Dopo il blitz al Prestige di Prato da parte delle Iene e della polizia, il rinvio a giudizio da parte degli organizzatori e giocatori per aver preso parte a una partita di cash game a Ferrara (andranno tutti a processo), a completare il mese nero del poker live italiano la chiusura di una sala giochi nella provincia di Cagliari.
In questo Articolo:
- 1 Poker live: nessuna offensiva in Italia verso i circoli
- 2 La sala giochi di Cagliari pubblicizzava eventi sui social
- 3 La giurisprudenza della Cassazione: si ai tornei freezeout (senza re-entry)
- 4 Individuati 19 giocatori e 4 dealer
- 5 I tornei di texas hold'em inseriti tra i giochi proibiti dalla Questura
- 6 La probabile battaglia legale si concentrerà sui tornei di poker freezeout
- 7 Il caso di Cagliari può fare giurisprudenza sul re-entry
- 8 L'agenzia dei Monpoli potrebbe regolamentare
Poker live: nessuna offensiva in Italia verso i circoli
E’ bene precisare che tutte queste vicende non sono legate tra loro e non c’è alcuna iniziativa nei confronti dei circoli di texas hold’em. Non vi è in corso nessuna "guerra" sistemica come abbiamo assistito dal 2008 al 2012, non vogliamo fare terrorismo informativo, il settore oggi è "disciplinato" - di fatto - dalla giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione. I tre provvedimenti paiono del tutto indipendenti tra loro.
Nel centro commerciale di Senorbì, piccolo comune a circa 40 chilometri da Cagliari, le forze dell’ordine hanno disposto la chiusura di una sala giochi (per lo più ospita slot machines) che organizzava tornei di texas hold’em con un discreto successo di pubblico.
Secondo il quotidiano “Unione Sarda”, il locale “era diventato un punto di ritrovo per un elevato numero di giocatori provenienti da tutta la Sardegna”.
I tornei di poker “erano ampiamente pubblicizzati sui canali social dove venivano promesse cospicue vincite in denaro, anche di migliaia di euro”.
La giurisprudenza della Cassazione: si ai tornei freezeout (senza re-entry)
Sappiamo che i tornei di poker sono ammessi nei circoli in virtù di alcune sentenze della Corte di Cassazione che autorizzano eventi di modica entità ma soprattutto tornei con struttura freezeout , ovvero senza possibilità di re-entry. La ratio e filosofia di queste sentenze è che i players devono conoscere quanto vincono (in base naturalmente al montepremi e il payout) e quanto perdono prima dell’inizio del torneo.
Il movimento di parecchi giocatori – soprattutto nel fine settimana – ha indotto i Carabinieri della Stazione di Senorbì di effettuare dei controlli nel locale.
Individuati 19 giocatori e 4 dealer
In base alle prime ricostruzioni è emerso che durante un evento sono intervenuti i militari dell’Arma insieme agli ispettori dell’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane e hanno individuato 19 giocatori e 4 dealer, impegnati in un torneo di texas hold’em (pubblicizzato sui social secondo l’Unione Sarda) che prevedeva la possibilità di pagare re-entry.
Al centro della sala un monitor in bella vista con proiettati i risultati in tempo reale. Secondo le cronache locali: “le regole del torneo rientravano perfettamente nella modalità del gioco d’azzardo, prevedendo per ogni giocatore sia l’obbligo di versare una quota d’ingresso, sia la possibilità di ulteriori versamenti per il “re-entry”, ossia per rientrare in gioco”.
I tornei di texas hold'em inseriti tra i giochi proibiti dalla Questura
Il Poker texas hold’em è un’attività inserita nella tabella dei giochi proibiti della Questura della Provincia di Cagliari. I Carabinieri hanno segnalato il locale alle autorità di pubblica Sicurezza.
Il Questore di Cagliari ha sospeso l’attività del locale e ordinato la chiusura per 15 giorni.
E’ giusto fare un po' di chiarezza: è probabile che il motivo per il quale il circolo sia stato chiuso (in questo caso si tratta più di un provvedimento di natura amministrativa) è perché il texas hold’em è rientrante nella tabella dei giochi proibiti, ma è altrettanto vero che in un'aula di tribunale, un giudice potrebbe essere indotto a applicare i principi giurisprudenziali dettati dalla Corte di Cassazione.
La probabile battaglia legale si concentrerà sui tornei di poker freezeout
Per quanto concern eventuali responsabilità di natura penale, è meglio essere più cauti prima di definire un torneo come un’attività di “gioco d’azzardo”. E’ vero che è stato accertato che l’evento prevedeva il pagamento di re-entry, ma è bene capire anche quanti re-entry erano consentiti e se la natura del torneo era del tutto snaturata e si allontanava dal format del freezeout.
E’ vero che la giurisprudenza consolidata della Cassazione prevede il divieto di re-entry, ma in un caso giudiziale possono esistere mille sfumature. Alcuni dettagli possono essere decisivi: per esempio il numero di re-entry previsti, l’entità dei buy-in, il fatto se ci fosse o meno un montepremi garantito cospicuo oppure no. Esistono parecchie variabili da pesare e valutare.
Molti circoli stanno organizzando tornei (sempre più frequenti) con strutture che del freezeout hanno poco e che, ingenuamente, rendono note le regole e le modalità dei tornei sui social. E' un trend che espone i club a dei rischi legali.
Il caso di Cagliari può fare giurisprudenza sul re-entry
Questo caso giudiziale (sempre che si andrà a processo e non è così scontato) può essere interessante per tutto il momento del poker live, perché per la prima volta si discuterà sulla natura dei tornei con re-entry. Se leggiamo in modo letterale le sentenze della Cassazione pare vi siano pochi dubbi, ma ogni caso fa storia a sé e siamo curiosi di conoscere altri importanti e decisivi dettagli del torneo organizzato a Senorbì.
L'agenzia dei Monpoli potrebbe regolamentare
Il vero problema rimane l’assenza di regolamentazione che genera poi casi del genere. Sappiamo che agenti dei Monopoli erano presenti sia nel blitz di Prato che di Cagliari: sarebbe importante che segnalassero questi casi alla Direzione Generale per sollecitare l’agenzia a regolamentare seriamente un settore che coinvolge tantissimi club che ogni giorno organizzano tornei. Le sole sentenze della Cassazione non possono bastare per fare chiarezza. ADM ha già la delega (riconosciuta da due leggi: quella del 2009 e del 2011) per disciplinare il settore con un regolamento secondario.