Lo sponsor per un giocatore di poker è indice di serenità e orgoglio ma non sempre è sinonimo di ricchezza, come poteva essere cinque o sei anni fa. Non è tutto oro quel che luccica: dipende molto dai contratti che presentano condizioni sempre più soggettive. Di sicuro essere supportati da una poker room vuol dire molto: significa essere immuni dalla varianza ed affrontare anche le varie fasi del torneo con la giusta mentalità (pensiamo solo alla zona bolla per fare un esempio).
Sarebbe fuorviante, per comprendere la reale situazione del mercato, parlare dei guadagni milionari dei vari Phil Ivey (che è anche azionista di Full Tilt Poker), Daniel Negreanu etc. Per il 95% dei giocatori, la condizione è differente.
In Francia una recente inchiesta sui 50 giocatori sponsorizzati delle room che operano a Parigi e dintorni, ha evidenziato che il compenso dei players varia da un minimo di 100.000 ad un massimo di 500.000 euro annui. Nelle cifre non è compreso solo l’ingaggio ma anche il rimborso spese per le lunghe trasferte in giro per il mondo ed i buy-in dei tornei live. Se facciamo un rapido conto, comprendiamo che per la maggior parte dei players, in tasca non rimane molto.
Sono in pochi coloro che percepiscono ingaggi elevati. In questa esclusiva lista c’è David Benyamine che riceve un importante sostegno da Full Tilt Poker per quanto concerne soprattutto gli eventi televisivi sul cash game, oltre ad uno stipendio degno di uno sportivo di grido (da questo novero però dobbiamo escludere i calciatori e i pro americani negli sport di squadra).
PokerStars ha puntato su Arnaud Mattern e Bertrand Grospellier che oramai sono delle star di livello internazionale e vengono trattati come tali. Anche Jean Paul Pasqualini da Unibet e Antoine Saout da Everest Poker ricevono cifre importanti. Il resto dei players francesi sono esonerati dalle spese di viaggio e dai costi di iscrizione ai tornei live e si guadagnano il pane da soli, con le eventuali vincite, proprio come la maggior parte dei giocatori italiani.
Ci sono poi le eccezioni come Max Pescatori, Dario Minieri, Luca Pagano e gli altri big che percepiscono stipendi degni di nota e che farebbero invidia a molti calciatori di serie B. Stanno senz’altro bene i pro di PokerStars (sia live che online) che di Full Tilt Poker ma non è facile ricostruire le posizioni per ogni poker room, anche perché i contratti variano molto, non solo nelle cifre ma anche nella tipologia del compenso. E gli accordi prevedono delle clausole di riservatezza blindate.
Se prendiamo in considerazione solo i più famosi giocatori italiani, l'ingaggio annuo base (senza calcolare rimborsi spese etc) parte da 75.000 per arrivare a 300.000 euro ed oltre.
Per i comuni mortali invece, la collaborazione standard prevede la copertura del buy-in per alcuni tornei previsti in un calendario concordato preventivamente (ad esempio tutti gli eventi IPT più la tappa dell’EPT di Sanremo), con il rimborso delle spese di viaggio. La maggioranza dei players italiani sponsorizzati il guadagno se lo devono sudare.
Partono comunque in una situazione di vantaggio, perché senza sponsor, nel live è difficile riuscire a chiudere in positivo anche in caso di vittorie importanti, nell’arco di un anno. Questo per quanto riguarda il live, mentre nell’online, anche i giocatori sponsorizzati investono di tasca propria, incentivati da vantaggiosi rakeback e bonus in caso di risultato positivo.
Ci sono poi accordi misti. Uno dei più in voga nell’ultimo periodo prevede che in caso di vincita in un torneo, una percentuale deve essere reinvestita nell’acquisto di buy-in negli eventi concordati con i responsabili marketing della room.