corrompere la gioventù britannica, almeno non più del fatto che in questo momento in cima alla lista dei singoli più venduti ci siano non più i Sex Pistols ma David Guetta. 

Il tutto, allora, assomiglia alla classica tempesta in un bicchier d'acqua, che facciamo davvero fatica a berci per l'ennesima volta...

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