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Hal Gene Fowler, il misterioso vincitore del Main Event 1979

Come recentemente dichiarato da Joe Hachem, trionfare nel Main Event WSOP non vuole solo dire vincere tantissimi soldi, ma anche e soprattutto diventare il campione del mondo di poker, con il conseguente titolo di ambasciatore del gioco. Un aspetto che comporta una grandissima notorietà e soprattutto una sorta di obbligo nel rispettare l'etichetta che il ruolo in questione richiede.

Questo discorso è stato rispettato da quasi tutti i fortunati giocatori che si sono messi al polso il braccialetto più ambito, ma non da Hal Gene Fowler, campione nel Main Event del 1979. Per lui le cose andarono molto diversamente e la sua storia, a distanza di quattordici anni dalla sua morte, è ancora una delle più intriganti e misteriose nella storia di questo gioco.

Nel 1979, il poker era cosa per pochi, soprattutto quello legale, giocato nei casinò. L'evento più importante era il Main Event WSOP ma il buy-in da 10.000 dollari lo rendeva un torneo popolato da professionisti e milionari in cerca di svago, un po' come avviene ai nostri giorni con i super high-roller. In questo contesto, attiravano particolari attenzioni i semplici giocatori amatoriali, che erano inevitabilmente pochi e facilmente riconoscibili.

Tra questi c'era Hal Gene Fowler, un quarantatreenne di cui non si sapeva nulla, se non che fosse un pubblicitario. Alcuni voci, confermate da più parti ma non dai diretti interessati, volevano che l'iscrizione al torneo gli fosse stata pagata niente meno che da Benny Binion.

Nello stupore generale, Fowler giunse al final table e, nonostante il suo stack inizialmente fosse di appena 2000 chips, arrivò a giocarsi l'heads-up con Bobby Huff per poi vincere addirittura il titolo, quando il suo 76 chiuse l'incastro sul turn e scoppiò gli assi del rivale. Fu il primo giocatore non professionista a vincere il Main Event e questo, ovviamente, fece molto scalpore.

All'epoca, ancora più di oggi, chi vinceva quel braccialetto aveva una sorta di obbligo morale nei confronti del gioco ed era considerata buona norma, addirittura buona educazione, che il campione del mondo si sedesse ai tavoli di cash game high stakes di Las Vegas e prendesse parte ai (pochi) tornei organizzati in città.

Ma Hal Fowler sparì dalla circolazione e questo fatto alimentò una curiosità quasi morbosa nei suoi confronti, che raggiunse l'apice quando, l'anno successivo, non si presentò a difendere il titolo. Un oltraggio per l'epoca, poca roba ai giorni nostri, quando il poker è più associato al mondo dell'online fatto di ragazzini nerd e muose incandescenti. 

Doyle Brunson disse di non averlo mai più visto ma in realtà si sa che prese parte a qualche torneo (vincendone anche uno di Stud per 70.000 dollari) tra il 1981 e il 1984, per poi sparire definitivamente.

Sul suo conto si alimentarono voci di tutti i tipi: si ammalò gravemente, venne assassinato poco dopo la vittoria al Main Event, si trasferì alle Hawaii, perse tutto. La verità spuntò fuori solo anni dopo, grazie a un libro dal titolo molto azzeccato: "Ghosts at the table" di Des Wilson.

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Il video dell'ultima mano di quel Main Event WSOP del 1979

Per rintracciare Fowler, l'autore dovette ingaggiare addirittura un detective privato, che alla fine scoprì qualche informazione sulla sua misteriosa vita: nato nel Vermont, scappò di casa giovanissimo e non rivide mai più i genitori; si arruolò e combatté in Vietnam per poi tornare in patria e lavorare come pubblicitario. Dopo il Main Event e l'ultimo torneo giocato a Vegas nel 1984, Hal divenne irrintracciabile per alcuni anni, per poi finire in una casa di cura in California dove spese l'ultimo periodo della sua vita, cieco e costretto sulla sedia a rotelle dal diabete.

Quando morì, nel 2000, non possedeva altro che due cose: una pistola e una registrazione in cassetta del tavolo finale del Main Event WSOP vinto nel 1979. Nessuna traccia dei soldi accumulati nel corso degli anni ai tavoli, né del braccialetto.

Una storia estremamente intrigante, che Doyle Brunson arricchisce con un aneddoto postato nel 2008 sul suo blog: "Tutto ciò che so di lui è che mi piaceva, anche se lo conoscevo poco. Dopo la vittoria alle WSOP mi raccontò che sarebbe andato in giro per l'America a promuovere Super System (il libro sul poker scritto da Brunson ndr) e che ne avrebbe vendute 10.000 copie. Io scommisi 5.000 dollari che non ce l'avrebbe fatta e dopo un anno ricevetti un assegno di 5.000 dollari per posta. Era un ragazzo onesto, che pagava i suoi debiti, e questa fu l'ultima volta che si sentì parlare di lui a Las Vegas."

Un personaggio poco noto ma sicuramente affascinante, che si è portato nella tomba molti segreti della sua vita. Un beffardo scherzo del destino fa in modo che di lui ci rimangano solo quegli unici momenti in cui fu obbligato a stare sotto le luci dei riflettori: il final table del Main Event WSOP del 1979, di cui conservò gelosamente la registrazione fino alla sua morte.

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