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Per il Governo “nessun aumento della tassazione nel gioco online”. Aliquote nell’e-gaming tra le più alte d’Europa

Dopo settimane di tensione, con la richiesta dei gestori slot di tassare l’online, da Roma filtrano notizie che inducono ad un cauto ottimismo: il Governo sembra non essere intenzionato ad aumentare le aliquote dell’e-gaming per quanto concerne le aliquote applicate ai ricavi determinati  dal gioco.

Il Ministero dell’Economia, ancora una volta, ha preso atto che i prelievi applicati all’online italiano sono tra i più alti d’Europa per quanto concerne gaming duty, secondo rumors raccolti dall’agenzia Agimeg.

Inutile dire che la pressione fiscale è poi alle stelle per i concessionari che hanno sede legale in Italia e dichiarano gli utili corporate nel nostro paese. Ma questo è un altro discorso e molte gaming company che operano con le necessarie autorizzazione dei Monopoli, hanno sede all’estero (lo possono fare grazie alla legge per gli obblighi comunitari del 2008). Oggi focalizzeremo la nostra attenzione solo sulle tasse sul gioco.

Riduzione del PREU ma si cercano altre coperture

Il golpe degli operatori delle slot sembra quindi fallito ed ha avuto una sorta di effetto boomerang, visto che il sottosegretario Baretta vuole presentare “un emendamento per la riduzione del 30% delle slot”.

Sembrano smentite le dichiarazioni di una settimana fa del Vice Ministro Morando che aveva promesso di traslare il peso fiscale dal terrestre all’online.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, l’obiettivo del Governo è quello di diminuire il peso del PREU per quanto riguarda slot e VLT, ma per le coperture si sta pensando di anticipare il bando di gara per il Super Enalotto ed inoltre ridurre gli aggi dei tabacchi per quanto concerne alcuni giochi.

Boschi, Gentiloni e Renzi

Tra tessera del giocatore e quarta direttiva europea sul riciclaggio

La speranza è che anche nel gioco terrestre si trovi una soluzione per tutelare migliaia di posti di lavoro, ma è innegabile che nel 2017 (con la quarta direttiva europea sull’antiriciclaggio alle porte) sia necessario che tutti i flussi e la raccolta sul gioco terrestre siano tracciabili come accade nell’online. In questo momento storico però il Governo allontana questa ipotesi, visto che la Commissione Bilancio della Camera ha bocciato l’introduzione della tessera del giocatore che sarebbe l’unico strumento efficace per controllare ludopatia e flussi raccolti nelle agenzie e nelle sale giochi.

La quarta direttiva sul riciclaggio porterà nuove drastiche misure nell’online: puoi leggere le principali novità in questo articolo

Gioco Online: in Italia la tassazione più alta a livello internazionale

Riguardo l’e-gaming, ad eccezione di Franca e Spagna (dove il mercato legale riesce ad attrarre il 50% dei players al massimo e gli operatori falliscono), l’Italia ha una pressione fiscale tra le più alte nel vecchio Continente (stiamo parlando solo di tasse applicate alle revenues sul gioco) e nel Mondo, considerando che quando si parla di online, si fa riferimento ad un mercato internazionale.

Gibilterra, Curacao, Isola di Man, Alderney ed altri “paradisi fiscali” ospitano gran parte degli operatori mondiali con aliquote di gaming duty molto basse.

Malta: tasse sul gaming molto basse

Malta, capitale del gioco europeo, applica il 5% sul rake lordo nel poker online e presenta delle grosse agevolazioni ai bookmakers. Si applica infatti un prelievo pari allo 0,5% “of the gross amount of bets accepted in remote betting operations”. In poche parole si applica lo 0,5% sulle scommesse lorde accettate da remoto, con un cap di 466.000 euro annui. Per i casinò online (licenza classe 1) c’è invece un canone fisso pari a €7.000 al mese.

Gibilterra: 1% sul turnover

Per esempio, per farvi capire, Gibilterra applica nelle scommesse l’1% di prelievo che  viene calcolato sul turnover fino a 42,5 milioni di sterline (di turnover annuo), con un cap pari a 425.000 pounds per anno, con una tassa minima pari a 85.000 sterline. Questo per farvi capire le agevolazioni che i siti concorrenti offshore hanno nei confronti delle piattaforme di gioco italiane, riguardo alla tassazione sul gaming.

