La stampa americana è sempre più affascinata dalla battaglia di potere che è scoppiata a Capitol Hill, a causa del poker online che vede contrapposte due potentissime lobby. L'ultimo attore protagonista della saga è Donald Trump.
Il re del mattone di New York si è unito nella Guerra Santa contro Sheldon Adelson, boss di Las Vegas Sands e nemico giurato dell'online. In ballo c'è la legge federale per disciplinare il gambling sulla rete internet.
Il vecchio Donald, proprietario di diversi casinò ad Atlantic City, è in affari con i fratelli Fertitta per l'espansione della room Ultimate Poker anche in New Jersey. Il suo ruolo è ritenuto, da un punto di vista politico, molto importante perché rischia di spaccare in due correnti il Partito Repubblicano, da sempre contrario al gambling in rete e finanziato da Adelson. Trump fa parte dello stesso schieramento (è passata alla storia la sua campagna mediatica contro il presidente Obama) ma potrebbe sottrarre alleati preziosi in Congresso al rivale di Las Vegas Sands.
Trump condivide gli stessi interessi di business con Leon Black, Josh Harris, Marc Rowan e David Bonderman, uomini molto influenti a Wall Street che vogliono tutelare i loro investimenti in Caesars Entertainment (l'online ha alimentato una crescita nelle quotazioni delle azioni).
A questo clan si sono uniti altri influenti proprietari di hedge fund, ad iniziare da George Soros, John Paulson e Leon Cooperman che hanno acquistato quote pesanti in Caesars Acquisition Co, società collegata a Caesars che gestisce il business dell'e-gaming e che è proprietaria del sito Wsop.com.
Adelson, nelle ultime dichiarazioni, però ha minacciato che spenderà ogni centesimo (è uno degli uomini più ricchi degli stati Uniti) del suo patrimonio per “debellare” il gioco online negli States. La partita si preannuncia interessante, perché i suoi avversari si presentano al tavolo da gioco, anche loro con stack molto deep.
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