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Stefano “omarpizzas” Barbera: il gioco dai blinds

Per molti professionisti che pensano di trasferirsi a Malta, c’è qualcuno che ha seguito la rotta opposta, ma che a deporre le armi davvero non ci pensa: stiamo parlando di Stefano “omarpizzas” Barbera.

Tornato infatti dalla famiglia a Sanremo dopo una lunga permanenza nell’isola del mediterraneo, Stefano sta pianificando il 2014, avendo in mente progetti ambiziosi che però non è ancora pronto a rivelare: “Solo a febbraio saprò se potrò realizzare quello che ho in mente – mi spiega – in quel caso, sentirete presto parlare di me“.

Come succede a volte a chi dispone di molto talento, spesso è la “testa” che gli è mancata: “Il 2013 è sicuramente stato l’anno peggiore della mia vita – spiega alludendo anche a problemi lontani dal poker – e l’unica reazione che ho avuto di fronte ad una serie di problemi è stata quella di uscire praticamente ogni sera, disinteressandomi delle conseguenze. Non una buona idea, runnando malino ed avendo un po’ perso il ritmo del grinding”.

Barbera è insomma un “tizzone d’inferno”, come direbbe qualcuno, e se gli altri devono stare attenti a non scottarsi con lui lo stesso vale per se stesso: imparare a maneggiarsi con cura non sempre è così facile.

1) In passato hai detto: “Con i giocatori scarsi finisco per overthinkare e sbagliare, mentre i regular che credono di aver capito il gioco sono quelli che preferisco”. La pensi ancora così?

“In questo senso l’indurirsi del field mi ha ‘aiutato’, ma purtroppo per lunghi tratti nella prima metà dell’anno mi sono adagiato un po’ sugli allori, facendomi sfuggire di mano la situazione.
Negli ultimi sei mesi invece ho fatto un gran lavoro di analisi con un amico, e credo di aver corretto la maggior parte dei leak che ancora avevo. Ormai sto giocando solo 6-max, perché credo che nel futuro sia molto più utile avere edge su quel field medio, visto anche che heads-up diventa sempre più difficile trovare azione”

2) Che ne pensi dell’idea di Sammartino, di andare a confrontarsi nel cash game high stakes?

C’è chi gioca per divertimento, chi per lo stipendio e infine chi lo fa perché ha un’insaziabile voglia di primeggiare in quello che fa. Va anche detto che, quando ti confronti con i migliori, se giochi per cifre che non spostano troppo si hanno sempre più risvolti positivi, a livello di mindset.
Sammartino è stato probabilmente il giocatore che meglio si è adattato al field italiano, ha distrutto più o meno tutte le partite ed è normale che cerchi qualcosa in grado di stimolare di più la sua fantasia”

3) Credi che la tua indole ti abbia più aiutato o ostacolato nella tua carriera?

“Purtroppo sono fermamente convinto di aver fatto diversi errori, e cosa peggiore di averli ripetuti ogni qualvolta ho attraversato momenti difficili: credo che sulla bilancia questi ultimi pesino più del talento.
La mia indole mi ha quindi aiutato a superare i miei limiti, ed a farlo con naturalezza, però se parliamo di professionismo inteso come il ‘portare la pagnotta a casa’ senza prendersi troppi rischi, credo sia stata più un ostacolo” 

4) Parliamo di tecnica, il gioco dai blinds: quali sono gli errori che vedi commettere più spesso?

“Sarebbe un capitolo davvero immenso, visto che il gioco dai bui è l’essenza del cash game 6-max. Vedo molti regular che non riescono a bilanciare bene, sono polarizzati nei range di resteal e si trovano male ad aggiustare contro professionisti molto aggressivi, con mani come AT/AJ/KQ/KJ.
Pensano siano mani che giochino bene contro il range avversario, mentre invece si trovano costretti a giocare passivamente piatti fuori posizione, che è sempre sconveniente.
Alcuni tendono ad adottare sempre e solo una linea, cercando di imitare quello che vedono fare dai regular migliori ma senza capirlo davvero a fondo matematicamente. Da questo punto di vista, i giocatori stranieri sono tre passi avanti a noi” 

E se e quanti passi avanti “omarpizzas” sia davanti agli altri,  da appassionati di poker speriamo di poterlo scoprire fra non molto.