Gran Bretagna: 15% sulle revenues derivanti dal gioco

La Gran Bretagna, altra sede naturale e storica dell’e-gaming e del betting, ha una tassazione pari al 15% che viene applicata alla fonte sulle revenues lorde derivanti dal gioco. Obbligate sono tutte le gaming company che offrono gioco nel Regno Unito. Con l’introduzione, due anni fa, del nuovo criterio sul punto di consumo, gli operatori sono obbligati a versare il 15% su tutte le scommesse “piazzate” all’interno del Regno Unito. Prima un sito di Gibilterra poteva offrire gioco a Londra e dintorni e pagare le tasse sul gaming e corporate nel piccolo stato dello stretto. Ma i siti britannici sono comunque in una posizione di vantaggio rispetto ai nostri concessionari.

Italia: aliquote dal 22% (betting) al 20% (casinò e poker)

Pensate che l’Italia si è passati dalla tassazione sul turnover (nelle scommesse e nel tornei di poker) a quello sui margini: si applica il 22% nelle scommesse e il 20% nel poker online e nei casinò: basta questa informazione per farvi capire la posizione di partenza (penalizzante) da parte delle betting company italiane costrette a fronteggiare una concorrenza che – nella migliore delle ipotesi – gode di una tassazione al 15%. Senza pensare poi alla pressione fiscale sulle società (ma come detto dipende dalla giurisdizione della gaming company).

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LOGiCO: “disponibili a discutere di eventuali aumenti”

Nonostante l’attacco di un comparto del gioco che dovrebbe dimostrarsi più solidale e far fronte comune (quello degli apparecchi d’ “intrattenimento”), i concessionari dell’online, attraverso l’associazione LOGiCO, si sono dichiarati disposti a discutere di un eventuale aumento con i Monopoli ed il Governo. Una posizione matura e sensata.

L’e-gaming company sono disponibili comunque a contribuire a tamponare l’eterna emergenza fiscale italiana, purché si intervenga con equilibrio e non di pancia, solo perché l’hanno chiesto gli operatori “concorrenti” (slot e vlt coprono il 50% della spesa dei giocatori italiani) e di qualche politico a caccia  di voti.

Intervenire a casaccio, quando gli equilibri concorrenziali internazionali sono così delicati, sarebbe un disastro su tutta la linea per operatori, giocatori e soprattutto il fisco.

L’onorevole Francesco Boccia ha chiesto la settimana scorsa, un aumento della tassazione nell’online

L’attacco e la spaccatura insanabile

Ma gli operatori delle slot, nei recenti comunicati stampa, hanno fatto capire a chiare lettere che l’obiettivo è solo quello di penalizzare il gioco online, visto come un pericoloso concorrente, quando il target dei giocatori sono totalmente differenti e l‘evoluzione della specie (diffusione capillare dei device e della tecnologia avanzata) e del mondo va in un’unica direzione.

Una cosa è certa: all’interno del settore del gioco legale italiano, vi è oramai una spaccatura, forse insanabile e non voluta dai grossi concessionari e brand internazionali che sono stati al centro di un attacco molto deciso. Ed è un peccato perché terrestre e online potrebbero difendere in modo più efficace dagli attacchi esterni dell’opinione pubblica e della politica.

Oltre alla tassazione squilibrata anche  il divieto di pubblicità (chiesto a gran voce dalle associazioni di categoria del terrestre) favorirebbe in maniera palese i siti dot com.

Il successo nel gioco online: la regolamentazione italiana esempio per molti paesi

Nella realtà, i problemi del settore del terrestre non si risolverebbero cancellando il gioco legale su internet, ma bensì  tale nefasta ipotesi rafforzerebbe solo  l’offerta non autorizzata, spesso gestita da organizzazioni criminali, mandando in fumo 20 anni di lavoro intelligente e proficuo portato avanti dai Monopoli di Stato e dal Ministero dell’Economia, sempre con grande equilibrio, ben consapevole della concorrenza internazionale, dello sviluppo delle nuove tecnologie e dei trend di settore.

Le richieste di nuovi brand internazionali di voler entrare nel mercato italiano sono la testimonianza che è stato fatto un lavoro importante e mirato a Piazza Mastai e da parte del Ministero.

La demagogia e la tassazione nel gioco online

L’Italia è un esempio per molti governi europei, in materia di regolamentazione dell’e-gaming. E’ stato uno dei primi paesi a regolamentare e a contribuire ad uno sviluppo normativo sempre più equilibrato ed efficace. Ma cadere nella demagogia è una tentazione forte per molti politici e quando sentiamo parlare di “emergenza dell’online”, quando la spesa raggiunge solo il 5% del totale, fa sorridere… Se esiste un’emergenza nel gioco, questa non è certo su internet (anche se vanno sempre implementate le tutele per i giocatori): il 95 della spesa degli italiani deriva dal gioco terrestre, inutile provare a nasconderlo con giochi di prestigio o bluff.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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