Giovanni Carboni, della società di consulenza “Carboni & Partners”, lavora per le più importanti società italiane ed internazionali di gaming online ed ha seguito da vicino le trattative per la regolamentazione del poker sportivo live. E’ ritenuto in materia uno dei maggiori esperti nel nostro paese. I recenti fatti (le recenti dichiarazioni di Giorgetti e di noti esponenti di AAMS, nonché le sentenze della Cassazione) hanno dato impulso ad una ripresa del mercato, sullo schema pre-circolare del 9-9.2009 ed hanno stravolto – forse una volta per tutte – il quadro generale che il super consulente analizza per Assopoker nel dettaglio.
AP: Quali ostacoli ha riscontrato in questo periodo riguardo la regolamentazione del poker live?
GC: Il vero ostacolo è il solito, quello sorto nell’autunno del 2011, l’avversione nei confronti del gioco in generale che è sostenuta da un largo fronte nel sociale e nella politica capace di azioni energiche che talvolta sconfinano nel fanatismo. Parlare di nuovi giochi scatena immediatamente una crociata.
AP: Come valuta la posizione ufficiale delle autorità nei confronti della legalizzazione del settore?
GC: Le dichiarazioni deludenti del Direttore Fanelli e del Sottosegretario Giorgetti intervistati all’Enada non potevano essere diverse, in questo contesto. Ma hanno dato un ulteriore colpo alla fragile sopravvivenza del progetto della regolazione. E hanno dato ai sostenitori del poker live la consapevolezza che il progetto è irrimediabilmente congelato a tempo indeterminato.
AP: Avendo rapporti assidui con AAMS e il Ministero dell’Economia che sensazione percepisce riguardo al mondo del poker ed in particolare: il progetto della liquidità internazionale andrà avanti?
GC: Il poker online è gioco regolato che non è messo in discussione. Però esso costituisce nel 2013 solo lo 0,8% del totale GGR / spesa del gioco italiano e lo 0,35% in termini d’imposte. Non è una priorità per i Monopoli e il Ministero. Lo stato di crisi del poker è capito dall’Ufficio del Gioco a Distanza che lo gestisce, ma forse è appena noto al di fuori di esso. La linea della liquidità internazionale sembra l’unica chance importante per rivitalizzare. Non ha veti o ostacoli politici, ma non è facile da realizzare.
AP: Le posizioni sul texas hold’em dal vivo sono differenti?
GC: Il poker live per i Monopoli e il Ministero è semplicemente un “fastidio” di cui farebbero a meno, ma neanche un fastidio tanto grosso, perché è pacifico che in questa fase è accantonato, finché il clima non cambia. È noto a tutti che la mancata regolazione lascia aperto il problema della pratica borderline, la cui estensione e strutturazione crescente, testimoniata in questo sito, è sottovalutata. La diffusa presenza di circoli nei quali si pratica il poker è poco visibile e non ha mai provocato particolari crisi. La stessa opinione pubblica e gli oppositori del gioco non sembrano neppure percepirla o la confondono all’interno della diffusa offerta generale di gioco.
AP: Il poker per lei è un gioco d’abilità a tutti gli effetti?
GC: Il poker è un gioco di abilità soprattutto nella sua forma cash, con la buona pace dei giudici della Corte di Cassazione che nella recente sentenza di assoluzione dei responsabili del circolo di Tortona, affermano apoditticamente come pacifico che nel poker tradizionale “la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria”. L’alea è un elemento centrale del poker, ma rilevanza dell’alea non significa rilevanza dell’alea nella determinazione della vincita o della perdita. Nel poker, in particolare nel cash, la vincita o la perdita è in misura preponderante non aleatoria, ovviamente non nella singola mano. La prova provata è costituita dalle migliaia di giocatori professionisti in tutto il mondo che generano regolarmente il proprio reddito con il gioco.
AP: Il cash è un gioco d’abilità ma viene percepito dall’esterno come azzardo puro, come mai?
GC: Il fatto che il poker cash sia un gioco di abilità non significa che non sia pericoloso. Un elemento fondamentale della pericolosità è proprio la sottovalutazione del peso ineluttabile dell’abilità. La varianza maschera il ruolo dell’abilità e porta il giocatore a misurarsi in modo inconsapevole e irresponsabile con avversari più abili contro i quali è inevitabilmente destinato a soccombere.
