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Il videogame della vita di un giocatore High Stakes

Soltanto pochi giorni fa vi abbiamo raccontato della parabola di Isildur1, conclusasi come tutti sappiamo con il giocatore svedese bruciatosi in una sola notte, improvvisamente così come era arrivato. Il suo è stato il nome più discusso nel mondo del Texas Hold'em degli ultimi mesi, e non

poteva essere diversamente, dal momento che quello che ha scatenato ha avuto ben pochi precedenti nel mondo dell'online, e forse nessuno di questa portata. Un Davide che, appena spuntato dalle nebbie dell'anonimato, ha abbattuto a colpi di pietre uno dopo l'altro Golia che parevano invincibili, riscrivendo la storia e le regole del gioco. Almeno per un po'.
Dopo che i fenomeni di CardRunners - nella persona di Brian Hastings - lo hanno ridotto in ginocchio, in molti si sono interrogati su come si fosse arrivati a tutto questo.

Per un giovane di 20 anni, ammesso che Viktor Blom e Isildur1 siano davvero la stessa persona, è forse facile perdere il contatto con la realtà, una volta che ci si scopra in grado di duellare alla pari con giocatori che al resto del mondo appaiono inavvicinabili. Ma in fondo, tutto sembra far parte di un disegno già scritto.

Centinaia di migliaia di dollari vinti o persi nell'arco di poche ore, talvolta milioni, cifre che potrebbero cambiare la vita di molti di noi - o almeno così amiamo pensare - non sono che un aspetto marginale del grande circo dei tavoli High Stakes. Circo dove in fondo un personaggio come Guy LaLiberté stonava meno di quanto potesse sembrare.

Siamo infatti abituati a pensare ai giocatori professionisti come a persone dal mindset perfetto, capaci di controllare le proprie emozioni, di fare ogni scelta soppesandone i pro ed i contro e scegliendo quindi la migliore, quella che porta maggior profitto. Eppure forse le cose non stanno così, non a quei livelli almeno.

Perché in fondo dei giovani uomini dovrebbero trascorrere intere giornate di fronte ad uno schermo, quando in banca hanno al sicuro milioni di dollari, che bene investiti possono assicurarne altrettanti? Vale davvero la pena di sacrificare il proprio tempo, di affrontare lo stress delle giornate più nere, la solitudine di quelle ore in cui nessuno può capirti solo per accumulare altro denaro, denaro che forse non arriverai mai a spendere neanche nella più sfrenata delle vite?

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Forse no, e allora forse c'è inevitabilmente dell'altro, ed è proprio lì che è possibile trovare la risposta a tutto. Adesso Isildur1, e chi come lui abbia passato questi momenti, starà pensando a quanto accaduto, che avrebbe potuto fermarsi, raccogliere i frutti di quanto fatto, ma se non fosse stato questo il suo obiettivo? Se il vero scopo di un giocatore High Stakes fosse un altro?

C'è chi, sul forum di 2+2, commentando quanto accaduto ha scritto: “Non si tratta di denaro, quello di Isildur1 è stato un videogame in cui lui si era messo in testa di ottenere il punteggio più alto”. E noi crediamo ci sia molto di vero in questo, non solo per quanto riguarda lo svedese.
Tom Dwan, Ilari Sahamies, Gus Hansen e gli altri in fondo sono i protagonisti del videogioco più bello, quello per cui noi non abbiamo i gettoni. Se amministrano con leggerezza quel denaro che in molti non avranno mai nessuno gliene fa una colpa, perché permettendo di essere guardati concedono un sogno, che al contempo è gratis e non ha prezzo. Un sogno che inebria anche e soprattutto loro.
Sono infatti famosi, sono ricchi e ammirati, ma devono tutto a quel gioco. Nella loro mente sono giocatori di poker, prima di ogni altra cosa. Cosa diventerebbero se lo abbandonassero, cosa potrebbero raccontare a loro stessi e agli altri di essere a quel punto? Degli uomini: forse non abbastanza per loro.

Inevitabilmente, qualche volta anche questi eroi tornano bambini, intestardendosi nel voler ad ogni costo fissare il loro nome in cima alla lista, frugandosi quindi in tasca e scoprendo di non avere più monete da cinquecento lire. Le ali di Icaro tradiscono anche loro.
In quel momento, questi marziani dalle vite incredibili tornano di colpo degli esseri umani, simili ad ognuno di noi. Un po' più bambini, un po' meno eroi.

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