Vai al contenuto

Howard Hughes: l'imprenditore che cacciò la mafia da Las Vegas

Ricco e affamato della vita

Nascere nel posto giusto, al momento giusto. Howard Hughes è figlio di H.Hughes Senior, ovvero colui che ha inventato un sistema di punte rotanti che consentiva alle compagnie petrolifere di scavare più a fondo che mai. Il giovane Hughes era l'unico erede e  all'età di 19 anni, in seguito alla morte improvvisa del padre, Hughes ha assunto il pieno controllo del fiorente impero degli affari. Ma se pensate che si sia adagiato sugli allori vi sbagliate di grosso. Classe 1905, sfruttò l'enorme quantità di denaro, per studiare, inventare, viaggiare e molto altro ancora.

Hughes ha acquisito e ampliato società di ingegneria, legate al mondo l'aeronautica. Dimostra di avere una passione infinita per il cinema e nel 1927 acquista uno studio di Hollywood in difficoltà. Ebbene in poco tempo lo riporta ai fasti di un tempio e da quei set arriveranno alcuni oscar nei primi anni 30.

Nel 1938, Hughes era diventato un nome familiare in ogni angolo del globo grazie al suo amore per l'aviazione. Circumnavigando il globo in sole 91 ore dalla cabina di pilotaggio, del suo aereo Lockheed costruito su misura, Hughes ha stabilito un nuovo record mondiale di volo in tutto il mondo. Non è un caso che il film "The Aviator", del 2004,  sia ispirato alle sue vicende aeree.

Las Vegas e l'intuizione giusta

Vi chiederete cosa centra uno come Howard Hughes con il mondo del gioco? Bisogna attendere il 1966 per avere questa risposta. All'età di 61 anni decide di fare l'ultimo grande investimento azzeccato della sua vita. Arriva in treno a Las Vegas e Hughes affitta due interi piani al Desert Inn. Quando il suo soggiorno di due settimane si è concluso, il proprietario Moe Dalitz lo invita a partire, in modo da poter ospitare altri clienti.

Ma il buon Howard Hughes rilancia, come solo i grandi giocatori sanno fare. Offre 13 milioni di dollari per rilevare la proprietà del casinò: ai giorni nostri sarebbe un'offerta da quasi 100 milioni di dollari. Il vecchio proprietario non ci pensa due volte e la settimana successiva, Hauges diviene il padrone assoluto del Desert Inn.

Le manie e una malattia particolare

Prima di proseguire sulle vicende di Howard Hughes a Las Vegas, è bene chiarire un punto. Non sempre sono rose e fiori, nemmeno per le persone ricche come questo implacabile imprenditore visionario. Si dice fosse affetto da disturbo ossessivo-compulsivo. Una malattia che ad esempio lo portava a mangiare sempre e soltanto le stesse cose. A cena non esisteva altro che bistecca, accompagnata da insalata e piselli piccoli, selezionati da lui stesso che scartava quelli grandi all'interno del barattolo.

La suddetta malattia poi, nei momenti peggiori, lo portava ad isolarsi dal mondo intero. Hughes si è nascosto in una sala di proiezione per quattro mesi, guardando i suoi film nudo e solo in una stanza buia. In seguito, i dipendenti hanno trovato dozzine di scatole di kleenex impilate in una formazione precisa, insieme a barattoli di vetro che Hughes usava per raccogliere la propria urina.

Il nuovo Re di Las Vegas

Howard Hughes, nonostante questi problemi, è riuscito a far breccia anche negli affari di Sin City e si è preso una parte di cuore di questa città. Isolato o meno ha talmente gestito bene gli affari del Desert Inn, che appena due anni dopo ha comprato altri 4 casinò di Las Vegas:  Castaways, Frontier, Sands, Landmark e Silver Slipper. Tutti nella zona nevralgica di Vegas, vale a dire la strip.

Sono anni ruggenti per la città, ma al tempo stesso difficili. Infatti la mafia da diversi anni ha messo gli occhi su Las Vegas, sia per gli ottimi affari che può concedere e sia come punto di riciclaggio di denaro sporco. Ma per i mafiosi le ore sono contate. Non tanto per merito della polizia, quanto per l'intraprendenza finanziaria dello stesso Howard Hughes.

