Quante volte vi siete trovati di fronte alla situazione di dover dare un'interpretazione alla puntata di un vostro avversario? Su cosa vi siete soffermati per cercare di stabilire se si trattasse di una probe-bet - utile per l'altro nella fase di delineazione della forza della sua mano - oppure un tentativo di simulazione di debolezza per intrappolarvi facendovi mettere nel piatto più chips possibili?
Non essendoci ovviamente ricette perfette per tali occasioni, necessariamente alcune volte la vostra lettura risulterà sbagliata e quindi ne pagherete le conseguenze, mentre in altre occasioni vi converrà rischiare per vedere se la vostra mano è quella migliore. Naturalmente anche i campioni più famosi affrontano situazioni simili.
Vediamo insieme come se l’è cavata il top pro David Benyamine durante il Doyle Brunson Five Diamond World Poker Classic tenutosi al Bellagio di Las Vegas. Con bui 1500-3000 e un ante di 400, David fa un open-raise del cut-off per 8500$ avendo in mano una coppia di 8. Il bottone e il big blind sono gli unici a fare call. “Avevo notato che il ragazzo di big blind era piuttosto loose” racconta Benyamine, “stava giocando davvero tante mani, di conseguenza quando ho visto il suo call avevo ottime chance di essere davanti al suo range. Solo il bottone m’inpensieriva abbastanza, avevo paura che potesse avere qualcosa come A-Q o una coppia forte”
Al flop scendono 2-7-Q con due cuori e quindi con un possibile flush-draw ed un over-card rispetto alle carte del francese. “Il big-blind è uscito subito puntando, ma soltanto di 10.000$ su un piatto che era già di 30.000$” continua Benyamine. “Ovviamente ho fatto call, perchè con un 7 in mano mi sarei aspettato proprio una puntata del genere. Avevo intuito che non voleva cimentarsi in un check-raise né tanto meno fronteggiare una per lui difficile scelta nel caso in cui io avessi puntato in maniera piuttosto decisa. Prendere il comando dell’azione era la soluzione ideale per lui, ma doveva sicuramente mettere dentro più chips.” Il gioco passa dunque al giocatore sul bottone che preferisce foldare la mano.
Al turn scende un 3 di quadri. Il big blind ancora una volta prende l’iniziativa e, come già fatto sul flop, anche in questo caso effettua una gay-bet di appena 15.000$. “C’erano 50.000 nel piatto e lui ne ha puntati molti meno della metà” riflette Benyamine.
Il river porta un 6 di picche e stavolta il BB fa check. “Ho pensato subito di piazzare una value-bet perchè ritenevo di aver la mano migliore “ continua David, “ma non potevo certo affrontare un eventuale re-raise con quelle carte. Se aveva giocato in quella maniera con una coppia di 9 allora mi aveva messo astutamente nel sacco. Se, invece, aveva agito in quel modo con i 7 allora la sua giocata era stata davvero terribile”.
Benyamine adotta comunque la linea passiva e fa check mostrando i suoi 88. L’opponent fa subito muck. “Mi ha tenuto nel piatto quando invece doveva far di tutto per indurmi ad abbandonare la mano. Una delle strategie basilari di questo gioco è sapere quando conviene portarsi dietro un avversario e quando invece chiudere la mano il prima possibile”