Chi conosce l’industria del poker online fin dalle sue origini, oggi rimarrà sorpreso nell’apprendere che PartyPoker (di proprietà di Entain) ha trasferito le sue skin e i giocatori sulla rete concorrente di iPoker Europe (Playtech), il network che opera nei mercati legali con liquidità condivisa di Francia, Spagna e Portogallo.
La sorpresa deriva dal fatto che negli anni d'oro del poker statunitense, fino al 2006, Party è stata la prima poker room mondiale sconfiggendo negli Stati Uniti una concorrenza feroce di Paradise Poker (uno dei primi software in assoluto lanciato a fine anni ’90) e delle altre poker rooms storiche e tenendo a bada proprio Stars, fino alla legge federale UIGEA (lo vedremo in seguito). Post 2006 è iniziato il declino ma nonostante tutto, prima dell'avvento di Full Tilt Poker, è stata in Europa un punto di riferimento.
In tempi più recenti, sotto la guida di Entain e del suo fondatore Kenny Alexander (boss di GVC e autore delle acquisizioni di Bwin.Party, Ladbrokes, Coral Eurobet etc), nel 2019, il suo software Poker 8 era stato profondamente rinnovato, diventando un prodotto di punta sul mercato internazionale. La casa madre, inizialmente, ha investito molto nel prodotto poker. Negli ultimi anni, con continui update, il software da mobile è diventato uno dei più apprezzati dai giocatori online. Un vero peccato, ma nei mercati chiusi Party ha sempre sofferto la mancanza di liquidità, lo abiamo visto anche in Italia (prodotto di primo ordine, manager preparati, ma in un settore relativamente piccolo a liquidità chiusa è difficile crescere).
In questo Articolo:
PartyPoker e l’operazione in Francia e Spagna
Ai giocatori è stato presentato questo cambio storico come un consistente aggiornamento software, in realtà tutte le skin del network Partypoker sono state trasferite nel pool di giocatori di iPoker. Rimarrà solo il marchio PartyPoker ma il prodotto sarà gestito da Playtech a livello tecnico.
La rete europea in Francia e Spagna di PartyPoker è quindi scomparsa, almeno nella forma in cui i giocatori l'hanno conosciuta. Dal 2 settembre, la rete di liquidità europea è diventata una skin di iPoker.
Nell’aprile del 2022, Entain (la casa madre) aveva messo in vendita Party per circa 150 milioni di sterline ma il noto brand è rimasto sul mercato. E pensare che nel 2015 GVC aveva acquisito Bwin.Party per 1,7 miliardi.
Il passaggio sul network di iPoker (di proprietà di Playtech) in Francia e Spagna è il preludio per un’operazione ancora più consistente su tutti i mercati e nella rete internazionale? Una domanda legittima, ma al momento, non si hanno indicazioni in questo senso.

I motivi e le conseguenze della migrazione nei mercati del Sud Europa
Consultando i dati di rilevamento del traffico di PokerScout, la rete internazionale di PartyPoker conta 1.800 giocatori in contemporanea sul sito nelle ore di punta, mentre il traffico in Francia e Spagna era molto basso. Quindi è stata una scelta dettata dalla logica, anche se nel mercato francese Party era più forte. E forse è proprio questa una delle chiavi di lettura: Party non riusciva a sfondare in Spagna (anche se Bwin è un bran prestigioso nella penisola iberica) e quindi aveva un grosso problema di liquidità.
Con questa operazione, invece si può pensare all'acquisizione di nuovi clienti giocatori anche in quel mercato con azioni marketing mirate, considerando che i garantiti dei tornei di poker saranno molto più alti e attrattivi.
La migrazione di PMU nel 2025
Prima di tutto una delle skin del network di PartyPoker Francia, PMU aveva già migrato in iPoker all’inizio del 2025 e questa mossa ha messo ancora più in crisi la liquidità della rete. Il 2 settembre anche le skin di Bwin (qui puoi leggere la recensione della poker room Bwin Italia) si sono trasferite sul network gestito da Playtech.
In questo modo ora gli attori principali nel mercato della liquidità condivisa del Sud Europa sono tre: PokerStars, Winamax e iPoker.
iPoker Europe ora raggiunge nelle ore di punta un picco di 750 players circa, un dato relativamente positivo considerando il mercato ristretto.
