Il colosso statunitense IGT ha deciso di chiudere entro la fine del 2012 una delle piattaforme più in vista del panorama internazionale, molto frequentata anche dai players italiani: Entraction Network. Sono già state sbarrate le porte della sede di Stoccolma. La nota rete punto com verrà chiusa. La scelta è stata dettata da ragioni non commerciali ma politico-legali.
IGT non poteva permettersi di operare in zone grigie (dove non vi è una normativa definita) come Russia, Israele, Cipro, Norvegia (mercati chiusi pochi mesi fa) o in paesi europei dove vige una regolamentazione interna definita (Spagna, Belgio e Italia). In questo modo avrebbe messo a rischio le sue licenze per operare nei casinò live (come fornitrice di slot e tecnologia) del Nevada e di altre nazioni di mezzo mondo, considerando che è anche quotata a Wall Street e deve rispettare regole molto rigide.
Ma perché nel 2011 IGT ha acquistato Entraction per 110 milioni di dollari, ben consapevole dei rischi legali ai quali andava incontro? L'interesse prioritario nell'operazione era acquisire know how tecnologico (e non solo) di Entraction per costruire una piattaforma in Nevada, in vista della legalizzazione del mercato del poker online. L'investimento è già stato svalutato in bilancio (a 90 milioni) e i manager hanno fatto capire che non tenteranno di vendere la rete.
Si registrano nelle ultime settimane, tentativi negli States anche per una disciplina comune a livello federale, con un rafforzamento delle maglie dell'UIGEA e l'esclusione del poker dall'ambito di applicazione della normativa (che quindi sarebbe riconosciuto come pratica legale). Non sarà semplice far passare questa linea a Washington ma anche IGT guarda con interesse ai tentativi dell'amico, senatore democratico di Las Vegas, Harry Reid.
Per tutelarsi a livello legale, IGT ha bannato nei mesi scorsi i players israeliani, spagnoli, russi e norvegesi. Nell’ultima settimana ha staccato la spina anche in Belgio e Cipro, indebolendo la liquidità di Entraction che nell’ultimo anno ha perso il 50% del traffico nel cash game.
L’Italia, per ragioni di business è stato l’ultimo mercato ad essere chiuso. La mazzata finale è arrivata con l'addio di Goldbet (che si dovrebbe trasferire su Cake Poker) una delle skin più in vista che garantiva flussi costanti alla rete, grazie ai numerosi giocatori-scommettitori italiani.
Il network era già in crisi di liquidità prima dell’avvento di IGT: la causa principale è da ricercarsi soprattutto nell’ assidua presenza di professionisti scandinavi (alcune skin lavoravano solo con i grinders) che hanno annichilito i bankroll dei players meno esperti provenienti da paesi emergenti del Sud Europa.
IGT sta valutando se entrare nei mercati del Vecchio Continente - con licenze statali - ma l'estrema concorrenza interna, in particolare nel poker online, lascia perplessi i boss della società di Reno (Nevada). Con ogni probabilità, in Europa, gli investimenti verranno fatti soprattutto nei casinò online che offrono margini più ampi e non presentano problemi di liquidità. Lo ha confermato anche Robert Melendres, uno dei manager del gruppo.
Per quanto concerne il poker, IGT è uscita allo scoperto in Nevada, presentando una richiesta per una concessione. Quasi la metà dei ricavi lordi provengono dalla fornitura delle slot machine ai casinò per un business da quasi 2 miliardi di dollari. Entraction rappresenta solo una goccia nell’oceano per loro, con entrate per 4,5 milioni.
Nell’ultimo anno solare, IGT ha preferito non investire in Entraction ma si è focalizzata nei social games (stile Zynga), acquistando per 500 milioni di dollari la software house DoubleDown Interactive, specializzata nello sviluppo dei giochi da casinò online. L’obiettivo è acquisire futuri clienti nei social network.