Vai al contenuto

"Nelle partite private il rischio maggiore è non venire pagati"

[imagebanner gruppo=gazzabet] Al di là dei suoi 29 anni, capisci che Mike Gorodinsky è un veterano nel mondo del poker perché a guardarlo portare a spasso il cane tutto sembra tranne che un giocatore di cash game high stakes: vestiti dimessi, barba incolta, tutto gli interessa tranne che impressionare chi ha intorno coi soldi che ha fatto e quelli che sta ancora facendo.

Va pur detto che, da questo punto di vista, impressionare qualcuno è più facile quando vivi nella provincia italiana anziché fra San Diego e Los Angeles, dove "gordo16" - questo era il suo nickname su PokerStars.com - ha deciso di rimanere nonostante il Black Friday, iniziando così a giocare con costanza le partite di mixed games dal vivo, che ancora oggi sono profittevoli ed allora lo erano persino di più.

Lo statunitense indubbiamente non è fra i nomi più conosciuti nel mondo del poker, ed una delle ragioni per cui questo è accaduto è che Gorodinsky si dedicato al Pot Limit Omaha fin da subito, quando cioè non era ancora il gioco più popolare fra i professionisti ai più alti livelli: "Per un anno e mezzo al PL5000 non e n'era uno di giocatore davvero capace - ha raccontato a Joe Ingram nel suo podcast - non sono il tipo di persona che crede tutti gli altri giocatori siano terribili, ma è vero che è raro pensi qualcuno sia davvero molto bravo".

A quei tempi, persino professionisti come Tom Dwan e Brian Hastings avevano pochissima esperienza al PLO, fatto che naturalmente gli offrì un grosso vantaggio, assieme all'avvento di "Isildur1" contro il quale ha giocato non poco. Eppure, malgrado questo negli anni avrebbe potuto guadagnare ancora di più.

isildur1-mani

Pokerstars open Campione - tutte le info

"Colpa" del college - che a differenza di altri ha concluso quando ai tavoli c'erano davvero molti soldi da fare - e di quanto in fondo all'epoca tutto sembrasse un po' più facile. Facile come imparare nuovi giochi ad esempio, una delle ragioni che probabilmente lo ha "legato" ai mixed games: "Giocare dal vivo sempre la stessa variante può essere molto noioso, diventa un grinding - spiega - sempre le stesse facce, lo stesso ambiente, l'unico aspetto glamour sono le cifre in ballo. Io ho sempre avuto facilità nell'apprendere nuovi giochi, dev'essere perché ho dei buoni fondamentali, non saprei in quale altro modo spiegarlo, è anche un modo per tenere sempre il cervello impegnato".

Grande appassionato di poker cinese openface - che al pari di altri professionisti gioca in continuazione - nel 2013 si è anche tolto lo sfizio di vincere un braccialetto, in un torneo di Pot Limit Omaha e Seven Card Stud, entrambe hi/low: evidentemente, partecipare con costanza a certe partite aiuta.

Scopri tutti i bonus di benvenuto

"Il guaio è che adesso stanno diventando tutte private, e non sempre riesco a trovare un modo per parteciparvi - spiega - online devi avere certe capacità per essere un vincente, dal vivo è diverso, saper intrattenere un certo tipo di relazioni è capace di fare davvero la differenza, anche per professionisti che da un punto di vista tecnico non sono davvero nulla di speciale".

2012 WSOP Main Event Final Table

E tuttavia, non è tutto oro quel che luccica: "A me non è mai capitato di finire in una partita truccata o di non venire pagato, ma il rischio esiste - ammette - in questo genere di partite tutti giocano a credito o con assegni, contanti non ne girano, e chi le organizza dalle parti di Los Angeles può guadagnare anche 50.000 dollari in una sera, tuttavia al tempo stesso si accolla un bel rischio".

Ragione per cui quelli come lui, da certi tavoli ambigui, malgrado appaiano invitanti stanno ben alla larga...

MIGLIORA IL TUO POKER CON I NOSTRI CONSIGLI