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Ha senso continuare un bluff su board pairato? Ce lo spiega Tony Dunst

Talvolta non è per nulla semplice giocare su un board pairato (quello sul quale ci sono due carte uguali) con una overpair, visto che c'è la possibilità che l'avversario abbia in mano un trips. Ci vuole una certa sensibilità per capire come si è messi in queste situazioni e di fronte a una forte action il fold può anche essere la decisione migliore. Ci si pensa meno, ma questo spot capita anche quando si bluffa: con un board che si "paira" ha senso continuare a puntare o è il momento di fermarsi?

A dare la sua opinione (che come sempre è oro colato) è Tony "Bond18" Dunst, che nella sua rubrica "Raw Deal" analizza due bluff fatti allo stesso tavolo (il final table del WPT Seminole Hard Rock 2013) da due giocatori diversi su due board accoppiati. Uno risulta vincente e uno no, vediamo perchè.

Mano #1

Kevin Eyster da bottone apre con 6 5 e c'è il call dal big blind di Zohair Karim con k 9 . Il flop è 4 q j , Zo checka e Eyster punta 130.000 su 390.000. C'è il call del giocatore sul grande buio, che sul turn j che accoppia il board decide di check-foldare di fronte alla seconda puntata da mezzo piatto dell'avversario.

Mano #2

Ben Tarzia apre da bottone con 10 9 e questa volta è Eyster a chiamare dal big blind con a 9 . Il flop è j 2 3 e la scena si ripete: check, half-pot bet e call. Il turn 2 accoppia il board e questa volta l'original raiser punta meno di un terzo del pot, ricevendo ancora il call dall'avversario. Sul river entrambi fanno check e Eyster porta a casa il piatto.

tony

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L'analisi di Tony Dunst sul primo bluff

Nella prima mano, Kevin punta su un turn che è nel suo range (il Jack, ndr), visto che è molto probabile che avesse rilanciato dal bottone con AJ, KJ, QJ, JJ, TJ. Sa che su quel flop il range del suo avversario contiene molti draw, che perdono moltissimo valore con il board pairato. Inoltre su quel turn punta half-pot come sul flop, una bet che dà odds di 1 a 3 all'avversario, odds troppo basse per continuare a chiamare.

L'analisi di Tony Dunst sul secondo bluff

Ben punta su un 2, che è una carta difficile da rappresentare visto che la maggior parte delle mani che contengono un 2 vengono foldate preflop. Oltre a questo aspetto, quel flop j 2 3 così scoordinato rende difficile che Kevin possa chiamare la puntata sul flop con un draw piuttosto che con dello showdown value. Quindi è probabile che Kevin continui a chiamare anche sul turn che accoppia il board e che non sposta nulla. Con quella puntata da 30% del pot, poi, Kevin non passa mai il suo A-high perchè ha odds superiori a 4 a 1. Forse una puntata grossa il doppio avrebbe funzionato.

Tony Dunst conclude con una regola generale molto efficace per quanto riguarda i bluff sui board pairati: "Quando puntate sul flop e sul turn il board si accoppia non dovete necessariamente pensare di lasciar perdere il vostro bluff. Ma dovete sicuramente considerare come quella carta ha cambiato la texture del board e come può influenzare la mano del vostro avversario. In ogni caso, se è un 2 ad accoppiare il board, è quasi sempre check..."

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