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Texas Hold’em, la “poker face” serve davvero?

Dimenticate quello che avete sentito da Lady Gaga. Se davvero volete vincere al Texas Hold’em allora la peggior faccia che potete fare al tavolo da gioco è proprio l’imperscrutabile “poker face”. Questa è la sorprendente conclusione a cui è giunto il Dottor Erik Schlicht - del Wellesley College nel Massachusetts – in seguito ad uno studio volto a determinare come le persone prendano le proprie decisioni sotto pressione.

“Quello che volevamo capire era quale comportamento la gente adotti in situazioni dove c’è la necessità di prendere una decisione rischiosa” ha spiegato lo stesso Schlicht. “In passato, per ricerche del genere, erano sono state utilizzate le scommesse oppure le lotterie, ma noi abbiamo preferito ricreare uno scenario in cui le persone potessero ritrovarsi  più facilmente nella vita quotidiana, e quindi il poker ci è parso più adatto allo scopo. In questo modo abbiamo potuto determinare quali siano le risposte a precisi segnali biologici, vale a dire le espressioni facciali.”

Schlicht e il suo team hanno monitorato a lungo un gruppo di volontari alla prese con un computer il quale rilanciava diversi importi con una mano di Texas Hold’em mentre visualizzava contemporaneamente diverse espressioni facciali sullo schermo.

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“Abbiamo spiegato ai giocatori che potevano fare call oppure fold, e quello che abbiamo scoperto Un esempio di 'faccia affidabile'è che prima di agire pensavano più a lungo se il computer aveva mostrato una faccia per così dire affidabile e che erano molto più inclini al fold.” I peggiori risultati in tal senso si sono invece registrari proprio con la tradizionale ‘poker face’, dove le percentuali di abbandono del piatto sono state decisamente minori. “In genere le persone non sono in grado di valutare bene i rischi nel clou dell’azione, ma ottengono migliori risultati nell’intepretazione delle varie espressioni del viso”.

Nonostante ciò, ed ancora a conferma che nel poker non c’è approccio che funzioni in ogni occasione, lo stesso Schlicht ha poi concluso: “Indurre un avversario ad una particolare azione, tramite le nostre espressione facciali, è una strategia che può funzionare per un limitato numero di mani. Essendo il tutto un processo dinamico, l’altro giocatore ne migliorerà l’interpretazione riducendo man mano la possibilità di essere ingannato.”

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