Proseguiamo nel nostro viaggio alla scoperta dell'eccellenza tra gli addetti ai lavori del poker live italiano. Dopo Mognaga e il duo Scalzi-Zirio, è il turno di un ragazzo che ha davvero bruciato le tappe: Raffaele De Nicola, appena 26 anni e già una lunga esperienza alle spalle sia in Italia che all'estero, uno al quale la definizione di tournament director sta anche abbastanza stretta, come ci rivelerà lui più avanti.
AssoPoker: appena 26 anni e hai già raggiunto un livello internazionale nel tuo lavoro. Ma quando nasce in te la passione per vivere il gioco "dall'altro lato"?
Raffaele De Nicola: Tutto è iniziato a Londra nel 2006, dove ho vissuto per circa un anno. Una sera nel casinò che frequentavo esce un annuncio dove cercavano dei rookie per fare un corso di dealer Texas Hold'em. Da lì è iniziata la mia avventura. Rientrato in italia verso la fine del 2006, ero uno dei pochissimi dealer in grado di gestire un tavolo di texas hold'em in maniera altamente professionale.
Quindi ho collaborato prima con Italian Rounders come floorman e successivamente TD anche da freelancer. Ho curato lo sviluppo della poker room e delle poker operations presso il Portomaso di Malta come Poker Business Develop. In questo periodo è iniziata anche la collaborazione con l'e-Shark per lo sviluppo di kHold'em.
AP: A proposito di k'Holdem, di cui sei diventato Marketing Director e Poker Manager. Spieghiamo in breve di cosa si tratta e di cosa ti occupi precisamente.
RDN: kHold'em nasce come gestionale per Card Room (tra le altre cose è un software grazie al quale si riesce ad avere il chipcount in tempo reale in un torneo live, ndr) In questa fase sto seguendo lo sviluppo del software, cercando di creare una rivoluzione tra quelli che sono i gestionali di Poker Room: oltre a concentrarci sulla tracciabilità dei pagamenti e delle transazioni, stiamo anche sviluppando la parte dedicata ai player, che presto avranno uno strumento interessante per ottenere maggiore visibilità e interazione con i loro tornei.
Per questa ragione mi piace definirmi un Poker Manager più che un Tournament Director, e sono convinto che il futuro sarà proprio nella nascita di queste realtà. A mio avviso però, ancora ad oggi, mancano le competenze necessarie per la gestione di poker room live.
AP: Infatti, parlando di k'Holdem, non riesco a non pensare alle sue possibili applicazioni nelle future (per quanto ad oggi ancora incerte) poker room live o nuovi circoli di poker, come le si voglia chiamare. E' così?
RDN: kHold'em nasce proprio per sopperire all'evidente mancanza di software per la gestione di una sala da Poker. Già nel 2008 si parlava di Live, da cui l'idea di sviluppare un prodotto vincente. Paradossalmente, il ritardo nell'uscita del bando per l'assegnazione di queste licenze, i cui tempi e termini sono ad oggi ancora ignoti, ci ha dato il tempo di sviluppare un prodotto vincente, vicino sia ai concessionari che alle istituzioni. Diciamolo chiaramente, gli ostacoli reali sono al momento due: tracciabilità e sostenibilità. A mio avviso kHold'em è in fase avanzata per risolvere tali problematiche. La situazione dei circoli in questo momento è poco chiara ma credo ci siano ottime possibilità che molti operatori, ormai con un bagaglio di esperienze notevole, continuino il loro lavoro in strutture con regolari licenze.
AP: ad esempio credi che la moneta elettronica sia un argomento sufficiente per convincere i più scettici, all'interno delle istituzioni?
RDN: Onestamente non credo si possa vietare l'utilizzo del contante, ma sicuramente veicolare i giocatori a utilizzare strumenti elettronici potrebbe essere una soluzione. A mio avviso sarebbe più semplice monitorare i giocatori stessi: ci sono i pressupposti per riproporre i sistemi e le garanzie dell'online sul mercato del live.
AP: A quali aspetti alludi? Ad esempio anche all'autoesclusione?
