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Poker online: tasse in aumento o il solito falso allarme?

Tremila emendamenti in vista dell'approvazione della “Legge di Stabilità”: come ogni anno si è scatenata l’ennesima “caccia alle streghe” sul gioco pubblico, in particolare slot, Vlt e online sono entrati nel mirino di gruppi parlamentari. Non si salvano neanche SuperEnalotto e Lotto.

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Nel calderone degli emendamenti spuntano le solite proposte demagogiche per aumentare le tasse nel gioco e allineare le aliquote. Il più attivo in questo senso è il Partito Democratico. 

Uno dei problemi principali è di natura tecnica: l’allineamento delle aliquote è una strada improponibile, perché il settore del gambling non è omogeneo ed ogni gioco vive su equilibri completamente differenti. Ed è un miracolo se anche nel 2013, il gettito garantito all’Erario sia in aumento, seppur in una percentuale minima. 

Se consideriamo il vistoso calo nella capacità di spesa degli italiani, mantenere un flusso di entrate fiscali in crescita rispetto al 2012, è un aspetto che una politica responsabile ed attenta, dovrebbe tenerne conto: sarebbe più intelligente semmai rafforzare gli equilibri esistenti, invece di metterli sempre in discussione.  Altro che legge di Stabilità...

Per fortuna, i tecnici non la pensano come i politici e sull’e-gaming la posizione del Ministero dell’Economia e di AAMS è oramai nota: l’obiettivo nell’online non è quello di garantire un flusso di entrate fiscali consistente (cosa irrealizzabile) come altri giochi live, ma di trattenere i giocatori italiani in un ambiente controllato e supervisionato dai Monopoli. Per farlo bisogna mantenere un’offerta competitiva. Come? Lasciando inalterata la tassazione.

Sappiamo che nell’online italiano la situazione è al limite: nel cash game e nei casinò viene applicata un’aliquota del 20% sui profitti lordi. Nel poker, gran parte di questi margini vengono restituiti ai giocatori sotto forma di bonus o rakeback e alle case da gioco rimangono le briciole.

Per fare un esempio, a Malta il livello di tassazione è del 5% ed in altri enti regolatori ancor più basso (Gibilterra, Alderney e Isola di Man). Innalzare ancor di più il prelievo fiscale vorrebbe dire distruggere il mercato, favorendo la migrazione dei players italiani su rooms estere. A quel punto le autorità italiane perderebbero il controllo del settore e soprattutto il gettito si azzererebbe, con una perdita consistente di milioni. Chi troppo vuole, nulla stringe.

Il mercato online, regolato da AAMS, vive in un contesto internazionale iper competitivoSe il payout (il restituito ai giocatori) dovesse diminuire ulteriormente, si arriverebbe ad un punto di rottura definitivo, a causa dell’effetto spread. Realmente i politici vogliono questo? Chi ha il coraggio di assumersi la responsabilità di un fallimento già annunciato?