Gus Hansen dovrebbe smettere di sedersi ai tavoli di cash game high stakes? La domanda guardando i numeri rischia di suonare fin troppo banale, così come ad una prima occhiata altrettanto scontata sembrerebbe essere la risposta.
Spulciando negli archivi di highstakesdb.com, scopriamo infatti che il danese ha cominciato a sedersi ai tavoli di Full Tilt Poker sul finire del 2006, e da allora ha giocato sulla poker room circa 1.200.000 mani. Il bilancio è impietoso, e segna un eloquente passivo di 6.411.000 dollari. Gus non è mai stato in vincita per più di qualche mese, in un periodo che va grossomodo a cavallo fra l'ottobre del 2008 e l'aprile del 2009, quando era in attivo per circa 1.500.000 $.
Da allora ha sempre perso, o quando ha vinto lo ha fatto comunque quando si trovava nel baratro, magari recuperando terreno ma sempre a partire da una situazione estremamente critica, come ad esempio gli è accaduto prima del Black Friday.
Nell'agosto del 2010, infatti, Hansen perdeva 9.230.000 dollari, quando improvvisamente invertì la rotta e cominciò a vincere, in modo apparentemente irresistibile per mesi e mesi. Quando la poker room venne inibita anche ai giocatori europei, ovvero a distanza di neppure un anno, era riuscito a colmare quell'incredibile voragine per due terzi, rimanendo comunque in perdita per 3.210.000 dollari.
Poi la lunga assenza, il ritorno, e di nuovo il baratro: da quando è ricomparso su Full Tilt Poker ha visto scomparire altri 3.204.000 $ in poco più di 60.000 mani giocate, il che lo rende il giocatore più perdente di tutto il 2012. Come se non bastasse, anche su PokerStars le cose erano andate male, visto che come "broksi" ha perso un altro milione. Dovrebbe quindi dire basta? Forse, ma le cose non è detto siano tanto semplici.
Anzitutto, non dobbiamo dimenticare quello che Gus ha guadagnato in questi anni come uomo immagine di Full Tilt Poker: non è dato sapere di che cifra si tratti, ma ragionevolmente stiamo parlando di milioni. Questo gli ha dato visibilità, una notorietà che indubbiamente gli ha consentito di avere accesso a partite private assolutamente profittevoli, di cui i tavoli di Macao rappresentano con tutta probabilità solo la punta di un iceberg. Se abbandonasse i tavoli dei migliori, questo sarebbe ancora possibile?
Ci sono poi ragioni di natura molto diversa, che potrebbero comunque spingerlo a continuare. La prima, è che un giocatore del suo calibro ormai non potrebbe certo sedersi a tavoli di Pot Limit Omaha $25/$50 e sentirsi motivato: magari sarebbe vincente, ma gli sembrerebbero noccioline, e un salto indietro di queste dimensioni sarebbe estremamente complicato da gestire, non solo per l'indifferenza con cui tratterebbe quelle somme, ma anche per un fatto di ego.
Gus Hansen è un giocatore, certamente fra i primi al mondo, almeno fino a qualche anno fa. Adesso potrebbe non essere più così magari, ma se anche fosse saprebbe raccontarsi una verità tanto bruciante, accettare la sconfitta e farsi da parte lasciando spazio ad un pugno di ventenni?
Sarebbe clamoroso se accadesse, ma probabilmente non sarà così. La sua natura competitiva, quella che l'ha aiutato ad arrivare lassù, non glielo permetterebbe. Il suo destino sembra quindi quello di continuare ad insistere finché potrà, finché riuscirà a convincersi che può ancora farcela, brutalmente finché il denaro glielo consentirà, e poi forse arriveranno infine a spezzarlo. Ma di averlo piegato no, almeno di questo non permetterà che possa vantarsi nessuno.