Capì per primo che la mafia andava combattuta anche con il denaro, considerando la quantità immensa di soldi che l'organizzazione criminale aveva a disposizione. Gli acquisti successivi al Desert Inn andavano seguendo questa logica. Non solo, ma Howard Hughes, con le sue idee e con la sua fedina penale assolutamente pulita fece colpo sulle autorità locali che da tempo sognavano di dare la spallata decisiva alla mafia.

Lo shippo di Frank Sinatra

Alla fine degli anni 60, la guerra alla potenza economica della Mafia non aveva esclusioni di colpi a Las Vegas. Nel 1969 il buon Howard Hughes piazza il colpaccio. Strappa ai locali e ai teatri di Sin City in mano alla mafia, niente meno che Frank Sinatra. Il noto cantante all'epoca era già un nome importante e la mafia se lo era assicurato per i propri locali.

Ebbene, a seguito di una serie di arresti che decimarono le famiglie mafiose e che ebbero ripercussioni anche sulle leadership al comando della "cupola" di Vegas, Hughes sfrutta questa sorta di vuoto e prende sotto la sua ala Frank Sinistra. E' una sorta di canto del cigno per l'ambiente mafioso. Soprattutto perché Huges gode del favore delle autorità statali e della commissione gioco del Nevada. Insomma, anche lo stato è dalla sua parte, non lasciandolo mai solo in questa battaglia silenziosa, ma vincente.

Hughes aveva in mente una Las Vegas più elegante. In un promemoria a uno dei suoi soci in affari, Hughes ha descritto come credeva che i visitatori di Las Vegas dovessero vedere i suoi casinò:

"Mi piace pensare a Las Vegas in termini di un uomo ben vestito con uno smoking e una donna meravigliosamente ingioiellata e con il pelo che scende da un'auto costosa."

Le licenze senza udienza

Per capire la grandezza dell'uomo e della sua integrità morale, basti pensare a come Howard Hughes ha ottenuto la sua prima licenza di gioco. Negli anni 60 era obbligatoria almeno un'udienza tra le parti, ovvero fra il richiedente e le autorità statali preposte al gioco d'azzardo. Ebbene, il procuratore distrettuale George Franklin, non esitò un solo secondo ad accordare la licenza ad Hughes, senza nemmeno passare dalla suddetta udienza. 

La motivazione del procuratore fu chiara e allo stesso tempo "storica", per la sua importanza: "Questo è il modo migliore per migliorare l'immagine del gioco d'azzardo in Nevada concedendo una licenza a un industriale della sua statura". La visione futuristica di Las Vegas, da parte di Howard Hughes, non colpì soltanto le autorità statali, ma anche altri imprenditori puliti della città. Gli stessi che per anni avevano subito la mafia, trovarono la loro riscossa assieme al neo Re di Las Vegas.

Las Vegas

Mentre la mafia era in completo declino a Vegas, la faccia pulita della città si riprendeva tutto quello che le apparteneva. Un investimento dietro l'altro e progetti su progetti, per cambiare totalmente pelle a Sin City. Howard Hughes molti di questi progetti non riuscì a vederli. Nei primi anni '70 le sue condizioni di salute peggiorarono e salutò Las Vegas. La morte lo colse nel 1976, a 71 anni e ormai devastato dalla malattia.

Il suo nome però era entrato di diritto nella storia di Las Vegas. Aveva fatto capire a tutti che un semplice e redditizio investimento era pur sempre migliore di qualsiasi losco affare della Mafia. Se Las Vegas è quella che vediamo oggi, molti dei meriti sono proprio da attribuire ad Howard Hughes.

 

Nel mondo del giornalismo sportivo da quando avevo 16 anni, ho all'attivo quasi 800 radiocronache di eventi sportivi e quasi 10 mila articoli sportivi. Da 15 anni nel mondo del poker, del betting e del gaming. Cavallo di battaglia: "Amici Miei".
I NOSTRI CONSIGLI SUL CASINÓ