Maledetto black-friday! Gli effetti del venerdì nero iniziano a farsi sentire negli Stati Uniti: dalla scorsa settimana PokerStars ha iniziato a tagliare i contratti dei propri players sponsorizzati. Le prime vittime illustri sono Dennis Phillips , Bill Chen e il mitico Tom McEvoy ma la “mattanza” è solo all’inizio; si preannunciano altre scosse di assestamento.
A dire il vero il lungo processo di rinnovamento del team pro ufficiale è iniziato ben prima del 15 aprile 2011, con le rotture clamorose di Greg Raymer e William Thorson, due partner storici. E gli ultimi fatti di cronaca giudiziaria sono stati un' ulteriore spinta a chiudere rapporti oramai logori, sotto il profilo dell’immagine e del marketing. L’accordo firmato con il Dipartimento di Giustizia, costringe la poker room a non accettare gioco online dagli Stati Uniti. In questo modo la sala deve astenersi dal promuovere il brand nei 50 stati nord americani.
Con il default di Full Tilt Poker (che investiva circa 15 milioni mensili nel marketing) e l’addio di PokerStars, molti giocatori rimarranno a piedi negli States, dove il mercato delle sponsorizzazioni era già in crisi: UB e Absolute avevano deciso di tagliare gli investimenti con 12 mesi d’anticipo: i mancati rinnovi con Liv Boeree, Phil Hellmuth, Annie Duke e Lacey Jones hanno fatto molto rumore nel 2010. In modo paradossale, gli europei potrebbero avvantaggiarsi in questo periodo di transizione, in attesa che il Congresso a Washington approvi una legge federale per il gambling online (ma non succederà prima del 2012).
Dei tre “silurati”, Tom McEvoy è senza dubbio il più illustre ed uno dei giocatori più conosciuti della vecchia guardia: nel 1983 è stato campione del Main Event WSOP mentre Dennis Phillips ha sfiorato il titolo nel 2008, giungendo al terzo posto con un guadagno di 4,5 milioni di dollari. Bill Chen ha vinto un braccialetto alle World Series nel 2006 e nella sua carriera ha incassato circa 1,4 milioni.
Per i players anche di alto livello (Phil Hellmuth è a piedi da dicembre) si preannunciano tempi duri negli USA, senza possibilità di giocare online ed avere uno sponsor alle spalle per gli eventi live, rimanendo così in balia della varianza. Il rischio è che il movimento si ridimensioni nei prossimi anni a Las Vegas e dintorni.
Non a caso molti professionisti hanno deciso di trasferirsi in Canada, nei Caraibi, oppure in Europa, con Londra e Malta tra le mete più gettonate.