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Edge sorting: Phil Ivey perde l'appello contro il casinò Crockfords, ma la sentenza è controversa

Phil Ivey
Phil Ivey

Cosa era successo

Come raccontavamo qui, nel 2012 Phil Ivey aveva vinto una grossa somma a Punto&Banco presso il Crockfords Casinò, ma la società non gli aveva mai accreditato i soldi sul conto. La ragione del rifiuto era l'utilizzo, da parte dei Ivey, del cosiddetto edge sorting: riconoscere alcune delle carte di un mazzo per alcuni difetti di fabbricazione che un occhio attentissimo poteva notare sui bordi delle medesime.

Come prevedibile, la cosa era finita in tribunale. Nel 2014, il Tiger Woods del poker aveva perso il primo round, annunciando però il ricorso in appello. La sentenza era prevista per l'ultima parte del 2016, e infatti non si è fatta troppo attendere. Ma non porta le buone notizie sperate da Phil...

Cosa ha deciso la Corte d'Appello

Ancora una volta un boccone amaro, ma paradossalmente meno rispetto all'ultima volta. La giudice Arden ha deciso che Ivey ha violato una clausola implicita nel contratto fra un giocatore e la casa da gioco sul non imbrogliare, nell'accezione prevista, ovvero da quanto stabilito nel Gambling Act del 2005.

Quando il magistrato si addentra nelle motivazioni, tuttavia, non tutto sembra filare troppo liscio: a giudizio della giudice, il giocatore potrebbe "imbrogliare anche senza disonestà, senza intenzioni ingannevoli." In buona sostanza, a Phil Ivey viene dato torto per l'interferenza decisiva che la sua tecnica ha avuto sullo svolgimento del gioco, senza che il casinò ne potesse entrare a conoscenza in tempo utile. "Su questi presupposti, il fatto che l'appellante non consideri la sua condotta come truffaldina è irrilevante".

La condotta messa in atto da Ivey e dal suo amico gambler, Cheung Yin Sun, avrebbe quindi causato un'interferenza sul gioco che ha le caratteristiche della truffa.

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Corte divisa

La sentenza, tuttavia, non è stata unanime. Due giudici su tre hanno dato ragione al casinò, uno ha invece preso per buona la versione fornita dal giudice designato Mitting. Quest'ultimo si era detto convinto che Ivey non avesse alcuna intenzione di imbrogliare e che, in sostanza, il giocatore era riuscito ad acquisire un vantaggio nei confronti della casa.

Praticamente la stessa linea adottata da Ivey per la sua difesa. Il campione statunitense aveva sempre sostenuto "La mia integrità morale è infinitamente più importante di qualsiasi cifra vinta".

"Mi spiegate come si fa a truffare onestamente?"

Ad ogni modo, la sentenza è stata favorevole al casinò, suscitando la prevedibile soddisfazione da parte del CEO di Genting UK, Paul Willcock.

Nonostante tutto, Ivey non perde affatto il suo ottimismo: "Il giudice designato ha detto che non sono stato disonesto e tre giudici della corte d'appello si sono detti d'accordo con questo, ma in qualche modo sono riusciti a produrre una sentenza a me contraria. Cortesemente, qualcuno potrebbe essere così gentile da spiegarmi come si può truffare onestamente?", conclude ironico Phil.

Anche il suo staff legale non alza certo bandiera bianca, anzi. Secondo Matthew Dowd, uno degli avvocati di Ivey, "la decisione della corte d'appello non chiarisce cosa, per legge costituisce reato nel gioco, e cosa no. Quattro giudici hanno esaminato il caso finora, e nessuno di essi è stato d'accordo su quale sia la corretta interpretazione della sezione 42 del Gambling Act".

Si va alla Corte Suprema

In ragione di ciò, gli avvocati di Ivey non foldano ma rilanciano: "abbiamo già chiesto autorizzazione per un ricorso alla Corte Suprema".

Nella ormai infinita battaglia legale di Phil Ivey con il Crockfords Casino siamo arrivati al turn. Rimaniamo in attesa del river.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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