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60 Minutes sul Poker: le reazioni

Come previsto, la messa in onda della puntata di "60 minutes" dedicata agli scandali del poker online di UltimateBet/Absolute poker su CBS, ha provacato diverse reazioni. L'atteso episodio del celebre programma-bandiera del giornalismo d'inchiesta, visto da diversi milioni di telespettatori in tutti gli USA, ha lasciato un retrogusto amaro a molti appassionati ed addetti ai lavori, poichè l'immagine che esce del poker online è di qualcosa di losco, oltre che illegale. Quindi si alzano le voci delle associazioni che hanno a cuore gli interessi del gaming e dei suoi appassionati praticanti.

Inizia il SSIGI (Safe and Secure Internet Gambling Initiative) che, per bocca del suo addetto stampa Jeffrey Sandman, afferma che lo show sottolinea "l'assoluta necessità per gli USA di regolamentare il poker online, in modo da contribuire a proteggere i consumatori". "Sia '60 Minutes' che l'articolo apparso sul Washington Post (in cui si entra nei dettagli dello scandalo, ndr) dimostrano senza ombra di dubbio che il proibizionismo dell'attuale governo sul gaming online è un fallimento, e che è un grave errore lasciare gli utenti americani senza protezioni legali quando scommetti o giochi a poker online", prosegue Sandman, che propone "E' chiaro che si rende necessario un diverso approccio, se si vogliono proteggere i consumatori, e se si vogliono recuperare i miliardi di dollari degli operatori con sedi offshore, che attualmente sfuggono all'erario statunitense, e che producono capitali che rimangono tragicamente fuori dall'economia USA. Speriamo che l'accresciuta attenzione dei media, e la maggiore sensibilità della gente sul tema, accelerino un processo di giusta regolamentazione da parte del Congresso."

L'ultimo dato che fornisce Sandman è molto indicativo: secondo uno studio commissionato da SSIGI a "PricewaterhouseCoopers", gli introiti fiscali provenienti da una regolamentazione del gioco online oscillerebbero tra gli 8.7 e i 42.4 miliardi di dollari nell'arco di dieci anni!

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Si fa sentire anche il PPA (Poker Players' Alliance), il sindacato dei giocatori americani tramite il presidente Alfonse D'Amato. C'è una crescente domanda di poker online in America, e la "continua ricerca di proibire il poker avrà come unico risultato di mantere questo mercato sommerso. Come ha sottolineato il Washington Post, il proibizionismo traccia una profonda trincea tra la tecnologia del XXI secolo e le leggi del XX." Piuttosto che proibire il poker online, il Governo dovrebbe fare un passo in avanti, regolamentare questo mercato multimiliardario ed incassarne l'enorme gettito fiscale. Sarebbe fondamentale, soprattutto in un momento di crisi economica come quello che il Paese sta attraversando adesso", conclude D'Amato.

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"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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