AP: La sua opinione da un punto di vista legale sull’attuale situazione che si è creata a seguito delle sentenze della Cassazione?
GC: L’ultima sentenza della Corte di Cassazione afferma, come nelle precedenti, l’assenza del reato di gioco d’azzardo ai sensi degli articoli 718 e 719 del codice penale. Stabilisce che il poker sportivo, quantomeno in determinate forme e livelli di gioco, non è gioco d’azzardo. Però va fatta attenzione: queste sentenze rispondono solo alla domanda: “nel caso di specie c’è violazione degli articoli 718 e 719 del c.p.?”. La Magistratura penale interviene nel caso in cui l’autorità di polizia denuncia fattispecie criminose, in particolare l’esercizio del gioco d’azzardo.
AP: La Giustizia Amministrativa però parte da posizioni differenti.
GC: TAR e CdS sono chiamati a giudicare nei casi di ricorso del circolo contro provvedimenti di diniego all’autorizzazione o di diffida all’avvio o di ingiunzione di cessazione dell’attività di organizzazione di tornei. Anche la Magistratura amministrativa ha ormai un indirizzo costante, al quale si è avvicinato anche il TAR Puglia che era l’unica voce dissonante. Afferma che la legge vigente prevede la regolazione del poker sportivo e ne subordina l’esercizio all’autorizzazione dell’ADM. Inoltre la larga maggioranza delle sentenze afferma la pertinenza della riserva dello Stato. Insomma non si viene condannati per gioco d’azzardo ma è considerata necessaria l’autorizzazione dei Monopoli.
AP: Questa situazione chi sfavorisce?
GC: E’ problematico per un concessionario intraprendere l’attività, perché l’ADM può avviare un procedimento di decadenza, ai sensi della convenzione di concessione, per il divieto espresso di esercitare giochi diversi da quelli affidati in concessione senza averne il titolo.
AP: Le attuale leggi possono ancora ritenersi effettive ed efficaci?
GC: Già nel 2011 il TAR di Puglia-Lecce affermava che la mancata regolamentazione a distanza di due anni dalla previsione normativa poteva legittimare lo svolgimento dei tornei“ pena la vanificazione del principio di effettività della legge”. Ora sono passati quattro anni dal primo provvedimento normativo e la regolazione è concretamente inapplicata e dichiarata inattuabile da ADM e Ministero competente. È pacifico che non stiamo procrastinando per motivi tempi tecnici rispetto alla scadenza ordinatoria indicata dalla legge (01/01/2013).
AP: La sentenza della sezione del Tar Puglia può quindi ritornare in voga?
GC: L’argomento usato dal TAR Puglia Lecce pare ora dotato di una forza qualitativamente superiore. La Magistratura potrebbe ammettere l’esercizio del poker sportivo per salvaguardare l’effettività della legge, cioè per garantire la tutela del diritto dei beneficiari della legge, gli operatori economici ma soprattutto i cittadini che hanno il diritto costituzionale di partecipare ad attività di intrattenimento che lo stesso Consiglio di Stato ha stabilito legittime. Oppure la Magistratura potrebbe riconoscere la legge oltre che inapplicata e inosservata anche invalida, magari perché incapace di garantire i diritti per i quali è stata istituita, anzi li ostacola, e disapplicarla o annullarla, o il Parlamento potrebbe abrogarla. In tal caso ci troveremmo nella situazione antecedente l’introduzione della legge, ma in presenza del parere del Consiglio di Stato del 2008 che si è espresso favorevolmente nei confronti del poker sportivo.
AP: C’è ancora una strada che è possibile intraprendere?
GC: Sono stato finora per molti anni sostenitore della regolazione del gioco del poker sportivo come gioco con vincita in denaro dell’AAMS. Ma a questo punto insistere su questa strada significa accettare un ulteriore ritardo pluriennale e una divaricazione irrecuperabile rispetto al sistema reale borderline e clandestino che si va sviluppando e strutturando. Siamo alla replica della seconda e terza rete delle scommesse. Bisogna realizzare una regolazione nel modo in cui è possibile farlo. L’unico modo possibile pare oggi la collocazione del poker sportivo nel modello del CONI. Bisogna favorire un’ampia consapevolezza e convergenza anche istituzionale per realizzare in modo solido tale soluzione, dell’interesse di tutti, preso atto che l’altra pare impossibile.