Il poker sportivo live ha intrapreso una strada pericolosa e la disciplina del settore sembra più lontana: il cash game è offerto – più o meno clandestinamente - nei circoli con maggiore frequenza e le istituzioni sembrano restie a dare credibilità al movimento. E’ quanto emerso dal convegno “denuncia” sul texas hold’em sportivo, presentato dal brillante Claudio Mariani e organizzato da Jea, Agimeg e Jamma, nel corso della Fiera "Enada Rimini".
L’intervento più duro ed incisivo è risultato quello di Italo Marcotti (vicepresidente di Sistema Gioco Italia, l'associazione che fa parte di Confindustria) che ha esordito subito con una forte provocazione: “Vi invito a farvi una domanda: come potete voi oggi presentarvi in Parlamento e proporre di autorizzare il poker quando sono mesi che siamo sotto attacco mediatico e soprattutto quando c’è la voglia di cancellare ogni forma di gioco? Abbiamo studiato il fenomeno e con alcuni parlamentari siamo andati a visitare un circolo: fino all’una di notte non giocava nessuno e dopo, come per magia, hanno iniziato a giocare a cash game in modo indiscriminato fino alle otto del mattino. Al tavolo c’era presente anche un minorenne…”.
“A mio avviso – commenta Marcotti - credo che voi dovreste presentarvi dicendo che volete uscire dall’illegalità. Contrastare e denunciare chi è che fa il cash game. Le opportunità offerte da questa tipologia di gioco sono numerose, potreste dare migliaia di posti di lavoro o un’ulteriore offerta turistica”.
“Il regolamento non può uscire perché il tessuto sociale nel quale viviamo non è pronto. Siate quindi propositivi motivando la vostra proposta ma soprattutto denunciate chi autorizza il cash game, denunciate l’illegale. Il poker deve essere un’attività che offra gettito erariale, che crei posti di lavoro, che paghi le tasse e via discorrendo. Per questa tipologia di gioco non vi sono certezze, c’è molta confusione ed è difficile arrivare ad un soluzione condivisa in questo clima”.
E’ intervenuto al Convegno organizzato da Jea, Agimeg e Jamma, anche il presidente di Italian Rounders, Domenico Tresa che ha posto l'accento su un altro aspetto: “è un problema di credibilità: purtroppo non è facile presentarsi davanti alle istituzioni quando all’interno del movimento vi sono circoli che propongo cash game e si muovono nell’illegalità, alcuni dirigenti sanno tutto, anche i dettagli”.
“E’ comunque un paradosso – afferma Tresa - . C’è una regolamentazione online e non live. Le sentenze della Cassazione e dei tribunali danno spazio al movimento associativo. Noi siamo sempre andati a parlare con le autorità politiche e amministrative ma abbiamo trovato forti resistenze. A mio avviso, gli equivoci sono iniziati con la Legge del 2009: da un lato si introduceva il concetto di poker no profit e dall’altro si imponeva l’acquisto di concessioni, con importanti oneri per gli imprenditori.
“Probabilmente, l’interesse di legalizzare il poker sportivo è prerogativa di pochi dal momento che è una tipologia di gioco poco vantaggiosa, tuttavia dobbiamo tenere presente che il poker ha un elevato livello aggregante e quindi potrebbe essere offerto nelle famose gaming hall”.
Il nostro Luciano Del Frate, redattore di Assopoker, ha voluto porre l’accento sulle recenti sentenze della Cassazione che “riconoscono la non configurabilità del reato di gioco d’azzardo dei tornei freezout di poker sportivo senza rebuy, a prescindere dalla mancata regolamentazione e dell’entità dei buy-in. Queste decisioni della Cassazione possono aprire una nuova strada per i circoli, fermo però restando gli aspetti – non secondari – di diritto amministrativo e fiscale che non vanno sottovalutati. Però è giusto non giocare con le parole: queste sentenze non legittimano i club privati di poker a non rispettare la legge e offrire qualsiasi tipologia di gioco. Ricordiamo che il cash game, in modalità live, rientra nella fattispecie dell’articolo 718 (gioco d’azzardo) del codice penale e pertanto è una pratica illecita".
"Bisogna - continua Del Frate - rispolverare e valorizzare l’antico concetto di poker sportivo, perso con la legge del 2011 che ha abbattuto i limiti della ‘Comunitaria’ del 2009 e introdotto una visione più commerciale del movimento. La Legge del 2011 offre diverse contraddizioni: in questo modo il sistema difficilmente potrà diventare sostenibile solo con le entrate del poker tournament. Non è semplice rientrare da un investimento ingente come questo: solo il costo della concessione parte da una base d’asta di 100.000 euro”. Sulla stessa lunghezza d’onda l’avvocato Stefano Sbordoni: “la legge del 2011 va modificata o abrogata” (parleremo di questo aspetto in un articolo a parte).
Presente tra i relatori anche il poker player professionista Filippo Ridolfi: “noi giocatori non ci sentiamo tutelati. Il poker è una realtà ma sotto il profilo burocratico siamo fermi, non c’è una figura che ci rappresenti e ci sono troppe incognite, dalla tassazione al live”.
Claudio Zecchin, giornalista di TS, ha voluto scattare una fotografia del movimento: “L’immagine del poker vista da fuori è sicuramente negativa, c’è da dire che questa è una conseguenza di come la politica ha trattato il live. L’unico rappresentante politico che si è interessato al gioco ricordiamo è stato Mario Adinolfi che ha sfidato alcuni colleghi della Camera a dimostrazione che il poker non è un gioco aleatorio; tuttavia sono stati molti gli interventi che hanno demonizzato questa tipologia di gioco, anche se alcuni lo hanno utilizzato in modo demagogico. Senza considerare poi come ci hanno presentato i media generalista basti pensare all’ultimo servizio delle Iene o all’intervento satirico di Crozza che ha parlato dell’apertura di 1.000 sale di videopoker”.
“E’ una situazione un po’ particolare ma credo che anche noi tutti dobbiamo fare un mea culpa, dobbiamo cercare di capire quali sono stati i nostri errori. Quattro anni di vuoto sono davvero tanti. A questo punto mi chiedo se noi abbiamo fatto abbastanza, vedo tornei con migliaia di iscritti ma non ho mai visto migliaia di persone che hanno protestato per far ascoltare la propria voce”.