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Gratta e Vinci

Gratta e Vinci: a Verona, uomo scappa con €2 milioni mentre a Roma c'è chi prova a incassare 38 ticket con un trucco

I soldi danno alla testa, a volte inducono persone anche oneste a comportarsi nel peggiore dei modi e sovente finiscono nei guai soprattutto quando hanno dei Gratta e Vinci di valore tra le mani. Questa settimana, nella nostra rubrica sulle lotterie, tengono banco due storie che mettono a nudo il comportamento umano discutibile e non proprio irreprensibile, dei protagonisti coinvolti.

Gratta e Vinci: la storia del furbetto e del fessacchiotto a Roma (condanna di un anno)

Un furbo e un fessacchiotto. Il furbo (anche se sarebbe più corretto parlare di furbetto visto che prima o poi lo prenderanno) è quello che ha rubato 38 Gratta e vinci a Terni, in Umbria. Il fesso è quello che li ha comprati, nella stessa giornata, a Roma, per 400 euro, credendo di fare l'affare della vita. Il furbetto se l'è svignata, il fessacchiotto si è presentato in una tabaccheria di via Tiburtina per incassare la vincita. Ma i biglietti erano stati segnalati come rubati e il tabaccaio ha chiamato i carabinieri. Bang!

Il fessacchiotto ha 34 anni ed è incensurato. Ha detto ai militari che soffre di ludopatia e che non sapeva che i gratta e vinci fossero rubati. Ha raccontato di averli acquistati da un ragazzo che glieli aveva offerti a metà prezzo, lunedì scorso. Ma la sua storia non ha convinto il giudice, che lo ha condannato a un anno di reclusione, con la sospensione della pena, per ricettazione. Ha anche ordinato la distruzione dei tagliandi vincenti e ha inflitto al fessacchiotto una multa di 400 euro, pari a quanto aveva pagato per i Gratta e vinci. Beffa nella beffa.

I carabinieri della compagnia Roma Parioli stanno cercando il furbo, che potrebbe essere coinvolto in altri furti di questo genere. Si tratta di una truffa che si ripete spesso, sfruttando la credulità e la cupidigia di chi spera di arricchirsi facilmente. Ma come diceva il saggio: non è tutto oro quel che luccica. E non sono tutti Gratta e vinci quelli che sembrano.

Comprano un Gratta e Vinci in società ma il possessore scappa con €2 milioni: finisce in Tribunale a Verona

Un gratta e vinci da 2 milioni di euro ha scatenato una guerra tra tre amici, che ora si contendono la vincita in Tribunale a Verona. Il vincitore, un piastrellista brasiliano, dice di aver comprato il biglietto da solo e di averlo portato in banca per incassare i soldi. Gli altri due, un muratore e un tinteggiatore, sostengono di aver giocato in società e di aver diritto a due terzi della somma. Il giudice dovrà decidere chi ha ragione e chi mente.

La storia sembra uscita da una commedia all'italiana, ma è tutta vera. I protagonisti sono Ricardo T. G., 36 anni, Christian C., 40 anni, e Giovanni S., 38 anni. Tre operai che lavoravano insieme in una villa a Bardolino, sul lago di Garda. Tre amici che si divertivano a grattare i biglietti della fortuna, sperando di cambiare vita. Tre nemici che ora si insultano e si minacciano in aula, davanti al giudice Sabrina Miceli, che dovrà emettere la sentenza a giugno.

La storia: l'acquisto di 6 biglietti due anni fa, chi li ha comprati?

Tutto è cominciato il 22 febbraio di due anni fa, quando i tre si sono recati in una tabaccheria del centro di Garda, sulla sponda veneta del lago. Qui hanno comprato sei biglietti da 20 euro l'uno, per un totale di 120 euro. Chi li ha pagati? Chi li ha scelti? Chi li ha grattati? Questo è il punto cruciale della questione, su cui le versioni dei tre divergono. Ricardo sostiene di averli pagati e scelti lui, e di averli grattati tutti da solo. Christian e Giovanni sostengono di averli pagati e scelti insieme, e di averli grattati a turno. Quel che è certo è che uno di quei biglietti era quello buono, quello che valeva 2 milioni di euro.

Il sequestro del biglietto vincente della Procura

Ricardo, che aveva in mano il biglietto vincente, non ha esitato un attimo. Ha preso il biglietto e se n'è andato, senza dire nulla ai suoi compagni. Due giorni dopo, si è presentato in banca per riscuotere la vincita, pensando di aver fatto il colpo grosso. Ma non aveva fatto i conti con la reazione dei suoi ex amici, che si sono accorti della sua fuga e del suo tradimento. Christian e Giovanni hanno subito querelato Ricardo per appropriazione indebita, chiedendo la divisione della vincita in parti uguali. La Procura ha accolto la loro richiesta e ha sequestrato il superpremio, che ora giace in un conto corrente in attesa del verdetto del giudice.

Il processo è iniziato a settembre dello scorso anno, e da allora si sono susseguiti i testimoni, le prove, le arringhe. Ricardo si difende a spada tratta, sostenendo di essere l'unico legittimo proprietario del biglietto vincente. Dice di essere un giocatore esperto, che segue le statistiche e i sistemi di Lottomatica, che ha una sua strategia infallibile (sick!), che non vuole rivelare a nessuno.

Naturalmente vi ricordiamo che parlare di strategie nelle lotterie è molto pericoloso, considerando le probabilità bassissime (una su milioni) nel vincere i premi più importanti. Cercate di essere sempre responsabili e di non farvi mai convincere del contrario, alla matematica e alla statistica non si mente.

L'atto di generosità e la guerra in tribunale

Il protagonista di questa brutta storia dice anche di aver avuto un gesto di generosità verso i suoi ex amici, offrendo loro 80 mila euro a testa, che però hanno rifiutato. Dice infine di essere stato fortunato, molto fortunato, perché due settimane prima di vincere i 2 milioni di euro, ne aveva vinti altri 800 mila con un altro biglietto comprato a Modena.

Christian e Giovanni non gli credono, e lo accusano di essere un bugiardo, più altre epiteti irripetibili. Dicono di aver giocato in società, come facevano sempre, e di aver diritto a due terzi della vincita. Dicono di averlo scoperto grazie a dei messaggi whatsapp, che provano che sapevano della vincita prima che Ricardo scappasse. Dicono anche di essere stati traditi da un amico, che ha approfittato della loro fiducia e della loro amicizia. Dicono infine di essere stati sfortunati, molto sfortunati, perché hanno visto sfumare il sogno di una vita.

Il giudice dovrà stabilire chi dice la verità e chi mente, basandosi sulle prove e sui testimoni. Ma forse non sarà facile, perché in questo caso la verità potrebbe essere sfuggente, come la fortuna. E come diceva il saggio: la fortuna è cieca, ma la sfortuna ci vede benissimo.

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