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Valore Disatteso: il blog ad alta varianza di [Dario]

Diceva un tale che i veri viaggiatori sono quelli che partono per partire: hanno cuori leggeri, simili a palloncini, non si allontanano mai dal loro destino e, senza saper perché, dicono sempre "Andiamo!". Tutti noi abbiamo conosciuto qualcuno di questi sognatori i cui desideri prendono la forma delle nuvole, forse a tutti è persino capitato di sentirci così, per un po'.

Poi il tempo, l'amore, il mutuo... o forse neanche questo, forse ci passa e basta. Forse l'irrequietezza di cui parlano gli scrittori di viaggio, quel Novembre piovoso dell'animo che ci spinge lontano non ci appartiene a lungo, si evolve, fa la fine del giovane rivoluzionario che a settant'anni ancora fa polemica nei bar, ma non lo ascolta più nessuno. Non me lo spiego, non lo so.

Per chi gioca a poker per mangiare forse è diverso, però. Sarà perché siamo così abituati ad essere insoliti, esotici, spesso malvisti che a volte ci viene la tentazione di mentire alla domanda "che fai?". Sarà che conviviamo tutti i giorni, tutte le settimane, tutti i mesi con i vezzi e i capricci della Fortuna (varianza, per gli iniziati). Fatto sta che, per noi, l'irrequietezza è un vestito che calza a pennello, con tutti i suoi pregi e difetti.

È stata la prima lezione che ho ricevuto dai miei primi veri maestri del gioco e, naturalmente, l'ultima che sono arrivato a comprendere del tutto: il maggior pregio del gioco è la libertà, la vera libertà, ed è un privilegio. Ho conosciuto infiniti professionisti, tanti italiani, tanti stranieri, tanti tristi, depressi, introversi, tanti altri cronicamente allegri, sfacciati, felici. Ma il tratto più comune che ho riscontrato in loro è quell'irrequietezza, nascosta o esibita, vissuta colpevolmente o con orgoglio, che è l'altra faccia della libertà, il suo riflesso nascosto nelle nostre vite.

Dario accanto alla 500 ai tempi del suo blog da Las Vegas...Non so quanto durerà. Forse un giorno racconterò ai miei colleghi in banca del sapore della vodka artigianale prodotta in una taverna lettone ("prieckā!" è il nostro cin-cin), forse mi tornerà in mente alla scrivania di una redazione di giornale qualche battuta scambiata con i dealer del Bellagio nel primo mattino di Las Vegas.

Per adesso mi piace così, voglio provare per un po' a fare questo: viaggiatore, scrittore, professional poker player. Ora che ho un po' superato quell'ansia tutta borghese del curriculum, della carriera, del "devi-fare-qualcosa-con-la-tua-vita", del "un-ragazzo-intelligente-come-te-potrebbe-fare-quello-che-vuole" (frase ipocritamente usata per dire "non fare questo"); ora che ho imparato a trovare soddisfazione anche in qualcosa così lontano da quello che mi aspettavo e che si aspettavano gli altri, scoprendo che si può, forse, essere felici anche da valore disatteso.

Quando Assopoker mi ha proposto di proseguire quello che era stato il mio blog da Las Vegas e renderlo un appuntamento fisso mi sono sentito lusingato, ma anche onestamente preoccupato: pensavo (e temo tuttora) che la mia vita e le mie opinioni potessero non essere abbastanza interessanti, pensavo fosse un notevole atto d'arroganza raccontare quello che vedo e quello che mi capita nella mia attività di professionista pensando che a qualcuno possa andare di starmi a sentire. Un po', in questo, mi confortano tutti i complimenti ricevuti per le cose scritte a Vegas (per i quali ho paura di non aver ringraziato abbastanza), un po' mi aiuta la consapevolezza che se davvero scrivere è così importante per me non posso farmi frenare da timidezza e paura (e per, inciso, è un bel progresso questo per me, cinque anni fa non l'avrei mai fatto).

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Perciò ecco qua, cercherò di raccontare qualcosa di interessante, se possibile, su come vive un venticinquenne che viaggia, scrive e paga le bollette con il poker. Non ho pretese di alcun tipo in realtà, e certamente non parlo per tutta una categoria: descriverò la vita di un giocatore di poker, soltanto uno, quindi se le sciocchezze che scrivo o le mie esperienze dovessero apparirvi noiose, ridicole o moralmente riprovevoli, non fatene una colpa ai mie poveri colleghi e in ogni caso, ancora come diceva un tale, "credete che non s'è fatto apposta".

[Dario] è uno scrittore, professional poker player e coach di Pokermagia

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