Bisogna fare due premesse: la prima è che Sexton è un uomo simbolo del World Poker Tour, il brand concorrente negli States delle WSOP per quanto riguarda il poker live. E qualcuno potrebbe leggere questo attacco come una caduta di stile.
La seconda premessa è che il buon vecchio Mike è affezionato alla manifestazione più importante del mondo del poker, visto che non si perde un'edizione dal 1984. Il suo punto di vista potrebbe sembrare di parte, ma Sexton è membro della "Poker Hall of Fame" e la sua opinione è molto rispettata a Las Vegas, anche perché non parla mai a caso e i suoi interventi sono sempre mirati.
"Vincere un braccialetto alle WSOP è il sogno di quasi tutti i giocatori di poker. Il marketing su questo aspetto ha lavorato molto bene ed ha permesso di attirare molti clienti. Il fascino e la capacità di attrazione rischia però di evaporare se verranno assegnati sempre più braccialetti in futuro".
Nel 1970, la stagione d'esordio, fu assegnato solo un braccialetto, sottolinea Sexton. Nel 1999 ci sono stati 16 premiati. "Quest'anno - afferma - sono in programma 68 eventi più tutti gli eventi WSOPE e WSOP in Australia”.
“Sono preoccupato: più il numero degli eventi continua a crescere e più il valore dei braccialetti diminuisce".
Sexton è stato molto critico anche sul format "November Nine": "sappiamo tutti che bisogna aspettare da luglio a novembre per ragioni televisive e di sponsor. Vorrei che ai giocatori venissero concessi al massimo 2 giorni: uno per riposarsi e uno per le interviste. Il terzo giorno si potrebbe tornare in action. In questo modo si permetterebbe alle famiglie e agli amici di raggiungere Las Vegas per il tavolo finale. Lo showroom del Rio sarebbe stracolmo. Anche per le televisioni ci sarebbe un bel ritorno. Sono convinto che la stragrande maggioranza dei giocatori voglia concludere il torneo a luglio".