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Doyle Brunson: come cambiare marcia (1° parte)

Festeggiamo gli 80 anni appena compiuti dalla leggenda vivente del poker, Doyle Brunson, riproponendo un suo storico articolo, che ha fatto scuola.

Non potete vincere contro avversari skillati se siete troppo prevedibili. Questo è il motivo per cui i giocatori più forti mixano le proprie strategie alternando un approccio conservativo ad uno molto più aggressivo.

Nel gergo pokeristico, un’azione del genere si chiama “cambiare marcia”, ed esiste un piccolo trucco mentale per saperlo fare bene. Quando in gioventù stavo imparando a guidare la macchina, il cambio automatico era poco diffuso. Per questo motivo, un mio amico mi aveva insegnato ad usarne uno a tre velocità. Avevo difficoltà ad inserire la seconda perché la trasmissione non funzionava bene, ma lui mi aveva spiegato un concetto che poteva trovare applicazione anche nel poker, vale a dire: “La prima e la terza sono tutto ciò di cui hai bisogno, Doyle”.

Nel Texas Hold’em bisogna fare allo stesso modo. Se cambiate tattica gradualmente, gli avversari avranno il tempo di adattarsi e voi non avrete ottenuto nulla di buono. Se invece modificate il vostro approccio all’improvviso, loro ne rimarranno spiazzati; passando rapidamente dalla velocità più bassa a quella più alta, gli altri non se ne accorgeranno subito ed avrete quel lasso di tempo da sfruttare a vostro vantaggio.

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Mi ricordo di un bravo giocatore di nome Bill. Se potessi definirlo con un aggettivo vi direi che era “statico”. Non variava quasi mai la sua azione. Ed anche se probabilmente riusciva a chiudere in pari, in realtà era facile da battere, per i giocatori migliori, perché molto prevedibile.

Doyle Brunson (fine prima parte - continua)

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