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Valore Disatteso: #5 - Le notti bianche

Tempo fa, in un’intervista per Assopoker, ho parlato della mia scelta di dare a questa strana attività lavorativa degli orari più “normali” possibili, svegliandomi non presto, ma almeno a metà mattina, lavorando il pomeriggio e avendo la serata libera per uscire o rilassarmi.

Era stata una scelta naturale, quasi obbligata, seguita ad un periodo in cui troppe volte avevo passato la notte sveglio, e ne sono stato contento per più di un anno.

Nelle ultime due settimane, per la prima volta da allora, qualcosa è cambiato e, senza che lo avessi in alcun modo programmato, le notti bianche sono tornate. Non so come sia successo, probabilmente è legato al mio umore, fatto sta che mi trovo attualmente impelagato in quel bioritmo antiborghese, maledetto e un po’ adolescenziale che contraddistingue il “classico” giocatore di poker, fatto di rientri a casa con il sole già alto, il cornetto caldo al bar e il portiere del tuo palazzo che ti guarda con sospetto, di telefonate che ti sorprendono addormentato a mezzogiorno (e patetici tentativi di nascondere questo fatto all’interlocutore), di due nuovi pasti sconosciuti ai più collocati circa alle quattro del pomeriggio e alle quattro di notte.

La verità è che vivere di notte ha il suo fascino. C’è un certo piacere, a metà tra il ribelle e il poetico, nel proseguire le serate ben oltre il limite abituale, nello scoprire che Roma è piena di gente, anche tardi, in posti in cui non avresti pensato di trovarla. C’è persino, io credo, una qualche soddisfazione nel mischiarsi alla gente che fa colazione alle sette, sentirsi una specie di infiltrato, un clandestino, sperare che le occhiaie non si notino altrimenti salta la copertura.

È più bello scrivere, naturalmente, come sanno bene gli adolescenti che si struggono in metafore che, sotto lo sguardo cinico della luce solare, non avrebbero mai il coraggio di affidare a una pagina. Le frasi hanno un suono più piacevole, la lingua sembra perdere quella goffaggine tutta funzionale che la contraddistingue nelle ore di lavoro, c’è più spazio per immortalare riflessioni che appariranno stupide e infantili il giorno dopo.

Spesso ho fatto tardi anche da solo, a casa, dando fondo alla memoria del MySky e accelerando i miei ritmi di lettura, con risultati altalenanti. Ho visto Black Mirror, visto che ne parlavano tutti, e mi ha deluso molto. D’accordo, il primo episodio è passabile, per quanto la ricerca del surreale sfoci nel grottesco con frequenza tutta britannica, ma gli altri due sono davvero mediocri; il secondo sembra un cocktail malriuscito di Brave New World e Wall-e, con una critica sociale spuntata e poco sopportabile; il terzo parte da uno spunto da mediocre Sci-Fi thriller americano (ah, lo hanno già fatto, nel 2004, si chiamava The Final Cut, c’era Robin Williams ed era notevolmente brutto) e più o meno resta lì, senza sviluppare il tema filosofico proposto e raccontando la storia dimenticabile di personaggi scemi.

Ho letto i fumetti di Zerocalcare, il suo primo libro La Profezia dell’Armadillo, ed è stata più o meno una rivelazione, intelligente, divertente, dolcissimo, non vedo l’ora esca, a breve, il suo secondo lavoro. Ah e, quando mi è venuto in mente di scrivere questo pezzo per il blog, ho riletto Le notti bianche per la prima volta in credo dieci anni: ho ritrovato tutta quella angosciosa, romantica emozione che divide i lettori di Dostoevskij in persone che valga la pena conoscere e non.

Mi sono divertito in queste due settimane di ritorno alle notti bianche, ma adesso è ora di finirla. Il romanticismo della notte inoltrata sarà anche piacevole, ma è davvero necessario che ritrovi un ritmo decente, che ricominci a rendere produttive le mie mattine, fatte di studio, coaching, sport, faccende domestiche, tutte cose che trascuro con troppa facilità. Mi viene da ridere quando faccio discorsi del genere, penso al monologo finale di Trainspotting o a quel capolavoro che è Fitter Happier dei Radiohead e mi dico che mi sono imborghesito.

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Ma se c’è una cosa che ho capito nell’ultimo paio d’anni è che mantenere una vita più o meno “normale” (almeno quando sono a Roma) è il modo migliore per avere un equilibrio e, di conseguenza, sperare di durare un po’ in questo strano, stranissimo lavoro. A cominciare da ora, visto che sono quasi le cinque del mattino…

[Dario] è uno scrittore, professional poker player e coach di Pokermagia

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