In uno degli ultimi interventi sul suo blog personale, Daniel Negreanu ci racconta di quali fossero le strategia nei tornei di qualche anno fa e di come invece adesso il gioco sia cambiato radicalmente in seguito all’avvento dei sempre più numerosi ed agguerriti esponenti della generazione online.
“Ultimamente sto pensando molto al poker. Mi rendo conto che sono cambiate tantissime cose, e capire da dove iniziare un nuovo percorso di studio è cosa tutt’altro che facile. Quando ho cominciato a giocare i tornei di poker, uno dei migliori giocatori in circolazione era sicuramente T.J. Cloutier. Nonostante fosse molto forte, io riuscivo a capire abbastanza bene le sue strategie al tavolo, quindi contro di lui ho sempre ottenuto buoni risultati. TJ agiva in maniera molto solida, non troppo aggressivo e con qualche steal preflop con niente in mano. Si costruiva un’immagine molto tight in modo da rendere molto efficaci i suoi bluff casuali.
Cloutier, ma anche John Juanda, aspettavano essenzialmente i giusti spot per mettere pressione sugli avversari, basandosi spesso soltanto su tell fisici.
Ad esempio, se il ragazzino da Seat 5 annunciava il raise e metteva le chips con la mano sinistra e con un movimento molto veloce, allora TJ sapeva che non aveva nulla di forte. Al contrario, se il ragazzino aspettava un po’ e poi spingeva le chips con entrambe le mani, allora voleva dire che aveva una discreta mano. Ecco, bastavano cose del genere per permettere a TJ di avere un vantaggio sugli altri. Ed è per questo motivo che ha avuto molto successo nei tornei: lui non giocava con le carte, ma con le persone.
A quei tempi era tutto così facile. La maggior parte degli eventi di allora non necessitavano skill per un gioco deep stack. Riuscire a prendere i piatti direttamente pre-flop era quanto mai sufficiente per essere vincenti. Non avevi bisogno di essere molto preparato nel gioco post-flop, spesso bastava una buona continuation bet per chiudere immediatamente una mano.
Nei tornei deep stack di adesso, invece, il giocatore medio è molto più preparato, tanto che se capiscono che hai 3-bettato con una mano marginale loro sono capaci di controrilanciarti ancora magari pure con una trash-hand. In passato queste cose non capitavano mai, a meno che le hole card fossero AA, QQ, KK e AK. Si poteva re-raisare tutto il giorno con l’assoluta certezza che se qualcuno piazzava una 4-bet aveva al 100% una di quelle mani.
La ragione principale per cui la cosiddetta “vecchia scuola” non è più efficace è perchè oggigiorno i giocatori sono molto ma molto più ferrati nel gioco post-flop. 5 anni fa si giocava un poker del tutto differente.
Giocare tight, ed aspettare il momento giusto per fare un buon rilancio su qualcuno, non basta davvero più. Adesso bisogna imparare come calibrare correttamente le puntate, come estrarre il massimo valore dalle mani, come polarizzare i range bluffando di più in certi spot, ecc. E’ sicuramente più divertente, ma bisogna lottare per ogni chip piuttosto che aspettare che qualcuno ce le doni di sua spontanea volontà.
Ho guardato un sacco di poker in TV ultimamente e c’era un giocatore in particolare che sembrava proprio un pesce fuor d’acqua. Non so se fosse più specializzato nel cash oppure nei tornei, comunque vinceva sempre il minimo quando aveva il punto e veniva outplayato quando non beccava nulla. Nessun bluff degno di tale nome ed un sacco di chips perse quanche era chiaramente battuto. Non pensate però che stia parlando di me stesso, LOL!! State sbagliando, anche se ultimamente posso aver dato questa impressione.
Studiando comunque le sue azioni, era palesemente chiaro perchè un approccio vecchio stampo non può funzionare contro i giocatori di adesso. Le strategie di una volta sono davvero troppo semplicistiche e non portano più ad alcun risultati, nonostante qualcuno che conosco si ostini a proseguire su questa strada pur se non vince nulla da parecchio tempo.
Se volete migliorare il vostro gioco dovete prendere a modello gente come Phil Ivey, Tom “durrrr” Dwan e Patrik Antonius. Nell’ultima stagione di High Stakes Poker ho imparato un sacco di cose nuove solo standoli a guardare. Tutti e tre hanno grandi abilità, ma stili diversi che risultano comunque efficaci. Durrrr è il più loose di tutti, ma in questo modo riesce ad avere più action rispetto agli altri.
Quello che imparate da loro può essere utile anche nei tornei, nonostante giochino maggiormente cash game. L’early stage di un qualsiasi evento importante prevede infatti stack così deep che le strategie da implementare possono essere molto simili.
Una volta si poteva essere un grande giocatore di tornei ed essere magari scarso nel cash. Oggi le due cose vanno di pari passo e bisogna conoscerle bene entrambe anche se si vuole pensa di giocare solo MTT.
Ultimamente parlavo con Phil Hellmuth e lui mi ha detto di andare a leggere il suo blog. Qualche giorno fa mi sono collegato ed ho iniziato a dare un’occhiata ai vari post. Devo dire che sono rimasto un po’ sorpreso, perchè Phil pensa di aver avuto una brutta annata a causa di una scarsa preparazione mentale. E dove lui davvero crede di dover aumentare le ore di meditazione, da nessuna parte si fa cenno alla possibilità di applicarsi per migliorare il proprio gioco.
Forse ignora il fatto che negli ultimi 10 anni le dinamiche di gioco sono cambiate così tanto che la scelta è ormai una sola: o studi e ti adegui...oppure perdi!
Voglio bene a Phil, ma quando dice in pubblico di essere il miglior giocatore al mondo di No Limit Hold’em allora mi dispiace, perchè fa davvero una figura ridicola. E’ inutili inventarsi una realtà che non esiste, i players della nuova generazione hanno speso ore ad ore a sezionare il gioco in ogni suo aspetto, e adesso hanno acquisito delle conoscenze che fino a qualche anno fa nessuno poteva neanche immaginare.
Personalmente mi piace discutere alcune mani interessanti con un piccolo gruppo di giocatori online. Loro mi prospettano le cose sempre in un altro modo, per cui trovo questo lavoro molto importante. Gente come Justin Bonomo o Isaac Haxton provengono da un mondo del tutto diverso dal mio, e pur se abbiamo stili diversi, io li stimo molto perchè sono proprio ragazzi in gamba.
Ultimamente ho parlato anche con Il Team Pro di PokerStars Lex Veldhuis che, nonostante abbia ammesso di ritenere il gioco small ball una mezza cavolata, mi ha comunque dimostrato stima e rispetto. Il poker è un gioco bellissimo e, come si dice spesso, non si finisce mai d’imparare.
Se ti fermi è meglio che ti trovi un’altra fonte di reddito, perchè non resisterai a lungo. Se gente come Phil Ivey e Doyle Brunson vi dicono che apprendono qualcosa di nuovo ogni volta che giocano, perchè pensate di poter fare diversamente?
Il motto è semplice: impara o vai rotto! La scelta sta a voi."