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Niente poker per il Cotton Club: ricorso respinto

Il noto circolo romano Cotton Club si è visto respingere la richiesta “sospensiva” dal Consiglio di Stato. Non potrà organizzare tornei di texas hold'em all'interno del proprio locale che rimarrà comunque aperto, considerando le svariate attività extra pokeristiche curate dall'associazione.

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Il prossimo passo sarà il ricorso al Tar del Lazio per discutere nel merito il provvedimento del Questore di Roma che aveva intimato al circolo di sospendere l'organizzazione di tornei di texas hold'em nel mese di marzo.

La decisione della Questura capitolina era giunta a seguito di un controllo delle forze dell'ordine che avevano interrotto un evento live con buy-in da 30 euro. In prima istanza i legali del circolo hanno presentato richiesta di sospensione del provvedimento al Tar del Lazio, ma come noto i giudici amministrativi regionali hanno rigettato la domanda, applicando l'articolo 24 (c.28) della legge n.88 del 2009 che prevede l'autorizzazione di AAMS.

Una riserva che comunque è già stata messa in forte discussione da parte di alcuni tribunali regionali (in particolare il TAR della Puglia), considerando che proprio tale riserva non è mai stata esercitata effettivamente.

La Legge di Stabilità del 2011 prevede l'assegnazione di mille concessioni ma il bando di gara non è mai avvenuto. Nel frattempo si è espressa la Cassazione in modo chiaro: i tornei non sono considerati gioco d'azzardo, a certe condizioni.

A questo punto l'alternativa è chiara: l'abrogazione delle leggi vigenti oppure l'assegnazione dei diritti. La seconda ipotesi però non sembra percorribile per una chiara volontà politica, più volte dichiarata da parte del Ministero dell'Economia.

La decisione del Consiglio di Stato sulla sussistenza delle esigenze cautelari sembrava scontata, se pensiamo agli orientamenti consolidati della giurisprudenza amministrativa, ma una volta che la questione del Cotton verrà discussa nel merito, potrebbero emergere considerazioni interessanti sul futuro del settore, dopo quelle oramai note della Cassazione.

Vi è una legge che prevedeva il bando entro il 31 gennaio 2013, ma il termine non è stato rispettato. Sarà curioso capire come i giudici percepiranno questa mancata e palese attuazione della normativa sul poker live nel nostro paese, quando è evidente che non vi sia alcuna regolamentazione.

La strada del riconoscimento dei tornei di texas hold'em come disciplina sportiva è un processo lungo ma – dal punto di vista normativo – percorribile. E' la convinzione dei più esperti legali di settore.

Sull'argomento, ad Enada, si è voluto sbilanciare anche il noto Avvocato Stefano Sbordoni: “Stiamo lavorando su un percorso praticabile che abbiamo immaginato ma i processi vanno fatti in un certo modo e con una chiarezza e solidità legale che deve essere ineccepibile. Altrimenti c'è il rischio che tutto crolli annullando anche ulteriori speranze di regolamentazione. Confermo che le mille licenze – ha dichiarato a GiocoNews - sono ferme seppure questo settore interessi centinaia di migliaia di giocatori e cittadini italiani. Le aspettative di quelli che vogliono legittimare l'attività di intrattenimento devono essere soddisfatte. Se non c'è azzardo, come ormai dovrebbe essere chiarito, non è giusto soffocare questo movimento”.