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Adinolfi: 'il pokerista di oggi è ancora un alieno'

Ieri ci siamo intrattenuti con Mario Adinolfi parlando di poker live ed è emersa la generale difficoltà, da parte del nostro mondo, a trovare ascolto presso la politica e la società. Secondo Mario, dunque, il nodo principale va cercato nella comunicazione. E' pertanto da qui che riprendiamo la nostra intervista.

Parliamo di poker e comunicazione. Pensi che il nostro mondo abbia commesso molti errori?
La matrice di tutto è una: non ci siamo mai strutturati, mai rappresentati in modo serio. Non esiste una voce, un'associazione che conglobi tutte le istanze per rappresentarle in sede istituzionale. E poi il poker è una nicchia, e quando sono interessi di nicchia la prima cosa da fare è associarsi. Guarda la PPA negli USA, che arriva ad esprimere delle personalità addirittura a Washington.
In Italia questa mancanza si riflette sull'ABC della comunicazione. Abbiamo Assopoker, altri portali, una TV, qualche periodico, ma quando dobbiamo interloquire semplicemente con il mondo esterno non sappiamo che fare. Senza interlocuzione con il mainstream non c'è futuro. Senza un ragionamento sui codici del nostro linguaggio, sconteremo sempre una enorme penalizzazione.

Sembra tu stia parlando di stranieri, o di alieni.
Ma oggi lo siamo, alieni! Se ci pensi bene, anche il mio discorso in parlamento era il discorso di un alieno!

Pensi che la battaglia per il riconoscimento sociale del poker e quella per un regime tassativo ad hoc debbano/possano andare di pari passo?
Le due cose vanno per forza di pari passo. Se ottieni un riconoscimento sociale, quel soggetto può anche andare a chiedere una giusta normativa fiscale. La tendenza attuale di andare a tassare un introito senza considerare le uscite è assolutamente folle.

Suppongo che anche questo regime del terrore per le verifiche dell'Agenzia Delle Entrate sia figlio di quel vuoto rappresentativo e comunicativo del poker...
Ovviamente. Tutto questo lo ottieni con una strutturazione: l'unica strada è quella.

Pensi che finora la comunicazione del poker con il mondo esterno sia stata troppo demandata alle room?
Era inevitabile, perché comunica di più chi ha interessi. Piuttosto, agli operatori chiedo di capire come comunicare per fare meglio i loro interessi, curare una comunicazione diversa, che sia capace di costruire un'epica del poker, un'epica valoriale. Perchè deve essere considerato bello vincere Wimbledon, mentre se Rocco vince un braccialetto alle WSOP sui grandi media non trovi un'intervista manco a pagarla?

Per quel ruolo di rappresentanza di cui si parlava, se venisse proposto a te saresti disponibile?
No per carità, io ho già dato! Dovrebbero proprio implorarmi, anche perchè non vorrei si pensasse che io abbia degli interessi in questo. Il discorso però è un altro: lì dove conta davvero non basta l'Adinolfi (che peraltro non ci sarà più), servono 316 Adinolfi solo per far passare una legge. Qualsiasi cosa si voglia ottenere, tutto passa per la strutturazione organizzativa del mondo del poker.

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A proposito di te e del tuo passo indietro, hai ricevuto diverse critiche da una parte di quel popolo della rete in cui hai sempre creduto. Cosa rispondi alle accuse di “trasformismo”?
È nelle cose: io ho scelto sempre un approccio aperto con il mondo del web. Chiunque viene è totalmente libero, che sia un troll o una persona legittimamente in dissenso. Su Twitter ho 58mila followers perchè sanno che con me il dialogo è vero. Ma sono anche ripagato da un affetto profondissimo.
Da anni ho scelto di far politica senza infilarmi nei clan. Come nel poker, ho sempre giocato le mie partite in massima libertà, perchè dei clan conosco logiche e condizionamenti. Aver scelto di non subire quei condizionamenti comporta la perdita di una serie di benefici e - per contro - una mancata difesa negli attacchi che si subiscono. Infatti, per fare un esempio, la mia passione per il poker mi è costata ben 5 titoli offensivi sull'Espresso.
Come hai sottolineato tu nell'articolo dell'altro giorno, la mia adesione all' Agenda Monti non è una novità, anzi era al primo punto del mio programma.

Ti propongo un paragone scherzoso. Facciamo finta che l'uscita dalla crisi sia una mano di poker: secondo molti l'unica “linea” possibile è la politica del rigore, ma alcune correnti economiche (es. quella di stampo keynesiano) sono di avviso del tutto opposto. Pensi che ci sia solo un modo per “giocare questo spot”?
Io dico che l' Italia ha una condizione particolare, con 2.000.000.000.000 di debito pubblico. Se vuoi sederti ma hai debiti con alcuni player al tavolo, la tua credibilità è nulla.

Chiudo con una battuta. Qualche decina di anni fa Enrico Berlinguer diceva che “questo paese non si governa col 51%”. Pensi sia ancora così?
Qualcuno prima di lui (Mussolini) disse qualcosa di simile. Siamo un paese particolare, in cui però la politica – pur nei suoi eccessi – appassiona tutti. Mi piacerebbe che l'italiano medio uscisse dalla dimensione del tifoso, e provasse a diventare più consapevole dei problemi reali, studiando, approfondendo, capendone di più.
Alla fine del famoso discorso in parlamento mi avvicinò una collega, una cattolica moderata che non potrebbe essere più lontana dagli argomenti di quel discorso. Eppure mi disse “hai parlato spiegandomi delle cose che non sapevo, ora posso decidere meglio”. Ecco, vorrei che gli italiani iniziassero a fare questo.

Farai campagna elettorale anche senza essere candidato?
Certo, lo devo alle idee per cui combatto da anni. Ci saranno altre occasioni per tornare in Parlamento, ci saranno altre stagioni per alzarsi in piedi.

Leggi qui la prima parte dell'intervista a Mario Adinolfi

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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