In questi anni vi abbiamo informato in maniera dettagliata su tutti i casi giudiziali che sono emersi di scommettitori, giocatori di poker e gamblers in generale che percepivano il reddito di cittadinanza e sono finiti nei guai. In alcuni casi, i giudici di primo grado hanno assolto dall’accusa di Truffa ai danni dello stato, dei giocatori, per esempio pensiamo al caso della gambler di Avellino. C’è stata di recente invece una condanna per quanto riguardava il Mago di Ancona, il tipster romano (residente nelle Marche) che è stato condannato a un anno di reclusione (pena sospesa).
Sono tutti i casi, che dal punto di vista giurisprudenziale, sono interessanti ma sovente, contraddittori tra di loro. Abbiamo però un primo precedente autorevole che riguarda la sentenza della Corte Costituzionale.
In questo Articolo:
- 1 Il caso esaminato dalla Corte Costituzionale
- 2 Corte Costituzionale: "no al reddito per chi si è impoverito a causa dell'azzardo"
- 3 Il decreto legge n. 4 del 2019 è costituzionalmente legittimo
- 4 Corte Costituzionale: la sentenza n. 54 del 2024, il testo
- 5 "Lo Stato non può permettersi di alimentare la ludopatia di chi già ne soffre..."
Il caso esaminato dalla Corte Costituzionale
Nel 2017 e nel 2018, un cittadino residente nella provincia di Foggia ha realizzato vincite lorde (quindi senza tenere presente le perdite) da giochi e scommesse rispettivamente di 44mila euro e 69mila euro, puntate tutte piazzate sui principali bookmakers online italiani.
Da quello che si evince l'uomo però aveva perso parecchi soldi, le vincite lorde erano fuorvianti. La differenza tra vincite e perdite presentava un saldo negativo.
Nel marzo 2019, l'uomo ha presentato domanda per ricevere il Reddito di cittadinanza.
L'uomo pugliese ha però continuato a scommettere e così il suo stato patrimoniale ufficiale - dichiarato nel 2020 - ha evidenziato una variazione di 160mila euro, a causa delle scommesse online effettuate.
Come detto, le precedenti vincite dichiarate non tenevano conto delle perdite, perché la legge del 1988 impone la dichiarazione solo delle vincite (ed è molto fuorviante per fotografare la reale situazione patrimoniale di un player). Di fatto, questo giocatore era in forte perdita e necessitava di un sostengo economico. Per questa ragione aveva fatto domanda per il reddito di cittaddinanza.
E' finito però nei guai ed è stato denunciato penalmente proprio perché mentre percepiva il beneficio economico statale, scommetteva.
Corte Costituzionale: "no al reddito per chi si è impoverito a causa dell'azzardo"
Questa vicenda è arrivata fino alla Corte Costituzionale a seguito di una questione sollevata dal tribunale del capoluogo pugliese. La Corte, con la sentenza numero 54 del 2024, ha stabilito che il Reddito di cittadinanza non deve rappresentare un sostegno a chi si è impoverito a causa del gioco d'azzardo.
I giudici hanno interpretato che la legge, voluta dal primo governo Conte, esclude dal beneficio chi supera i limiti di reddito a causa delle vincite (lorde) derivanti dal gioco d’azzardo, anche se ha effettivamente subito perdite significative.
Inoltre, la Corte ha ritenuto giustificata (e compatibile con la Costituzione) la scelta legislativa di non concedere il sussidio a chi ha dilapidato risorse finanziarie nel gioco poco prima della richiesta, sottolineando che è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli causati dalla ludopatia, piuttosto che sostenere economicamente chi ne è affetto.
Il reddito di cittadinanza «non può aiutare chi si rovina con il gioco»
Corte Costituzionale, sentenza n. 54 del 2024
Il decreto legge n. 4 del 2019 è costituzionalmente legittimo
La decisione enfatizza anche che il decreto-legge n. 4 del 2019, che impone la denuncia delle vincite per poter accedere o mantenere il Reddito di cittadinanza, è coerente con la Costituzione.
Chi continua a giocare violando le regole del Reddito di cittadinanza non può invocare la violazione del principio di eguaglianza per contestare la legittimità della legge.
I giudici hanno precisato che l'uso del Reddito per le scommesse online viene considerato come una spesa qualsiasi, non coperta dalla solidarietà pubblica. Hanno inoltre evidenziato che le norme del Reddito di cittadinanza richiedono la dichiarazione delle vincite (lorde), non delle perdite, quindi una condizione di povertà dovuta all'uso errato delle proprie risorse non giustifica l'accesso al beneficio. In conclusione, è stato chiarito che lo Stato non deve incentivare la ludopatia né creare una rete di protezione che possa incoraggiare indirettamente il gioco d'azzardo.
Corte Costituzionale: la sentenza n. 54 del 2024, il testo
La sentenza 54 del 2024 prevede che il Reddito di cittadinanza «non può aiutare chi si rovina con il gioco». La misura determinata per legge «risulta strutturata in modo da non poter venire in aiuto alle persone che, in forza delle vincite lorde da gioco conseguite nel periodo precedente alla richiesta, superino le soglie reddituali di accesso, anche se, a causa delle perdite subite, sono rimaste comunque povere».
Non solo: la Consulta ha considerato legittimo che i legislatori abbiano deciso che non sia compito dello Stato assegnare il sussidio «a chi, poco prima, si è rovinato con il gioco». E questo perché «non è la povertà da ludopatia, ma è piuttosto la ludopatia stessa a rappresentare uno di quegli ostacoli di fatto che è compito della Repubblica rimuovere».

Per la Corte è costituzionalmente legittimo il decreto-legge n. 4 del 2019 che sanziona penalmente l’omessa dichiarazione delle vincite lorde, al fine di accedere al Reddito di cittadinanza o di mantenerlo.
L’imputato ha registrato vincite anche dopo l’accesso al beneficio economico, è andato contro la legge: «Il principio di eguaglianza sostanziale, alla cui attuazione il Reddito è peraltro riconducibile, non può certo essere invocato a sostegno di una questione di legittimità costituzionale nell’interesse di chi ha travolto le regole fondamentali dell’istituto, alterandone così la natura».
"Lo Stato non può permettersi di alimentare la ludopatia di chi già ne soffre..."
I giudici hanno chiarito che «la giocata online assume il carattere di una qualunque spesa, ma non si può pretendere che la solidarietà pubblica si faccia carico di una spesa di tal genere».
Come più volte detto, la legge italiana impone la dichiarazione delle vincite (lorde) e non delle perdite «in cui la persona si sia venuta a trovare nonostante le vincite è, insomma, comunque quella di chi, avendo una disponibilità economica, l’ha dissipata giocando».
Nella sentenza lo Stato non può permettersi «di alimentare la ludopatia in chi ancora ne soffre, ma anche di creare, in ogni caso, una rete di salvataggio che si risolverebbe in un deresponsabilizzante incentivo al gioco d’azzardo, i cui rischi risulterebbero comunque coperti dal beneficio statale del Reddito di cittadinanza».
I giudici costituzionali sono stati particolarmente duri in questa sentenza che rischia di condizionare tutte le altre sentenze future.