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Le poker rooms italiane tagliano i pro: è giusto?

E’ un inizio 2014 tutt’altro che all’insegna della monotonia. Dopo un 2013 che ha visto il mercato in flessione, la maggior parte delle rooms italiane hanno deciso di tagliare il loro team pro. Solo Sisal è andata contro corrente ed ha confermato i suoi giocatori in blocco.

Nelle prime due settimane dell’anno si sono chiuse partnership storiche. Lottomatica non ha rinnovato il contratto ad Alessandro Pastura e Maurizio Musso, mentre GDPoker ha salutato Carla Solinas, Erion Islamay e Giovanni Rizzo, rimpiazzandoli con un solo testimonial: Flavio Ferrari Zumbini.  L’assopokerista Roberto “RobyS” Sabato invece si è legato in questi giorni a BetItaly. E’ terminato il rapporto tra Alessandro De Michele e PokerStars.it. Pochi minuti fa, Emanuele Di Domenico ha interrotto il suo rapporto con Snai.

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Carla Solinas è stata una delle testimonial di punta di GDPoker in questi anni, per serietà e impegno

Premettiamo che la maggior parte dei giocatori sponsorizzati, nei primi anni, ha contribuito alla diffusione del texas hold'em e alla promozione del gioco. Il fenomeno è stato senza dubbio positivo sia all'estero che nel nostro paese. Ma oggi, alla luce degli ultimi mancati rinnovi è giusto porsi la domanda: la politica che sta intraprendendo l'e-gaming italiano, è giusta o sbagliata? Lo strumento delle sponsorship è sempre efficace?

E’ da anni che si discute dell’utilità o meno dei players sponsorizzati in generale. Il primo a sollevare dubbi - sul nostro portale - sull’efficacia di questi investimenti marketing è stato Marco Trucco, responsabile oggi di Eurobet.

Nel gennaio del 2012, dopo la sua esperienza con Everest, Trucco era stato netto: “avere un giocatore sponsorizzato è un lusso. Nei primi anni, quando c’era un mercato da acquisire, il campo era aperto e le rooms venivano identificate con i volti dei giocatori. I Luca Pagano e i Max Pescatori hanno fatto benissimo e così le aziende ad investire su di loro. Ed è stato un bene per tutto il poker online. Però le cose sono cambiate e questo tipo di investimento serve solo a determinati gruppi. Sono un lusso che può permettersi solo chi ha un budget promozionale molto ampio”. Le parole di Trucco scatenarono polemiche infinite ma sono state un segnale forte per il mercato e mai come in questo momento suonano attuali.

Da parecchi mesi, il miliardario Calvin Ayre (deve le sue fortune anche al gioco online) sostiene che l’unico investimento sensato è quello di puntare su testimonial sexy ed ignorare i top (nel suo team avevano giocato anche campioni del calibro di Justin Bonomo and C.). Non a caso ha ingaggiato per il blog CalvinAyre.com e per la room Bodog, Tatjana Pasalic ed una serie infinita di giocatrici asiatiche. Non è un segreto che l’imprenditore canadese abbia messo nel mirino da tempo Singapore e la Cina.

Non esiste una formula magica nel marketing, però l’esempio di quello che sta accadendo sul mercato internazionale può essere indicativo anche per il poker italiano.

Rational Group, l’azienda leader, ha optato per una duplice strategia: per il brand di PokerStars ha rallentato l’ingaggio di giocatori professionisti ed ha virato solo sui campioni affermati dello sport (la stella di punta è in questo momento Nadal), ottimizzando al massimo l’investimento, con la pianificazione di una massiccia campagna pubblicitaria televisiva.

E non è un caso che PokerStars abbia ignorato i November Nine nell'ultimo biennio: il tavolo finale del Main Event WSOP rimane un evento televisivo planetario e non solo vincolato alle logiche degli States. Moneymaker, con la sua vittoria, contribuì al successo di Stars proprio in America. Ma i tempi cambiano e per i marchi già conosciuti, le logiche oramai sono diverse.

Sul fronte Full Tilt Poker, Rational Group ha invece preferito puntare sul terzetto Viktor Blom, Gus Hansen e Tom Dwan, simboli degli High Stakes. Ma la rescissione di durrrr è la testimonianza che l’appeal sul mercato, anche per i top player, non è più quello di una volta.

I giocatori sponsorizzati possono garantire maggiori visibilità solo a brand emergenti, poco conosciuti sul mercato. 888Poker ha seguito una strategia del genere ed è stata premiata. Post 'Black Friday' ha puntato forte proprio sul final table del Main Event (soprattutto scommettendo su dilettanti come Jay Farber) ed è diventata la seconda room mondiale per traffico nel cash game, partendo due anni fa da zero.

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E negli States cosa succede? Quando si parla di marketing gli americani sono maestri: PartyPoker sta mettendo in atto una campagna pubblicitaria senza precedenti in New Jersey (già  controlla il 45% del mercato).

Ha sponsorizzato (prima volta nella storia) due franchigie delle leghe professionistiche americane ed ha lanciato la promozione dal forte impatto emotivo, “New Jersey’s Next Poker Millionaire”, garantendo un milione al vincitore. Anche 888Poker è interessato al mercato degli sportivi: ha proposto un contratto a Hakeem Nicks (nella foto in alto), numero 88 (non a caso) dei New York Giants (NFL), proponendogli di mettere sulla maglietta un bel 888.

Il mercato è saturo di professionisti e le rooms preferiscono puntare su stelle dello sport e personaggi noti per ricreare una nuova generazione di giocatori. Il problema è che nel nostro mercato, l’ingaggio di campioni diventa economicamente poco sostenibile (calcolando anche le campagne pubblicitarie su tv e giornali), però vi è la stessa esigenza di allargare il bacino con nuovi utenti e appassionati.

Per questo motivo, forse l’unica ricetta al momento sostenibile, sarebbe quella di tornare all’antico e sostenere la crescita dei circoli live e la valorizzazione del concetto di poker come disciplina sportiva, intesa come intrattenimento puro. I poker club possono ritornare ad essere un “vivaio” anche per internet, ma è necessaria una collaborazione stretta tra live e online.

L’errore è stato quello di considerare i due mercati concorrenti e non complementari. Gli operatori sia fisici che online dovrebbero fare sistema. Fino ad ora non l'hanno fatto e si sta vivendo una situazione paradossale: al momento, gli unici soggetti che non possono operare nei circoli sono proprio i concessionari (rischierebbero la revoca della licenza), ma ci sono molti modi per poter comunque sostenere la crescita del movimento. Una strategia che consentirebbe la "creazione" di nuovi giocatori ricreativi nel medio termine, nuovi appassionati disposti a divertirsi sia su internet che nei club privati. 

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