A Londra ha parlato Harrie Temmink, vicedirettore dell’unità online e servizi postali della Direzione Generale del Mercato interno della Commissione Europea.
Il dirigente danese ha ribadito che “gli stati europei sono contrari ad un’armonizzazione – secondo le dichiarazioni riportate dall’agenzia Agimeg – e la Commissione stessa non ha alcuna intenzione di proporre interventi legislativi”. Fin qui nulla di nuovo sotto il sole, l’organo comunitario sembra continuare ad assumere una posizione neutrale e prende le distanze dall'ipotesi di un'unica regolamentazione.
Harrie Temmink però va oltre e – questa volta - rende più esplicita l’interpretazione e la posizione dei commissari. Il vice direttore danese detta una linea politica abbastanza marcata che potrebbe – in futuro – condizionare gli equilibri continentali del settore:
“Gli operatori devono possedere una concessione per lo specifico paese in cui offrono giochi, senza poter contare sul riconoscimento delle licenze tra un paese europeo e l’altro. Da parte loro è compito degli Stati membri garantire un sistema non discriminatorio di rilascio delle autorizzazioni”.
Per quanto riguarda il mercato italiano (e non solo) il focus rimane sulle discriminazioni: sono numerose le sentenze che hanno ravvisato tale problema nei bandi di gara per l'assegnazione dei diritti dei punti di raccolta delle scommesse sportive, anche se – in base all’ultima sentenza riguardo al Bando Monti – il quadro generale sembra migliorato.