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Perché la “sentenza Ivey” lascerà il segno

gazzabet-50-bonusPer il giudice John Mitting “Phil Ivey si è procurato un vantaggio che le regole del gioco non prevedevano, di conseguenza ha barato”. Con queste parole, l’High Court di Londra ha liquidato la (potenziale) vincita di Ivey (da più di 12 milioni di dollari) maturata ai tavoli di baccarat.

Come al Borgata Casinò di Atlantic City, così al Crockfords di Londra, Phil Ivey ha sfruttato un palese leak del casinò che usava carte difettose. Il re del poker è riuscito ad ottimizzare al massimo l’informazione contro la sala da gioco. Come noto, la tecnica usata è quella dell’edge sorting.

Da un punto di vista giuridico, ad indebolire la posizione di Ivey è il fatto che il poker pro ha dichiarato in più di un’occasione il falso ai manager del casinò, pur di ottenere a proprio vantaggio alcune condizioni durante la sessione di baccarat. E questo comportamento poco trasparente non paga davanti agli occhi di un giudice e delinea un quadro finalizzato ad ingannare, in qualche modo, la casa da gioco. Ma le prove sembrano comunque insufficienti a provare una chiara truffa.

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Ma a prescindere da quali siano le motivazioni che hanno indotto il giudice Mitting ad annullare la vincita, il punto è un altro: dopo questa sentenza, il rapporto tra casinò e giocatore sarà sempre lo stesso?

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In Gran Bretagna no. Bene o male, Ivey si è preso un vantaggio approfittando di una mancanza organizzativa palese della sala da gioco. Ogni volta che un giocatore riuscirà ad avere anche un minimo vantaggio sul banco, nel Regno Unito, un casinò potrà appellarsi a qualsiasi “motivazione” e rifiutarsi di pagare il gambler. Siamo in un paese di common law e i precedenti sono vincolanti ed hanno un peso specifico importante e questo fatto incentiva senza dubbio le case da gioco britanniche a risolvere in tribunale qualsiasi problema o contenzioso con un giocatore, soprattutto quando in ballo ci sono parecchi milioni.

Il primo round è andato ai casinò ma la guerra non è finita. Vedremo nelle prossime settimane se anche i giudici statunitensi (in merito alla querelle del Borgata) la penseranno allo stesso modo dei colleghi inglesi.

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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