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Indurre il bluff nei tornei di poker

Spingere l’avversario a bluffare è una delle qualità che possono aiutarci ad estrarre valore da rivali particolarmente aggressivi, ovvero da qualcuno che sia in grado di vedere debolezza nella nostra linea, o che abbia bisogno di un bluff per vincere con una mano sicuramente perdente.

Bisogna essere innanzitutto molto bravi nell’individuare come molto debole il range di mani di chi ci affronta. Quindi, dobbiamo avere una mano che abbia un certo valore di showdown. Il punto successivo è dare la possibilità di essere bluffati senza committarci al piatto.
Facciamo un esempio rapido: con uno stack di 1500 chips, apriamo di 40 con A-A, veniamo 3bettati fino 140 e noi 4bettiamo 700, con sole 800 chips dietro. Con un rilancio troppo grande mandiamo via tutte le mani forti ma inferiori alla nostra, togliendo al nostro avversario la possibilità di bluffare anche se fosse uno dei giocatori più aggressivi del pianeta!

Questo modo di fare, oltretutto, ci impedisce di inserire dei bluff nelle nostre 4-bet perché ci costerebbero troppe chips. Saremmo costretti a fare call con le mani buone ma non eccezionali, e ciò ci renderebbe tremendamente prevedibili.

In alcune partite molto aggressive, può essere utile fare un semplice call con una monster hand dopo l’apertura del piatto, se sappiamo che c’è un’elevata probabilità che un giocatore molto loose tenterà una 3bet con una mano marginale per cercare di chiudere lì ogni discorso. Come reagirà alla nostra 4bet? Potrebbe metterci su 9-9 o T-T, sicuramente tra le mani che abbiamo rappresentato, e spingere le chips nel mezzo - ad esempio - con K-Q.

È ancora più facile indurre dei bluff sul flop o sul turn. Diciamo di aver legato un set e di aver puntato sul flop fuori posizione. Il nostro avversario molto aggressivo fa call con un range di mani molto ampio, e per questo molto debole rispetto al nostro. Il turn porta una carta apparentemente dannosa per noi, come un K dopo 3 carte piccole. Facciamo una puntata medio piccola, rappresentando debolezza, e subiamo un improvviso rilancio. A questo punto, a seconda della dimensione degli stack, possiamo mettere subito tutte le chips dentro – se sono poche – o fare call nella speranza di venire bluffati ancora sul river.

È chiaro che una linea di questo tipo può essere affrontata solo dopo aver osservato molto attentamente le tendenze del nostro opponent.
Quanto è aggressivo?
Quanto spesso fa call alla nostra continuation bet?
Quanto spesso punta se noi facciamo check?
Che immagine ha di noi?

Sul river abbiamo l’ultima possibilità di estrarre valore dalla nostra mano. Poniamo di aver rilanciato con Q-Q e di aver fatto una continuation bet su un flop J-7-5 di semi diversi. Siamo stati visti da un giocatore chiuso ma aggressivo, e decidiamo di fare check su un turn basso come un 2, per tenere il piatto piccolo e nascondere la forza della nostra mano. Anche il nostro avversario fa check. Sul river vediamo un K sul tavolo e decidiamo di fare una puntata piccolissima - come 1/10 del piatto - quasi a rappresentare una mano che vuole arrivare allo showdown pagando il meno possibile. Se chi ci sta di fronte coglie questa sfumatura, potrebbe rilanciare solo per mandarci via, e fare lui la puntata per valore che stavamo cercando.

Allo stesso modo, se ci fosse stato un progetto e avessimo puntato sia sul flop che sul turn, potremmo fare check/call sul river per spingere il nostro avversario ad un ultimo disperato tentativo di vincere il piatto con un progetto mancato.