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Gianluca Marcucci: 'Le carte sono un elemento secondario'

Gianluca Marcucci all'ultimo IPT MaltaE' uno dei più prolifici e letti bloggers di YouPoker, oltre ad essere uno dei giocatori rivelazione negli ultimi due anni del texas hold'em italiano. Ma al contrario di tanti players, Gianluca Marcucci non scrive quasi mai di poker, di quanto ha vinto, di quanto ha perso o di cosa ha giocato. "Vita da orso" è un racconto di vita in evoluzione, che vede come protagonista proprio il personaggio che andiamo oggi ad incontrare.

Assopoker: Eccoci qui a colloquio con “the bear”. Dalle pagine del tuo “vita da orso” emergono diverse cose di te, e da quello che scrivi mostri di essere una persona in perenne evoluzione, in perenne ricerca di sé e di “nuovi sè”. Come fa tutto questo a convivere con lo spirito competitivo di un player che deve mostrarsi più sicuro e granitico dell'avversario di turno?
Gianluca Marcucci:
Mi è sempre rimasta impressa una frase del mio vecchio professore del liceo. "Prima di confrontarti con gli altri devi imparare a confrontarti con te stesso." Ed io non faccio altro. Scrivo e mi rileggo ogni volta che ne sento il bisogno. Credo di avere il dono dell'esposizione e la sensibilità necessaria per guardarmi dentro. Raccontare diventa quindi una elementare conseguenza. Nascono così le mie riflessioni e tutte quelle note che possono essere belle o brutte, scritte bene o male e riguardare la "mia" come altre migliaia di vite reali come la mia.

Gianluca con il trofeo 'poker face dell'anno' vinto nella scorsa stagione IPTIn quello che scrivo esiste una linea ben visibile che separa la realtà, l’esperienza e la fantasia. Le tre cose non si escludono, ma non si possono neanche confondere o sovrapporre. Soprattutto però, non possono fare a meno l’una dell’altra: la fantasia non può fare a meno della realtà e la realtà dell'esperienza. Il mio mettermi in dubbio è tutt'altro che sintomo di insicurezza o paura. E' pura coscienza: tutto diventa oggetto di riflessione, tutto può essere messo in discussione e tutto diventa quindi raccontabile.

Il rapporto tra l'uomo e il giocatore? In realtà vado d'accordo con entrambi. Interpreto alla perfezione il giocatore sedendomi al tavolo e guardandomi intorno con l'unico scopo di saccheggiare le emozioni di tutti gli avversari. Analizzo le parole, i comportamenti. Cerco di entrare nella pelle di ognuno e quando riesco a farlo quel giocatore diventa un libro aperto.
Nel poker come nella vita sono diventato molto bravo ad osservare gli altri, ad ascoltarli, a non farmi sfuggire un gesto o una parola. E' questa la competizione, le carte sono secondarie. Alla fine il giocatore legge i testi dello scrittore, mentre lo scrittore vive e si limita a tifare spietatamente.

AP: Si inizia a parlare di te più o meno due anni fa, con due tavoli finali importanti. Ma cosa c'è nel tuo background e quando hai scoperto l'hold'em?
GM: Seguivo il poker da diversi anni, ma non avevo mai giocato un torneo vero. Poi decisi di cominciare ed eccomi qui. Nella vita di chi non gioca sono presenti soltanto immagini e ricordi di partite viste. Io posso ritenermi fortunato di averle anche vissute e qualche volta, vinte. Il motto del mio primo Main Event alle World Series era "Oggi sei qui, meritatelo!"

AP: Attualmente hai un Hotel & SPA a Claviere. A parte il fatto di essere molto frequentato anche da colleghi poker players, lo consideri un pò l'habitat naturale per “l'orso”?
GM: L'Hotel Bes è diventato col tempo la tana dell'orso. Era naturale che si trasformasse anche in un punto di riferimento per le vacanze invernali di quegli amici o colleghi con cui ho avuto modo di condividere le emozioni del poker in giro per il mondo.