Le prospettive di PartyPoker in Europa e negli USA
Nei principali mercati europei, PartyPoker è uscito come brand in Italia ma esiste ancora il network che serve le poker room di Bwin e di Gioco Digitale Poker. Eurobet Poker, sempre del gruppo Entain, è invece una skin storica di iPoker Italia.
In Francia e Spagna è sempre presente ma come skin di iPoker e marchio naturalmente indipendente, come abbiamo visto.
Della rete internazionale abbiamo già parlato (con un traffico limitato), mentre rimane strategico come operatore B2B (che offre servizi a altri operatori) ma anche come skin (B2C, per i giocatori) negli Stati Uniti e in particolare in New Jersey dove è la skin esclusiva della rete BetMGM, società nata dalla joint venture al 50% con il colosso di Las Vegas, Atlantic City e Macao MGM Resorts e US. Entain che fornisce tecnologia e tutte le capabilities necessarie.
Le ragioni del declino di PartyPoker
Il successo e il declino di PartyPoker sono da ricercarsi proprio nel mercato degli Stati Uniti. Nei primi anni 2000, nel pieno del boom del poker in generale a stelle e strisce, Party era senza dubbio il sito di riferimento. L'errore (inconsapevole) fu quello di quotare in borsa PartyGaming (la holding di controllo) e quando anche la famiglia Scheinberg stava pensando di quotare PokerStars (ma non lo fece solo per una questione di mesi prima della svolta legale), l'amministrazione di George Junior Bush riuscì a far passare in Congresso la famossa legge federale UIGEA che vietava le transazioni bancarie e finanziarie di qualsiasi natura da e verso i siti di gambling.
Stiamo parlando della famigerata legge Unlawful Internet Gaming Enforcement Act, le cui violazioni sono alla base del famoso Black Friday del 2011.
Il problema delle società quotate nel 2006
PartyPoker fu costretta a ritirarsi dal mercato statunitense nel 2007 essendo società quotata in borsa e con dei parametri legali molto rigidi, un mercato vitale per un sito come quello (la maggior parte delle entrate dal poker e dal casinò derivavano dagli USA) mentre Isai Scheinberg (lo ha ribadito in un'inedita e recentissima intervista) ottenne dai suoi avvocati ma anche da alcuni tribunali negli Stati Uniti, il riconoscimento che il poker online non fosse gambling e quindi operò con PokerStars (seppur con diverse difficoltà nel trasferimento di fondi, lo scopriremo nel 2011) senza concorrenza (fino all'avvento di Full Tilt Poker) nel principale mercato mondiale.
PokerStars spendeva circa 20 milioni in marketing ogni mese negli USA per promuovere il brand. Fu un successo senza precedenti, almeno fino al Black Friday nel 2011, l'inchiesta federale che mise in ginocchio tutta l'industria del poker online.
Partypoker dal 2006 al 2011, senza il polmone vitale dei players statunitensi ha vissuto un lento declino e anche dal 2011 in poi, quando ritornò a operare con i concorrenti in parità di condizioni, non riuscì più a recuperare il gap sotto il profilo tecnologico e del marketing. La fusione con Bwin ha poi generato ancor più confusione.

PartyPoker: la seconda giovinezza dal 2018 fino a 2023
C'è stato un momento nel quale PartyPoker ha provato a rilanciarsi sotto la direzione di Kenny Alexander, al tempo CEO di Entain, dopo anni drammatici nella co-gestione sotto Bwin. Intorno al 2018 c'è stata la volontà di investire nel poker online e in particolare nella tecnologia (con la rivisitazione e un forte update nel 2019 del software Poker 8). Party è sembrata una delle room più aperte a assecondare le esigenze dei giocatori e a combattere le irregolarità e le truffe online ai tavoli, oltre a una guerra seria contro la presenza di bot. Fino al 2023 è stato messo anche sotto contratto Patrik Leonard e si è adottato una politica calmieratrice sulla rake, oltre a investimenti su garantiti importanti nei tornei. Tutto questo ha comportato margini sempre più bassi agli occhi della holding Entain. Ma uno dei problemi principali è senza dubbio la concorrenza di GGPoker che opera in tutti i mercati grigi. PartyPoker, essendo quotata in borsa con Entain, è dovuta uscire da quei mercati, perdendo quote importanti di liquidità.