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Bryn Kenney

Un altro scandalo negli High Stakes? Zamani spara a zero, Kenney minaccia querele, che caos!

Il mondo del poker high stakes, negli ultimi giorni, è stato travolto da polemiche, veleni e presunti scandali. Stiamo assistendo su Twitter a un imbarazzante tutti contro tutti, senza perdere di vista dettaglio non secondario: i protagonisti di queste risse verbali sono rivali e concorrenti in un gioco molto competitivo. In ballo ci sono parecchi soldi e non è ancora stata fornita una prova sul tavolo. L'ultimo capitolo riguarda la querelle Zamani-Polk contro Kenney (ne parleremo a margine dell'articolo).

Vuoi vedere che anche il mondo del poker sta diventando un business per gli avvocati, tra querele per diffamazione e contro-querele?

Giudicare o prendere posizione non è facile in questa grande confusione ma possiamo constatare con certezza che il gioco del poker (ai livelli più alti) e alcune rooms ne escono con le ossa rotte, almeno a livello di immagine. I diretti protagonisti non stanno facendo neanche il loro interesse, ma è giusto che non vinca neanche l'omertà.

Bisognerebbe però muoversi con una lucidità differente rispetto a quella tipica delle risse da saloon.

Le accuse nei confronti di Ali Imsirovic

Il nostro Domenico Gioffré ci ha raccontato delle pesanti accuse mosse da Alex Foxen nei confronti di uno dei giocatori più vincenti negli high roller live e online degli ultimi anni: Ali Imsirovic.

Foxen sostiene che il giocatore di origine bosniaca sia stato bannato da GGPoker per Multiaccounting e per un uso improprio di RTA, software di assistenza in tempo reale. Prove però non ce ne sono mentre la room non può confermare o smentire per tutelare la privacy del giocatore.

Ali Imsirovic non ha risposto pubblicamente alle accuse ma questo non esclude che lo stia facendo in privato con i suoi avvocati. Nel frattempo si è seduto bello tranquillo a un high roller all'Aria e l'ha pure vinto.

Fin quando non spunteranno (come è successo in passato) mail riservate o altre prove schiaccianti, difficilmente qualcuno potrà accusare in modoo sensato Imsirovic. Il quale è finito nel tritacarne su Twitter anche perché Justin Bonomo e Chance Kornuth si sono uniti al coro e sostenuto Foxen.

Ali Imsirovic
Ali Imsirovic

Perché è necessario un ente terzo di vigilanza

In questo momento non possiamo non essere garantisti: un conto sono i leoni da tastiera che diffamano persone senza prove sui social (rischiando grosso) e un conto è il nostro ruolo volto a non prestarsi a questo gioco al massacro ma a cercare di verificare, nei limiti del possibile, i fatti e prendere posizione solo una volta che gli accusatori mostreranno fatti concreti.

Emergono però i limiti del mondo del poker che rimane un settore ancora troppo "individualista": non si pensa al bene collettivo ma solo agli interessi individuali e gli High stakes rischiano di dare un'immagine non proprio limpida.

Manca un ente di controllo terzo e di governance, mancano rappresentanti adatti, veri e propri arbitri del gioco, come lo è la "polizia dei giochi" in Francia che vigila sulla regolarità dei giochi nei casinò transalpini.

Essendo un gioco non contro il banco, i casinò e alcuni operatori non hanno mai avvertito l'esigenza di monitorare fino in fondo le attività illecite dei protagonisti. Solo PokerStars e (ultimamente) partypoker e 888Poker stanno investendo nella sicurezza e nel monitoraggio.

Mantenere il poker integro e soprattutto allontanare i truffatori (dai multi accounter a altri furbetti) è nell'interesse anche dei casinò se vogliono preservare un business a lungo termine.

Serve una blacklist privata condivisa da casinò e poker rooms

Nonostante l'enorme popolarità del gioco dal 2004 ad oggi, non esiste ancora una vera e propria blacklist come quella condivisa dalle sale di Las Vegas, dove sono segnalati tutti i truffatori e contatori di carte.

Naturalmente deve essere una lista privata e riservata conservata dalle poker rooms live e online ma non resa pubblica per evidenti motivi legati sempre alla privacy.

Proprio della proposta della blacklist e dell'ipotesi avanzata da partypoker ne abbiamo parlato ieri.

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Zamani accusa Kenney che si muove con i suoi avvocati

Veniamo al dunque, all'ultimo presunto scandalo, del quale, per evidenti limiti legali, facciamo fatica a parlarne in modo dettagliato.

Tutto nasce da una pesante intervista di Martin Zamani a Doug Polk durante il suo podcast del giovedì.

Nel mirino di Zamani è finito Bryn Kenney, forse il giocatore più famoso o tra i più famosi, se pensiamo che ha guadagnato (al lordo dei buy-in) più di tutti nella storia del poker nei tornei live: ben 57,2 milioni di dollari.

Zamani ha puntato il dito contro Kenney che, a suo modo di vedere, avrebbe orchestrato una serie di PRESUNTI comportamenti non limpidi su GGPoker con una rete di "cavalli" (players che giocano per lui in base a degli accordi di staking). Accuse però senza un briciolo di prova a supporto che hanno mandato su tutte le furie Kenney che ha risposto per le rime con i suoi avvocati.

Zamani si è perso anche in dettagli che dà alla vicenda toni anche coloriti: ha sostenuto che Kenney imponeva ai suoi stakati di seguire regole e standard di vita come se fosse una vera setta: consigliava in modo esplicito una dieta vegana. Un suo stakato è stato richiamato per aver frequentato un fast food (Taco Bell). Siamo caduti veramente in basso nella narrazione del poker.

Bryn Kenney
Bryn Kenney (photo Pokernews)

Zamani ha poi ribadito le sue accuse su Twitter. C'è da dire con scarso successo, visto che la maggioranza dei players hanno preso le difese di Kenney.

Doug Polk ha rivelato di essere stato minacciato di un'azione giudiziaria da parte dei legali dello stesso Kenney. Non è la prima volta che Doug scherza con il fuoco. La cultura del veleno si sta diffondendo di nuovo nel mondo del poker ed è un gioco al massacro che non giova a nessuno.

 

La soluzione per preservare l'integrità dei giochi

Pulizia andrà fatta e i giocatori devono essere i primi controllori, coloro che devono segnalare e sollecitare le poker rooms a vigilare, intervenire e stroncare certi comportamenti illegali. Anche i casinò terrestri dovrebbero darsi una bella svegliata.

In merito noi abbiamo un'idea ben precisa e concreta su quale deve essere la strada e la strategia per garantire un poker integro e pulito anche a livelli dove girano parecchi soldi. Ne parleremo a breve perché è necessario creare un ente terzo che possa tutelare l'integrità dei giochi a livello internazionale, coinvolgendo determinate persone super partes, perché il poker non ha bisogno neanche di idee vaghe.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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