RDN: Anche, ma sopratutto sul tracking delle transazioni e delle vincite. Immagina una Stars Card o Lottomaticard a livello nazionale, con promozioni vicine ai giocatori, dove si incentiva questi ultimi al suo utilizzo, magari anche con una rakeback live: tutto questo è ormai possibile e non vedo perchè non debba essere preso in considerazione. Ci sono migliaia di opzioni per garantire i giocatori stessi, avvicinarli e seguirli. E poi ricordiamo che questo Texas Hold'em nasce come gioco sociale. Non sono molti i giochi che permettono a dieci persone di sedersi intorno a un tavolo e sopratutto divertirsi conoscendo appena le regole.
AP: Questo è un aspetto essenziale che ultimamente sembra quasi passato di moda, o in ogni caso non preso nella dovuta considerazione.
RDN: A nostro avviso il live presenta un contenuto sociale importante, che può portare il Texas Hold'em a uno sdoganamento definitivo dagli altri giochi. Ricordiamoci che la maggior parte dei giochi che creano compulsività sono giochi anti sociali, dove il singolo compete contro la fortuna. Nel Texas Hold'em, l'aspetto sociale frena il giocatore dalla compulsività in quanto il Poker è visto come un gioco di abilità. kHold'em sta lavorando anche su questo, nonostante la natura del prodotto.
AP: Ci sono momenti in cui invidi i giocatori? E quali sono, per contro, gli aspetti che ti rendono maggiormente orgoglioso del tuo lavoro?
RDN: C'è stato un periodo in cui giocavo molto. Non potrebbe essere altrimenti, avendo la fortuna di amare ciò che faccio, e lo stimolo maggiore del mio lavoro è proprio verso i giocatori stessi. Quando studio un evento, progetto un calendario o lavoro sullo sviluppo di kHold'em, cerco sempre di pensare cosa vorrei giocare, quale struttura gradirei o che tipo di promozione o servizio vorrei se dovessi giocatore un torneo. Non nego che i prossimi sviluppi di kHold'em saranno proprio rivolti ai players, sopratutto quelli senza sponsor che non possono godere di tanta visibilità e offrire loro un tool per rendere più interattivo il loro torneo e ricevere maggiore visibilità.
AP: Dalle tue esperienze e i tuoi contatti con l'estero, cosa pensi del livello attuale del poker italiano (lato addetti ai lavori)?
RDN: Stiamo crescendo ma siamo ancora molto indietro. Sono ancora pochissime le figure professionali veramente complete. Lavorando poi in un mercato sotto regime di monopolio, avere la possibilità di confrontarsi e crescere è anche più difficile. Lo dimostra il fatto che coloro che hanno avuto la possibilità di lavorare in realtà straniere hanno accumulato un know-how superiore in pochissimo tempo.
AP: Oltre a k'Holdem, so che hai iniziato una nuova collaborazione tecnica che si preannuncia molto interessante: quella con Luca Antinori. Ci dici di che si tratta?
RDN: Ho da poco iniziato a collaborare con Luca per il suo Enjoybet Open, che si svolgerà a Cipro dal 4 al 9 settembre.
AP: Come è nata questa nuova avventura che ti vedrà protagonista e quali sono le tue sensazioni?
RDN: In una passata intervista di qualche anno fa non avevo nascosto il mio interesse a lavorare con Antinori, qualora ci fosse stata l'occasione. Ho sempre ritenuto Luca uno dei più profondi conoscitori di Texas Hold'em in Italia. Il suo progetto è entusiasmante. Ha concepito un format di torneo incredibile, con una giocabilità che a mio avviso non è replicata in nessuno circuito al mondo, nemmeno tra i major. La scelta poi di lanciare l'evento con un montepremi garantito da €200.000 a Cipro è sicuramente forte e vincente. Cipro è una delle location preferite tra i giocatori stranieri, un' ottima organizzazione e un resort incredibile a fare da cornice. E poi €200.000 non sono mai stati garantiti in un torneo "italico", figuriamoci a Cipro. E' la prova che sarà un evento da ricordare.