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Phil Hellmuth

Phil Hellmuth: "Nel 2011 ho quasi firmato per PokerStars. Voglio donare $100 milioni"

Passano gli anni, il gioco si evolve, ma lui è sempre lì, pronto a cingersi al polso l’ennesimo braccialetto. Stiamo parlando naturalmente di Phil Hellmuth, recordman di vittorie alle World Series of Poker (ben 14) e uno dei professional poker player più noti del pianeta.

A breve uscirà la sua autobiografia, intitolata ‘Poker Brat: The Story of the World’s Greatest Poker Player’, nella quale il nativo del Winsconsin si è messo completamente a nudo. Nel frattempo, Hellmuth ha anticipato qualcosa in una lunga intervista rilasciata ai colleghi di CardPlayer.

Phil Hellmuth: l’infanzia

“Ero il più grande di cinque figli ed è stata dura, come ho scritto nella mia autobiografia”, attacca Phil Hellmuth. “Quando avevo 7 anni, i miei fratelli ne avevano rispettivamente 6, 5, 2 e una era appena nata. Per me era difficile avere un  po’ di attenzione. Inoltre è il più vecchio a spianare la strada: è lui che negozia ciò che gli altri bambini potranno (e non potranno) fare.

Il padre di Phil era un decano alla University of Wisconsin, mentre la madre era una vera e propria artista: “Mia mamma scolpisce, colleziona antiquariato e sprigiona positività. Aveva un cartello sopra lo specchio del bagno che diceva: “Sei ciò che pensi; diventi ciò che pensi; ciò che pensi diventa realtà”.

Leggere questa frase ogni giorno ha influenzato profondamente la mia vita: mi ha fatto credere di poter essere padrone del mio destino.

Hellmuth ricorda di come all’epoca soffrisse di ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) e di come per questo motivo il suo rapporto con la scuola fosse piuttosto controverso, con somma rabbia da parte del padre.

I primi passi nel poker e le origini del Poker Brat

Dopo tre anni di università, Phil molla gli studi per provare la carriera di professional poker player. “Ma non mi pento di nulla”, afferma. “Devo dire che ho gestito bene i miei soldi sin da subito. Avevo $20.000 quando sono andato a Las Vegas per la prima volta: persi tutto in oltre 14 mesi e 10 visite. Non è male per un ventunenne! La maggior parte della gente li perde molto più velocemente”, ha scherzato (ma non troppo).

Quello che Phil Hellmuth perdeva nella Sin City, vinceva tornando a casa. E se gli servivano dei soldi, non ci pensava due volte a sporcarsi le mani: Quando rimasi al verde, lavorai per qualche mese nei campi di grano. Fu veramente dura”.

Per quanto riguarda il suo nickname, Poker Brat, l’americano ha raccontato: “Ho coniato io stesso questo nomignolo, insieme col mio vecchio amico Andy Glazer (che possa riposare in pace). Mi sembrava calzante. Andy ha cominciato ad usarlo nei suoi articoli, penso abbia preso piede perché mi stava a pennello”.

 

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Quella volta con PokerStars…

Nella lunga intervista a CardPlayer, Phil Hellmuth ha parlato molto degli accordi commerciali che lo hanno visto protagonista nella sua lunga carriera. Da UltimateBet (mollata a causa del famoso scandalo da cui ne uscì più che pulito), fino alle pubblicità per Carl’s Jr (ricordate il famoso hamburger?), con un solo rammarico.

Nel 2011 fui a tanto così da firmare per PokerStars, nemmeno mi resi conto di quanto ci andai vicino! A quanto pare ci fu solo un impedimento alla firma (il Poker Brat non rivela quale, ndr). Mi piacerebbe trovare un altro sponsor nel poker, come PokerStars o Zynga, ma non voglio dover viaggiare 5 settimane l’anno.

I braccialetti WSOP

Immancabile il capitolo sulle World Series of Poker, da sempre territorio di conquista da parte del Poker Brat, sin da quel Main Event vinto nel 1989. Hellmuth ha vinto 12 braccialetti nell’Hold’em, e 2 nel Razz a cui a quanto pare tiene particolarmente.

“Mi piace come tutto sia successo praticamente dal nulla. Ho il miglior record nei tornei di Razz WSOP di sempre: due braccialetti e un secondo posto in field enormi. Nessuno se lo sarebbe aspettato. Ho il miglior record nel NLHE, nel LHE e nel PLH, all’improvviso anche nel Razz… quindi perché non provare altri giochi?”

Phil Hellmuth
Hellmuth e la mano con cui ha vinto il braccialetto numero 14

Vedremo dunque un Phil Hellmuth super polivalente alle WSOP 2017? Probabilmente sì: “Sarà dura superare Billy Baxter nel Deuce-to-Seven, penso che oltre a un 2° posto che ho già mi ci vorranno due o tre braccialetti.

Sarà difficile anche superare Mike Matusow nell’Omaha Hi Lo, ma due braccialetti uniti ad un secondo posto che ho già e dovrei farcela. Nel Seven Card Stud mi ci vorrebbero forse tre braccialetti, qui devo migliorare molto nel gioco. Ma sono già cresciuto molto nell’Omaha Hi Lo, nel 2-7 Triple e nel Deuce No Limit, quando lo scorso febbraio ho lavorato duro studiando con Brandon Cantu, John Cernuto e lo stesso Matusow”.

Phil Hellmuth a tutta beneficenza

Tra il suo impegno come giocatore professionista, come proprietario di una linea di abbigliamento per pokeristi, come proprietario di una società immobiliare (“di basso profilo”, ha tenuto a precisare) e persino come creatore di una tequila pluri-premiata, Phil Hellmuth trova pure il tempo di fare beneficenza.

Come si legge nella sezione “Filantropia” del suo sito ufficiale, il Poker Brat ha già raccolto oltre 46,5 milioni di dollari per una serie di buone cause. E il suo obiettivo dichiarato è quello di arrivare a $100 milioni.

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