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Tom Dwan

Tom Dwan rivela la sua strategia Short Deck: “Ecco cosa fare pre-flop”

Nella seconda parte dell’intervista a Nick Schulman (qui trovate la prima parte), l’argomento principale è stato lo Short Deck, disciplina in cui Tom Dwan eccelle, tanto da essere uniformemente considerato come uno dei migliori 5 (o addirittura 3) giocatori del pianeta.

‘durrrr’ ha parlato a lungo di questa variante, in cui il mazzo è ridotto rispetto al No Limit Hold’em, facendo anche un paragone tra le due discipline ed evidenziandone le differenze – anche dal punto di vista tattico.

Lo Short Deck, il futuro degli high stakes

L’esplosione dello Short Deck non è certo una novità, anche se per il momento la variante d’elezione rimane il No Limit Hold’em. Tom Dwan però si dice sicuro che il futuro sia del gioco di cui si è innamorato qualche anno fa.

“Penso che lo Short Deck abbia un futuro, perché non è difficile diventare giocatori di medio livello. Questo naturalmente è un bene per il gambling”. Tradotto: più persone se la cavano (o pensano di cavarsela), maggiori sono le opportunità di guadagno per i veri pro.

Il segreto di Tom Dwan

Ad un certo punto, Nick Schulman dice che il suo ospite è tra i più forti giocatori di Short Deck al mondo e gli chiede quale sia il suo segreto. La risposta di Tom Dwan? Molto semplice:

“Be’, io ci giocavo prima di chiunque altro! Perciò ero avanti rispetto a tutti, perché quando molti pro hanno cominciato a giocare, io lavoravo sul gioco già da due anni. Se il mio background da giocatore di PLO mi ha aiutato? Sì, perché penso che nel PLO, come nello Short Deck, devi accettare determinate situazioni in cui capitano scoppi e cose simili”.

Ma c’è un consiglio strategico che fa davvero la differenza? “Nello Short Deck, se hai una buona mano e sei in posizione, soprattutto se sei in posizione, non dovresti foldare pre-flop, spiega ‘durrrr’. “Eppure ci sono tanti pro che foldano molto. Nello Short Deck, a meno che tu non abbia J-6 off non dovresti foldare così tanto!”.

 

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Imparare dagli errori

Quando lo Short Deck ha cominciato a fare presa su molti professional poker player, Tom Dwan notava come ci fossero “molti spot intuitivi, che la gente non capiva perché era nuova del gioco. Magari avevano studiato per giocare con un certo stile, ma quando si trovavano contro qualcuno che faceva qualche mossa strana, mancavano spot di grande valore. E questo succedeva spesso”.

E ancora: “Personalmente cerco sempre di ammettere i miei errori, per migliorare e trarre qualcosa di positivo. Nell’Hold’em non succede più così spesso, perché ormai il livello è molto alto e gli scenari sono tutti più o meno simili”.

Da High Stakes Poker… ad High Stakes Poker

Sono passati parecchi anni da quando Tom Dwan si è fatto conoscere partecipando ad High Stakes Poker, format tv che peraltro sta per tornare. Com’è cambiato il suo gioco da allora?

“Be’, come detto spesso provo cose strane e molte volte sono solo dei tentativi. Quando partecipai ad High Stakes Poker sapevo di avere molto margine di manovra e di poter tentare cose più strane. Oggi però gli avversari studiano molto e sono molto forti: anche se giochi deep stack, non hai più così tanto spazio di manovra, devi giocare più lineare”.

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