Un durissimo colpo è stato subito dalla lobby anti online guidata da Sheldon Adelson negli Stati Uniti. Il giudice federale distrettuale dell'Oklahoma, David L. Russel, ha retificato in modo favorevole un lodo arbitrale che autorizza la tribù Iowa a poter offrire poker e casinò online.
I nativi potranno quindi raccogliere gioco su internet nei confronti di clienti internazionali: lo ha certificato la Corte Penale d'Appello dello Stato, accogliendo il lodo firmato dall'arbitro Charles Chapel dello scorso novembre.
Secondo l'arbitro (ed in seconda battuta il Giudice federale), tale facoltà è riconosciuta agli Iowa nell'accordo generale tra lo Stato dell'Oklahoma e le tribù dei nativi.
Chapel afferma che "usare internet è solo uno dei modi per giocare e per incrementare le revenues delle tribù. L'online non estende o limita la portata dei giochi" la cui natura rimane inalterata.
Anche se lo Stato dell'Oklahoma ha accolto con favore il lodo arbitrale, la tribù voleva che il governo federale firmasse la decisione prima di offrire gioco online, ma da Washington si sono sempre espressi negativamente su tale possibilità. Nel 2014, lasciarono il network Pokertribes.com le tribù dei Cheyenne e degli Arapaho presenti in Oklahoma, proprio per l'opposizione dei burocrati di Capitol Hill.
Tuttavia il Giudice Russel ha motivato nella sentenza che "non ci sono veri e propri problemi di fatto che precludono tale possibilità a favore della Tribù".
Il piano dei nativi Iowa quindi andrà avanti in collaborazione con Universal Entertainment Group (UEG) avvalendosi della piattaforma PokerTribe.com.
Il sito dovrebbe andare online il 17 maggio con un'ampia offerta di giochi real money, poker e casinò compresi.
Questa decisione giudiziale potrebbe rivoluzionare i già fragili equilibri dell'e-gaming statunitense e internazionale (almeno nel Nord America).
Negli USA sono autorizzati solo alcuni siti in pochi stati (Delaware, Nevada e New Jersey), in questo caso in Oklahoma sarebbe possibile offrire poker e casinò a clienti non residenti negli Stati Uniti.
Il progetto è finanziato dal discusso businessman Fred Khalilian, nato in Florida ma di origini iraniane, Nel 2011 Khalillian è entrato nel mirino dei federali ed ha accettato di interrompere le sue operazioni di telemarketing, non ammettendo però alcuna colpa alla contestazione di 4,2 milioni di dollari presentata dalla Federal Trade Commission. In passato ha compiuto operazioni simili nel gioco online con le tribù dei Cheyenne e degli Arapaho.
E' stato anche socio di Paris Hilton: nel 2007 durante l'inaugurazione del locale notturno "Club Paris" di Orlando, di proprietà della coppia, Khalillian è stato arrestato (la seconda volta in due giorni) per violazione della libertà vigilata, dopo aver subito un fermo dalla polizia per un presunto stupro. Già nel 2005 era stato prelevato dagli agenti dopo una rissa in un locale notturno con la ex fidanzata.
Insomma, il progetto che potrebbe rivoluzionare il poker online americano è in mano ad un uomo d'affari che non gode di una buona reputazione e non è ben visto (i dubbi sono legittimi) dall'opinione pubblica statunitense. E non è un particolare da sottovalutare, considerando le forti argomentazioni della lobby di Adelson.