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‘Devilfish’: la sua poker room verso il crack finanziario

Dave-Devilfish-UlliotIl business nel gioco online per Dave "Devilfish" Ulliott si sta rivelando un cattivo investimento: è vicina alla bancarotta la poker room della quale è azionista e testimonial. La Devilfish Gaming plc, società quotata alla London Stock Exchange, ha chiesto di sospendere le negoziazioni dei propri titoli, fino a quando la situazione finanziaria non sarà più chiara.

Il consiglio di amministrazione della holding sta sondando il terreno per un’eventuale vendita ed ha incaricato alcuni consulenti di vagliare questa ipotesi. L’alternativa rimane un’ingente ricapitalizzazione della società per appianare l’esposizione debitoria. Secondo l’ultimo bilancio, la società per azioni di Londra ha rimediato una perdita d’esercizio di 229.000 sterline nel secondo semestre del 2009. Si preannuncia ancor più pesante la situazione al 2010.

Fondata nel 2007, la Devilfish Gaming plc dispone di un vero network sul gambling online: dal poker, ai giochi da casinò, per passare al bingo che in Gran Bretagna è molto popolare. Uno dei fondatori della compagnia, l’imprenditore Kevin Leech ha rassegnato le dimissioni nel mese di agosto, per problemi di salute. Almeno secondo la versione ufficiale.

Non è un bel momento per Dave Ulliott che sta cercando di rimediare alla difficile situazione finanziaria lanciando la propria autobiografia: “Devilfish: The Life and Times of a Poker Legend“. In questi giorni, durante la presentazione a Londra del libro, ha regalato aneddoti e perle ai giornalisti inglesi presenti.

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“Il poker mi è costato il matrimonio” ha esordito il player di Hull che può sempre vantare di essere il giocatore inglese ad aver vinto di più in carriera nei tornei live. Dave ha raccontato qual è stato il bluff più azzardato della sua vita: “Quando ho conosciuto mia moglie Mandy, prima di sposarla ed aprire la gioielleria, per otto mesi le ho raccontato che facevo il camionista e che lavoravo sempre di notte, su lunghe tratte. Era la migliore copertura per stare fuori la sera e giocare a poker. Ho rischiato di essere interdetto dai miei suoceri ma nessuno mi ha scoperto in quel periodo un pò clandestino”.

Frequentava le peggiori bische inglesi, in un’epoca lontana, quella delle pistole e dei pub fumosi: “Andavo spesso in locali al nord, dove la birra scorreva a fiumi. In questo modo “ripulivo” il tavolo con facilità: era pieno di fish ubriachi. Non ho mai avuto problemi perché tenevo una pistola sempre in tasca e alle mie spalle, c’era un amico che mi proteggeva con una mazza da baseball. La gente era consapevole di tutto ciò e non mi veniva mai a cercare nessuno”.

Una notte però le cose si misero male: “In un pub chiamato Pappa’s centrai una grossissima vincita; ho capito che mi stavano aspettando in un vicolo, così ho preso la pistola ed ho iniziato a sparare una raffica di colpi in aria: sono tutti scappati come topi”. Devilfish è un pesce velenoso ma ce la farà questa volta a sopravvivere agli squali della City?

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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