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Di Maio risponde a Niklas Lindhal e al mondo del gaming (e del calcio) sulla pubblicità

Questa la risposta del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico del Governo Conte.

di Luigi Di Maio

Oggi il rappresentante in Italia di una società svedese del gioco d'azzardo online, Niklas Lindhal, mi ha scritto una lettera aperta, pubblicata a pagamento sul Corriere della Sera. L'ho letta nel treno da Roma a Milano. Mi scrive a proposito del divieto della pubblicità al gioco d'azzardo che ho inserito nel Decreto Dignità per contrastare seriamente la piaga dell'azzardopatia. Immagino che le sue argomentazioni siano condivise dagli altri operatori del settore, quindi rispondo a lui per rispondere a tutte le società che si occupano di azzardo.

Gentile Niklas,

prima di tutto è completamente fuorviante parlare di proibizionismo. Quello che viene vietato è la pubblicità a un prodotto o servizio, non il prodotto in sè. La logica che viene applicata è quella che ha portato al divieto della pubblicità sulle sigarette. Non è stata vietata la vendita, ma la sua sponsorizzazione e la strategia ha funzionato. Lei sostiene che con il divieto alla pubblicità si favorirebbero le attività illegali, io penso il contrario. Penso che meno pubblicità al gioco d'azzardo legale, farà diminuire anche il ricorso a quello illegale. La martellante pubblicità sul gioco d'azzardo, anche utilizzando testimonial ultra famosi, ha come effetto un generale aumento del desiderio di giocare d'azzardo, causando anche un indiretto aumento delle giocate "non autorizzate". C'è un film che racconta molto bene come funziona questo meccanismo di cinica seduzione: si chiama Thank you for smoking e racconta come, tramite la pubblicità, i lobbisti del tabacco riescono a convincere tantissime persone che il fumo è "figo", trascurando il fatto che fa male. Questo porta tantissimi profitti alle industrie del tabacco, ma tumori e morte per i consumatori. Non le racconto il finale, ma gliene consiglio la visione.

Il fenomeno principale che voglio debellare con questa norma è l'azzardopatia. Se è vero che le entrate fiscali derivanti dal gioco valgono svariati miliardi, è anche vero che i costi sociali dell'azzardopatia in Italia sono quasi altrettanti. E' un gioco quasi a somma zero per lo Stato che incassa da una parte i soldi che poi deve spendere dall'altra. I malati d'azzardo in Italia sono circa un milione. Un milione di famiglie in cui la serenità e la tranquillità economica non esistono più. E io come ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali devo pensare innanzitutto ai cittadini, alla loro salute e alla loro qualità di vita. Tra il profitto di una società e la felicità di una famiglia, non esito un attimo a scegliere la seconda.

So che ci sono tante persone che vengono pagate fior di quattrini per fare pubblicità al gioco, così come ce ne erano tante che venivano pagate profumatamente per fare pubblicità al fumo. Una volta che la pubblicità al fumo è stata vietata, quelle persone hanno fatto da testimonial per altri prodotti o servizi, continuando ad essere lautamente pagati. E' lo stesso che accadrà con chi sponsorizza l'azzardo. Ma ne approfitto per sensibilizzare questi vip: non prestatevi più a questa propaganda, pensate a quel milione di famiglie distrutte dall'azzardopatia.

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La nostra Costituzione mette la persona al centro e recita che "E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana". Per me l'azzardopatia è un ostacolo ed è mio compito rimuoverlo e abbiamo individuato il divieto della pubblicità all'azzardo come strumento. Non torneremo indietro. Anzi: se come credo riscuoteremo successo, proporrò che la stessa legislazione venga applicata in tutti i Paesi dell'Unione Europea.

Per concludere gentile Niklas, io ho il dovere di tutelare la salute e la qualità della vita dei miei concittadini. E lo farò fino in fondo perchè gli unici a cui devo rendere conto sono gli italiani.

Ecco cosa aveva scritto Niklas Lindhal a Luigi Di Maio

Perché da un punto di vista tecnico il gioco non può essere paragonato al tabacco: leggi qui la nostra analisi.

Mancano le coperture per far approvare il Decreto Dignità: il punto

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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