Quando segui un torneo da 550€ che registra più di 1.800 entries su un’ isola (Malta), in inverno, con giocatori provenienti da tutta l'Europa, è lecito porsi qualche domanda. C’è da fare inoltre altre considerazioni: più di un terzo del field è italiano e l'evento stesso, in 12 mesi, è aumentato in termini di partecipazione di quasi il 20%, mantenendo il garantito invariato. In 4 anni, il Battle of Malta è passato da circa 300 buy-ins pagati a 1.804 ingressi.

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Battle of Malta: +20 e field speciale
L'aspetto positivo è che se giravi nei meandri della poker room del Casinò di Portomaso, ti rendevi conto che ai tavoli c'era il ragazzino 20enne con il cappellino, come la signora norvegese o siciliana di 60 anni. Molti si erano qualificati online con pochi euro o avevano comprato un pacchetto viaggio che gli offriva, oltre al poker, anche altre forme di intrattenimento (party, escursioni turistiche etc).
Come il Battle of Malta, questo fenomeno riguarda la maggior parte dei tornei di texas hold'em sportivo low stakes (ma nel nostro paese è forse più corretto parlare di stake medio, visto l’ABI di molti nostri torneisti).
Se avete dei dubbi, guardate il successo indiscusso dell'Italian Poker Open (IPO) degli ultimi anni (stesso buy-in), il Venice Poker Open o se guardiamo all’estero il Dusk Till Dawn di Nottingham. La formula è senza dubbio vincente, low buy-in accompagnati da garantiti interessanti.
Ma voi direte: questo fenomeno riguarda solo il poker live. Sbagliato!

Poker online
Premesso che i dati negativi sulla rete dot com, calcolati da PokerScout, riguardano il cash game. Ed in questo caso, è giusto ammettere che la disciplina sia entrata in un lento ma inesorabile declino, dovuto al fatto che nel cash, vi è un tasso di abbandono allarmante. Troppi giocatori vanno broke e in fretta (i software contribuiscono senza dubbio ad accelerare il timing).
Non vi è un ricambio generazionale dalla chiusura del mercato americano. E in Europa, le poker rooms non sono più disposte a spendere milioni di euro nel marketing, perché sono consapevoli che i nuovi clienti (il cui costo di acquisizione è sempre più proibitivo) saranno massacrati nel giro di pochi mesi. Il problema va quindi risolto alla radice, così il poker non può andare avanti.
Per questa ragione, PartyPoker e PokerStars stanno facendo piazza pulita dei software prima di ritornare ad investire.
Tournaments: +40% in 12 mesi
Nella giornata di ieri, Amaya Gaming ha pubblicato i dati del terzo trimestre 2015 ed emerge un dato sorprendente (nei termini numerici): quest’anno, i tournaments hanno fatto registrare una crescita del 40% rispetto allo stesso periodo del 2014. Questo dato riguarda non solo la rete dot com (prendendo dati da Sharscope e PokerScout) ma anche i mercati regolamentati (con le statistiche fornite dagli enti regolatori, come i Monopoli in Italia).
Complice senza dubbio l’introduzione degli Spin and Go che, piaccia o meno, è pur sempre una forma di poker più aderente ai nuovi gusti e trend dei consumatori online. Teniamo conto che su internet il poker deve fronteggiare la concorrenza degli eSports, dei Fantasy e dei giochi da casinò, per non parlare dei social games su piattaforme molto popolari come Facebook. Rispetto a 10 anni fa, sono cambiati tanti aspetti, per questo il giochino deve essere più dinamico.
Il ragionamento di PokerStars è semplice: se gli Spin and Go portano nuovi players o risvegliano vecchi clienti (un miracolo se pensiamo alla presenza online di molte altre attrazioni), è senza dubbio un fatto positivo per il poker e nel lungo periodo la liquidità verrà rafforzata a beneficio di tutti i pokeristi. Poche settimane fa, il vincitore di uno Spin and Go dal jackpot molto ricco, preso dall’entusiasmo della vincita, ha iniziato a grindare ai livelli più ostici e duri. Risultato? Molti grinder festeggiano ancora.
Ma questi giocatori non hanno bisogno di incentivi (rakeback etc), sono solo attratti dalla possibilità di una vincita importante. Questo aspetto dà respiro alle poker rooms che possono avere di nuovo margini per investire nel marketing in maniera mirata, come ai tempi d’oro.
Può sembrare molto triste ai puristi, però questa è la risposta del mercato: il poker sta cambiando alla velocità della luce, come i gusti dei consumatori. Anche nel live, gli stessi professionisti (che avrebbero un edge in strutture più deep), chiedono tornei sempre più veloci, contro i loro interessi.
Forse è proprio per questo motivo che Stars sta studiando la possibilità di introdurre una nuova variante.
La principale fonte di gross gaming revenues di PokerStars (ne parleremo in un articolo a parte), sono i tournaments che nel 2015 hanno toccato il 71% rispetto a tutto il resto. Non c'è quindi da meravigliarsi di quello che sta succedendo in queste settimane.
Tournaments in Italia in crescita
Ma c’è di più: questo fenomeno non riguarda solo il dot com. Anche in Italia i tournaments sono in netta crescita. I dati ufficiali sono assolutamente ingannevoli: quest’anno cash game, tournaments e casinò vengono contabilizzati in un altro modo.
Negli anni passati, venivano inclusi nella raccolta e nel metodo di calcolo della spesa anche i bonus, quest’anno non è più così. Pertanto, secondo autorevoli analisti, si perde circa il 20%. I dati ufficiali sono fuorvianti e se confrontati con gli anni precedenti, del tutto sbagliati.
Nei primi 10 mesi dell’anno, secondo i dati diffusi dai canali autorizzati, la spesa nei tournaments è stata di 59,9 milioni di euro, rispetto ai 61 milioni dell’anno scorso. Un calo di circa 1,8% in apparenza, in realtà i tornei sono cresciuti di quasi il 18% se compariamo gli stessi dati (non teniamo conto dei bonus anche nel 2014). E le statistiche sono coerenti con quanto pubblicato da PokerStars nella giornata di ieri.
Il cash game in Italia ha perso il 23%, pertanto, seguendo la medesima logica, la perdita effettiva è stata del 3%. Una percentuale logica, impossibile immaginare un calo reale pari ad un quarto, in un mercato oramai così ristretto.
Ma anche nel nostro paese, il trend è delineato: i tournaments (grazie a nuovi giochi innovativi come gli Spin) crescono, mentre il cash game cala. E’ finita un’epoca per far spazio ad un’altra, ma la popolarità del poker rimane immutata. La differenza è che la spesa pro capite si è calmierata, ci sono più amatori e meno professionisti e questi possono essere aspetti senza dubbio positivi, sia in termini sociali che di ottica di lungo periodo per l’intero settore.