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Rocco Palumbo: “Doug Polk non ha torto, molti torneisti non possono circolare”

Il pesante sasso nello stagno lanciato da Doug Polk, che ha bocciato senza quasi appello il mondo dei torneisti di poker, è destinato a far discutere perchè riporta in auge un vecchio antagonismo del poker e perchè attacca direttamente autentici miti dell’attuale “star system”, come Jason Mercier o il nostro Mustapha Kanit.

Dove si è generalmente descritto il mondo dei cash gamer e quello dei MTTer come universi distanti ma tra cui si è creato un certo rispetto di fondo, Polk cerca la spaccatura profonda, lo scontro aperto.

Il primo top MTT player che si fa avanti per dire la sua sull’argomento è Rocco Palumbo. Se però vi aspettavate una difesa d’ufficio dei torneisti, allora rimarrete profondamente delusi.

“Al di là del fatto che le spara grosse per far parlare di sè, Polk dice cose sensate, ma ti dirò di più: se prendi la top 50 di Pocketfives, almeno trenta di questi non possono circolare.” Ecco, abbiamo trovato un altro che la tocca piano…

Rocco entra nel merito e toglie anche ogni dubbio a chi stesse pensando che sia mosso dal classico “io sono io e voi non siete un ca**o”: Io per primo, forse gioco tornei proprio per le ragioni indicate da Polk. Alla fine, per quanto elevato, il mio skill level attuale mi vedrebbe giocare al NL200-NL500, ma in quel caso il mio win rate sarebbe diverso dal mio expected torneistico. Anche lì, vogliamo fare un’ipotesi e quantificarlo in 200.000$ l’anno facendo 2 milioni di spending? Ecco, sono tre anni che faccio tipo even, quindi dimmi tu se non ha ragione Doug…”

Palumbo non entra nel merito dei singoli esempi citati da Polk, anche perchè si tratta di giudizi personali e non sarebbe neanche carino, da parte sua. Però entra nel profondo di questa supposta inferiorità dei torneisti sui cash gamer. “Il problema cruciale è quello della varianza, ed è anche la ragione per la quale gente super forte che potrebbe crusharli li evita come la peste, preferendo di rimanere nel cash”.

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La curiosità, a questo punto, è sapere: se il poker da torneo è in qualche modo una seconda/terza scelta – a livello qualitativo – nel poker, allora quali sono le ragioni che spingono così tanti ragazzi a cimentarvisi? Forse il fatto che negli MTT ci siano più giocatori scarsi e quindi – per dirla in maniera poco elegante – ci siano “più soldi da prendere”?

“Quello, e anche l’illusione”, commenta Rocco. “Cosa intendo? L’illusione di essere un top, l’illusione di avere un expected alto come quello che mi fanno pensare i risultati che ho. Ma la verità è che i risultati non sono dovuti, e che arrivano (o non arrivano) per la natura stessa dei tornei“.

La conclusione di Palumbo può sembrare amara, ma è la fotografia del realismo di un 28enne che ha consapevolmente scelto una strada difficile. E che ha ancora tutti i capelli in testa…

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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