I poker players francesi tirano un bel sospiro di sollievo: a sorpresa è stato bocciato dall’Assemblea Nazionale l’emendamento presentato dalla deputata socialista Aurélie Filipetti che aveva proposto di tassare i redditi derivanti dal gioco, superiori ai 5.000€.
Il testo era già stato approvato dalla Commissione Finanze e vi erano tutti i presupposti per ottenere il consenso necessario delle forze parlamentari durante la votazione per l’approvazione della Legge di Bilancio. Con ogni probabilità vi è stata una retromarcia politica improvvisa dettata dal buonsenso e da logiche di pura convenienza fiscale (anche se a prima vista questo ragionamento può sembrare paradossale).
Non solo i francesi, ma tutti i poker players e scommettitori europei possono essere soddisfatti delle decisioni ponderate a Parigi; il precedente sarebbe stato scomodo per molti. D’altronde la norma è apparsa assurda fin da subito, considerando che nell’online le tasse vengono già pagate alla fonte (così come nei casinò) dalla casa da gioco (a titolo di sostituto di imposta). In questo modo i giocatori transalpini sarebbero stati gravati da una doppia imposizione, con conseguenze non secondarie per il futuro del mercato.
Una norma del genere avrebbe compromesso la competitività dell’intero settore del gioco sia su internet che live. Molti top players sarebbero stati costretti a prendere residenza in altri paesi, con un regime fiscale più favorevole mentre altri sarebbero tornati a giocare sui siti offshore .com. A Parigi sono consapevoli di tutto ciò ed hanno voluto preservare gli equilibri e le preziose entrate tributarie che può garantire l’indotto del gioco. Non sempre aumentare la pressione fiscale è sinonimo di maggior introiti per le Agenzie delle Entrate, soprattutto in virtù dell’esistenza di mercati paralleli.
L’industria dell’egaming in Francia è già fin troppo soffocata da una tassazione giudicata da tutti eccessiva. La norma voluta dalla deputata socialista avrebbe dato il colpo di grazia ad un mercato già in bilico.