Una storia che ha un sapore amaro per un giocatore di poker professionista albanese che, da 20 anni, vive con la famiglia a Trento. Ha 40 anni, una grande passione per il texas hold'em ed una fedina penale immacolata. Si sente oramai italiano. Rispetta le regole, ma per la società civile fa un mestiere atipico che non merita alcun tipo di garanzia.
Con le vincite derivanti dal poker online - secondo la stampa locale - mantiene la famiglia da diversi anni: dal 2014 quando ha vinto (parliamo di netto) 28 mila euro, 15 mila nel 2015, 21 mila nel 2016, 20 mila nel 2017, 21 mila euro nel 2018 e 17 mila euro nel 2019.
Vi ricordo che il protagonista di questa vicenda paga le tasse in modo regolare, essendo il prelievo alla fonte (i provider concessionari agiscono come sostituti d'imposta).
Ha presentato domanda per la cittadinanza italiana che è stata però respinta una prima volta perché non può dimostrare di poter mantenere la famiglia.
Nonostante, alla fine (vincite alla mano), il suo mestiere non sia più precario di molti altri. Ma qui entriamo nella sfera dei pregiudizi della società.
Questo non vuol dire che consigliamo a tutti la carriera di giocatore professionista, non vogliamo cadere in facili equivoci o essere strumentalizzati, ma in questo singolo caso sembra chiaro che il 40enne sia in grado di mantenere effettivamente la propria famiglia, considerando i tempi che stiamo vivendo è un miracolo.
Con un figlio a carico dovrebbe dichiarare (negli ultimi 3 anni) redditi per 11.878 euro per legge. Cosa che non gli è possibile fare perché le vincite da poker online sono ritenute come redditi atipici (diversi).
Sembra però aprirsi un piccolo spiraglio e la sua domanda potrebbe essere valutata di nuovo dal Governo nelle prossime settimane.