Come abbiamo visto nell'articolo di ieri, Sorel Mizzi è stato completamente onesto durante il podcast di Joe Ingram, ammettendo di aver commesso molteplici irregolarità nel poker online. Sul finire del precedente articolo avevamo annunciato che il professionista 30enne aveva anche lanciato forti provocazioni, la prima delle quali era sostenere che un software di supporto come Poker Tracker fosse più vantaggioso rispetto all'account sharing, pratica vietatissima da qualsiasi poker room. Oggi riportiamo ulteriori dichiarazioni del canadese destinate a far discutere.
Nella seconda parte del podcast, Mizzi si è concentrato sull'ultima irregolarità commessa, ovvero giocare dagli Stati Uniti (dove è severamente vietato). Fin dall'inizio Sorel ha messo in chiaro di non ritenere grave ciò che ha fatto. Durante l'intervista ha ripetuto più volte la frase "not a big deal" in relazione all'infrazione avvenuta durante le WCOOP dell'anno scorso.
Dal suo punto di vista, le persone dovrebbero preoccuparsi di Sheldon Adelson, il magnate statunitense proprietario del Venetian e nemico numero uno del poker online. Secondo Sorel, lui rappresenta il vero problema, non un professionista che gioca dagli Stati Uniti senza fare collusion o prendersi vantaggi illeciti.
"Ritengo che sia molto più grave quello che succede negli States rispetto al mio multiaccount. Mi riferisco a Sheldon Adelson, che ha corrotto politici per vietare il poker online e rovinare la vita a centinaia di persone. Questo è il nostro lavoro, la nostra rabbia dovrebbe essere rivolta solo verso coloro che hanno portato a questa situazione".
Sul discorso legato alla professione di giocatore di poker online, Sorel Mizzi ha il dente avvelenato: "Perché devo andarmene da casa mia per giocare a poker online? Perché devo guidare fino a Tijuana ogni weekend per poter giocare i domenicali? Ci hanno preso il nostro lavoro, amico. E io voglio ribellarmi a tutto questo. È in questa direzione che dovremmo convogliare la nostra rabbia. È incredibile che tolleriamo tutto questo".
Successivamente, si è lanciato in un lungo discorso sicuramente condivisibile seppur decontestualizzato (in quel momento si parlava delle sue infrazioni): "Vi ricordate com'era bello poter giocare a poker online dagli States? Che magnifica sensazione era svegliarsi una mattina e giocare il Sunday Million contro migliaia di giocatori da tutto il mondo, direttamente da casa tua? Potevi scrivere in chat a una persona che giocava dall'Australia, conoscerlo e apprezzare la sua cultura. Erano gli anni d'oro del poker. Ora viviamo in un regime: non possiamo giocare a poker online per la nostra sicurezza ma possiamo andare in un casinò e rovinarci".
Quando Ingram gli chiede cosa abbia a che vedere con l'account sharing, Sorel ha la risposta pronta: "Giocare dagli States con un account non mio era un tentativo di rompere il sistema, di ribellarmi. Ci ho provato e ho fallito".
Una motivazione che sembra un goffo tentativo di giustificare i suoi errori. Ma il professionista canadese rincara la dose: "In Corea del Nord non puoi parlare male di Kim Jong Un altrimenti vai in galera; ma se lo fai, stai davvero sbagliando? In Iran non puoi tenere una donna per mano a meno che non siate sposati, altrimenti vai in galera; ma è davvero sbagliato farlo? Negli USA c'è un movimento di persone ricche e potenti che vuole tenerci fuori dal poker online. E sai perché? Perché il poker apre la mente. Cosa c'è di meglio di un gioco basato sull'abilità per aprire la mente delle persone, per aumentare la loro consapevolezza? Lo ripeto: per me giocare dagli States con un altro account non è qualcosa di così importante".
Oggi Sorel Mizzi è lifebannato da Pokerstars e anche se è lecito pensare che non si farebbe problemi ad aprire un altro account per giocare, sostiene di aver chiuso con il poker online. E forse anche con il poker in generale.
"Sento che il capitolo poker sta per finire nella mia vita. Tutti dicono che smettono ma poi non lo fanno mai, perché è troppo facile fare i soldi in questo mondo se hai gli agganci giusti, ovvero le persone disposte a comprarti le quote degli high roller. E poi fare un lavoro normale è uno schifo. Il problema è che ho perso la passione per il poker. Devo tornare a voler giocare a poker, non a dover giocare. Devo solo sviluppare quell'idea imprenditoriale in grado di farmi diventare miliardario, così da giocare i super high roller per divertimento (ride, ndr)!"