Johnny Lodden sta facendo parlare di sé all'EPT di Montecarlo, dove è tra i chipleader: il giocatore norvegese è decisamente un candidato forte per il tavolo finale, ma anche se dovesse raggiungerlo potrebbe finire col goderselo meno degli altri.
La sua nazionalità, per chi gioca a poker, è infatti una sorta di condanna: tasse altissime anche quando non si vince, niente poker live e la tentazione di andarsene altrove, come del resto altri suoi connazionali hanno già fatto.
"Abbiamo tutto contro di noi - spiega a PokerListings.com - attualmente se sei un professionista devi pagare le tasse anche nel caso tu abbia un anno in perdita, ed anche alle WSOP la percentuale che viene trattenuta è alta".
Per spiegarlo, Lodden racconta di quanto gli accadde alle World Series del 2010, quando lui e William Thorsen andarono deep nel Main Event, vincendo entrambi 317.000 dollari. Allo svedese però alla cassa spettò l'intera somma, mentre a lui toccarono circa 200.000 $, vedendo finire in tasse circa un terzo del suo premio.
E dal vivo le cose non vanno molto meglio, visto che il poker è illegale e rischia di rimanerlo anche in futuro: "E' possibile giocare solo in club illegali, ma da quando si è saputo che la mafia ha messo gli occhi su alcuni di questi in molti preferiscono evitare, per non rischiare niente".
Nonostante tutto, in Norvegia conta molti appassionati: ogni anno viene giocato a Dublino una sorta di campionato nazionale, ed anche nell'ultima edizione i partecipanti sono stati circa 1.200, a dimostrazione che nonostante tutto questo Paese non ha alcuna intenzione di stare a guardare.