AP: Sei molto prolifico come scrittore/blogger. Ma che esperienza è per te scrivere? Riusciresti a grindare con una simile regolarità?
GM:
Creatività e fantasia. Credo che soprattutto il mio carattere sia la variabile di valore alla base di quello che tu definisci "prolifico". Scrivendo cerco di trasferire ad altri  la terapeutica immagine di un me stesso migliore. Non è facile perchè una cosa è raccontare, un'altra cosa è raccontarsi. Servono coraggio, grinta ed energia per scrivere e descrivere e riscrivere sempre.

Ma bisogna essere anche quel tipo di persona in costante ricerca di un proprio equilibrio. Come dire, sempre ad un passo da un baratro fatto di dubbi, eppure mai in bilico. Scrivo e so che alla fine altri leggeranno quello che ho scritto. C'è chi tiene le sue pagine chiuse a chiave in un cassetto e lì le lascia per sempre. Scelta legittima ma credo che sia molto più utile aprirlo quel cassetto.
Sul grindare beh...al tempo sono stato un trader privato: per oltre 5 anni, dalle 8 alle 22 ero quotidianamente sui mercati di mezzo mondo in modo spietatamente attivo ed assorbente, tanto che la sera spesso finivo con il portatile a letto. Grindare non mi spaventa di certo, ma al momento non la considero una necessità, nè tanto meno una priorità. Il tutto si ridurrebbe ad una mera questione economica. Non si grinda per passione, lo si fa solo per denaro.

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AP: Scherzi a parte...giochi online? O per te il poker è un'esperienza squisitamente “vis a vis”?
GM: Il poker live è ragione e sensibilità. Il poker online automatismo e disciplina. Si tratta di giochi diversi giocati da giocatori con differenti peculiarità. Nel poker online è come nella vita, quando la fretta ti costringe ad agire e non c’è tempo di ragionare. Servono software e schemi soprattutto se si gioca su più tavoli. Non credo di essere un forte giocatore online, però mi diverte giocare soprattutto affiancando giocatori meno esperti. Ne faccio una mera questione didattica.
Nel poker live ho invece tutto il tempo per ragionare su ciò che è possibile, impossibile o necessario fare. Si studiano gli avversari. Servono memoria e spirito di osservazione. Un pizzico di esperienza, un po' di fortuna, tanta pazienza ed il gioco è fatto. Questo è quello che si avvicina di più ad una passione.

AP: C'è un collega player che stimi più di altri? E così per gioco, se si potesse, c'è una qualità che ruberesti a qualcuno per farla tua?
GM: Citare un giocatore in particolare sarebbe da parte mia poco elegante e forse inutile. Diciamo che il giocatore perfetto è quello fortunato: farei mia questa qualità.

AP: Ti abbiamo visto uscire da tornei con monoout contro, eppure nelle foto hai sempre un'espressione serena e sorridente. Fingi bene o davvero non tilti mai?
GM: E' un gioco di carte e lo considero tale anche quando le cose non vanno per il verso giusto. Non può essere una vittoria a farmi sentire migliore di quello che sono. Tantomeno una sconfitta, seppur beffarda, potrà mai togliermi un briciolo della mia autostima. L'espressione serena ed il sorriso sono solo una mera questione di signorilità.

AP: Hai avuto un'esperienza da pro sponsorizzato con Goalwin. Ora cosa bolle nel pentolone dell'orso?
GM: Devo ringraziare la famiglia Merighi e il manager Francesco Pivetta per avermi dato quella possibilità. Purtroppo non si è riusciti a dare un seguito all'avventura, ma rimangono comunque buonissimi ricordi e qualche ottimo risultato ancora ben visibile in bacheca.

AP: Cosa bolle nel pentolone dell'Orso?
GM: Visto che è l'ultima domanda ti risponderò alla maniera dell'orso. Con filosofia. "Non c’è una via di mezzo. Esistono solo strade, alcune le percorriamo, altre no.
C’è sempre un qualcosa per cui valga la pena lottare e visto che lo abbiamo fatto fino ad ora, non vedo perchè non farlo anche domani.
" Ho detto tutto.
Un abbraccio ed un saluto affettuoso da Gianluca Marcucci.

(Intervista a cura di Domenico "stee catsy" Gioffrè)

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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