[imagebanner gruppo=pokerstars] Tutti adorano Vanessa Selbst, ma ogni regola ha le sue eccezioni, e Ryan Fee è una di queste: lo statunitense, al pari dell'amico Jason Mo, non crede affatto che il gioco della sua connazionale sia così spumeggiante, e se è per quello non si ferma qui.
"Un famoso torneista mi ha chiesto un parere su di lei - ha dichiarato a BluffEurope.com - gli ho risposto che le sue giocate sembrano venir fuori da un libro che si chiami come non giocare a poker. Non penso affatto che sia brava, e non capisco neppure perché un sacco di gente la trovi così interessante, visto che non dice mai nulla di divertente o ironico".
Non a caso Ryan Fee, Jason Mo, Doug Polk e Dong Kim si riferiscono scherzosamente a se stessi come l'Impero del Male: un motivo dovrà pur esserci. Di sicuro a nessuno di loro manca la sicurezza in se stessi, ma questo per Fee non va confuso con l'incapacità di sapersi giudicare in maniera critica: "Malgrado possa prestarmi a molto trash talking, sono una persona estremamente realistica e so bene quali siano i giocatori più forti di me, né ho alcun problema ad ammetterlo".
Ed anzi, lui nei confronti di alcuni fra questi si sente quasi in credito, ripensando agli esordi della sua carriera: "Sono diventato bravo a poker trovando i migliori ed imparando da loro - ammette - mi sorprende che giocatori che potrebbero parlare con me non provino mai a chiedermi un consiglio. Se io fossi un regular del NL1000 e mi ritrovassi a cena con Isaac Haxton, lo tempesterei di domande...".
Certo, qualcuno potrebbe maliziosamente obiettare che lui non sia Isaac Haxton, ma in ogni caso stiamo parlando di qualcuno che ha vinto così tanto da non preoccuparsi più dei soldi, o almeno è così da un po': "Nel 2013 ho pensato di smettere di giocare, ho preso una pausa di alcuni mesi - rivela - poi mi sono accorto che tutta l'ansia che provavo dipendeva dal fatto che giocavo per i soldi, mentre adesso lo faccio perché mi piace, per il gusto di farlo".
Va pur detto che pochi possono ritrovarsi nella condizione di aver vinto talmente tanto da concedersi un lusso simile, ma è altrettanto vero che anche quando si è vinto molto si potrebbe volerne sempre di più. Per alcuni è certamente così, ma a quanto pare non per lui.
"Dopo un po', hai più soldi di quanti davvero ti occorrano, e così cominci a scegliere un torneo anziché un altro in base all'esperienza che ti può offrire. Sono andato all'Aussie Millions anziché alla PCA perché trovo che Melbourne sia molto più bella delle Bahamas, e preferisco giocare all'Aria perché agli EPT si prendono tutti un po' troppo sul serio, nessuno fra i professionisti si preoccupa che un giocatore occasionale abbia una bella esperienza, ed alla fine per me nel giocare a poker è questo quello che più conta".